Il personaggio

Architetto pittore e pendolare, ritrae i suoi compagni di viaggio sui treni

L'intervista a Paolo Marco Bombonato, architetto e pittore che dipinge i suoi compagni di viaggio sui treni.

Architetto pittore e pendolare, ritrae i suoi compagni di viaggio sui treni
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Paolo Marco Bombonato è architetto pittore e pendolare: da 10 anni ritrae i suoi compagni di viaggio sui treni che prende per andare a lavorare.

Architetto pittore e pendolare, ritrae i suoi compagni di viaggio sui treni: l'intervista

Da oltre dieci anni ritrae i passeggeri dei treni, tanto da aver riempito ormai una cinquantina di taccuini moleskine. Paolo Marco Bombonato è architetto di professione e pittore per passione. Una passione che gli è tornata dopo un viaggio all’estero per lavoro e che oggi gli riempie le giornate. Bombonato, origini milanesi, sale sul treno alla stazione di Meda o Seveso e scende a Milano Affori, un tragitto di una ventina di minuti durante il quale fa gli schizzi dei passeggeri che si trova di fronte. Senza chiedere il permesso e anche senza farsene accorgere.  Una passione che riempie ormai la vita del 52enne, che ha già allestito anche diverse mostre, in provincia di Como ma anche in provincia di Monza e Brianza, l’ultima a Meda, dove abita e dove lo abbiamo incontrato, riuscendo a intervistarlo tra un complimento e l’altro dei visitatori.

Qui c’è solo una parte delle sue creazioni, ma dipinge tutti i disegni che fa in treno?

No, no, dipingo solo quelli che riesco. Sul treno solitamente riesco a disegnare un solo pendolare, poi se la sera sono libero con gli acquerelli lo dipingo. Gli altri restano semplici disegni a matita, senza cancellature perché non uso mai la gomma.

Non ha mai provato a dipingere direttamente in treno?

Non nel tragitto lavorativo, ci ho provato in occasione di trasferte a Roma, quando ho viaggiato con l’alta velocità, ma il movimento del treno certo non aiuta a colorare.

Una passione che le è venuta con l’età o che aveva già da ragazzo?

Già da adolescente mi sarebbe piaciuto intraprendere uno studio artistico, ma i miei genitori mi hanno indirizzato verso uno studio tecnico e ho quindi intrapreso la carriera di architetto.

Nei suoi viaggi in treno disegna sia all’andata che al ritorno?

All’andata sempre, al ritorno soltanto quando non sono troppo stanco o quando c’è una persona che mi ispira particolarmente. L’altra sera ad esempio c’era una signora che mi sembrava dire “disegnami” e non mi potevo esimere.

Ormai, con questa, ha fatto diverse mostre, fra i visitatori ancora nessuno si è riconosciuto?

E’ successo la prima volta pochi giorni fa. Si è presentata una donna e mi ha riferito che alcuni conoscenti l’avevano riconosciuta in uno dei miei schizzi. Lei si è mostrata qui con lo stesso abbigliamento che aveva quel giorno in treno e abbiamo cercato, e trovato, assieme lo schizzo che la riguardava.

Quindi glielo ha venduto?

No, no non vendo i miei disegni mi accontento di disegnarli liberamente. Al massimo li regalo. Non li cancello ma neanche li strappo mai.

Come è tornata, dopo tanti anni, la passione per il disegno?

Nel 2014 ho dovuto andare a Doha per lavoro, dove sono rimasto 9 mesi. Quando sono tornato ho avvertito la necessità di disegnare i miei cari, mia moglie, i miei due figli, i miei amici. E’ nato tutto così.

Come mai disegna sui taccuini moleskine?

E’ un regalo di mia moglie, così come gli acquerelli. Ho iniziato così e continuato perché mi piace il risultato.

Ha mai chiesto il permesso per ritrarre un pendolare?

No, anche perché non sono ritratti fedeli, si tratta di libere interpretazioni e raramente si vedono i volti, perché tutti o quasi hanno il viso abbassato sullo smartphone o, più raramente, su un libro. Nei miei disegni cerco di cogliere l’attimo, mi invento delle storie, cerco di entrare nel personaggio, più riesco a farlo e meglio lo disegno.

Facendo sempre la stessa strada sul treno non incontra sempre le stesse persone?

No, perché cambio sempre carrozza, anzi, cambio anche stazione di partenza, a volte parto da Meda, altre da Seveso.

I disegni pubblicati sui social e poi le mostre le hanno portato notorietà?

In parte sì. Sono stato contattato per uno spot del Pan bauletto del Mulino Bianco e uno dei miei disegni fantastici è stato scelto per la pubblicità in tv. In tv ci sono finiti anche altri miei disegni e pure io, sempre per eventi casuali comunque legati a questa mia passione.

In tv in quale occasione?

Nella serie Monterossi, tratta dai romanzi di Alessandro Robecchi, andata in onda su Prime Video. Nella prima stagione si vedono alcune mie opere, nella seconda ci sono anch’io. Sempre di spalle, perché mi piace ritrarre le persone di spalle, anche chi visita una mia mostra, per lasciare un po’ di mistero, lasciando spazio all’immaginazione. Anche gli edifici li disegno parzialmente, sempre per questo motivo.

Ha mai pensato di trasmettere ad altri questa sua passione, pur essendo un autodidatta?

Sì, mi è capitato di tenere un corso di disegno a Nova Milanese, sempre in provincia di Monza e Brianza, ma la sera io ero stanco e anche i corsisti erano stanchi, non ha funzionato gran che. Ho cercato comunque di insegnare il disegno a partire da un dettaglio, perché quello aiuta, e poi a non cancellare quel che si disegna. Fors’anche perché io non ho riferimenti, ho un mio stile e privilegio l’immediatezza.

Fare mostre come questa, considerato che non vende le sue opere, dà soddisfazione?

Mi piace esporre le mie opere perché mi dà l’opportunità di incontrare le persone; in molti mi danno stimoli per continuare e migliorare. Si fanno anche incontri interessanti, come quello con un poeta che mi ha proposto di illustrare un suo libro di poesie.

A Milano ha mai esposto i suoi disegni?

Sì, mi è successo in un contesto un po’ particolare, al Rab, un non bar sociale in cui lavorano ragazzi e ragazze con disabilità intellettiva insieme ai volontari dell’associazione. E’ stata una bellissima esperienza.

La sua arte, però, si è evoluta col tempo.

Sì, in questo periodo disegno anche paesaggi che fanno parte di me, perché da bambino andavo spesso a pescare con mio padre, venuto a mancare troppo presto, a contatto con la natura. La prossima mostra l’ho in programma a maggio al “Bosco delle querce”, l’area protetta rinaturalizzata dopo il disastro della diossina a Seveso. Nell’occasione è contemplato anche un laboratorio, per un progetto a contatto con la natura e alla rinascita.

In treno però continuerà a disegnare.

Certamente, ormai ci ho preso gusto!