Dal 3 al 13 aprile a Milano arriva "Performing Architecture", il festival diffuso nelle periferie della città
«Performing Architecture è il festival diffuso nato dalla collaborazione tra «Base» e «Dopo?» che mette in dialogo cinque quartieri della periferia Sud di Milano (Corvetto, Chiaravalle, Stadera, Barona e Tortona) creando un percorso simbolico tra centri culturali.

"Performing Architecture" è un festival diffuso che mette in dialogo 5 quartieri della periferia sud di Milano.
Via al festival diffuso "Performing Architecture" nelle periferie sud di Milano
«Performing Architecture è il festival diffuso nato dalla collaborazione tra «Base» e «Dopo?» che mette in dialogo cinque quartieri della periferia Sud di Milano (Corvetto, Chiaravalle, Stadera, Barona e Tortona) creando un percorso simbolico tra centri culturali. Dal 3 al 13 aprile (programma completo sul sito), il festival ripensa il ruolo degli spazi urbani ed esplora le diverse forme della relazione tra corpo e spazio. L’inaugurazione è affidata alla performance di Annamaria Ajmone che attiva l’installazione Arena Stadera di Fantastudio e Sara Ricciardi Studio (nella foto) Giardino Gianfranco Bianchi a Stadera. Realizzata con tubi innocenti e tessuti, materiali semplici e versatili, l'installazione si presenta come una struttura leggera, aperta e accogliente, ideata per diventare un punto di riferimento per la comunità. In questo contesto, la performance di Ajmone, pensata in dialogo con lo spazio, vuole coinvolgere il pubblico in una danza che esplora la relazione tra corpo, paesaggio e architettura attraverso gesti di riappropriazione dello spazio pubblico, tra partecipazione e appartenenza. Il 9 aprile, a Corvetto, invece, un talk sul progetto di ricerca «Altrove», con l’obiettivo di esplorare nuovi modelli di vita per abitare al di fuori dei contesti urbani, ponendo particolare attenzione alle aree rurali lombarde. Alla sera, «Instabilità Atmosferica», la performance di Caterina Gobbi che attiva l’installazione «Fuga dalla città?» del collettivo di architetti Sbagliato. Accanto all’installazione immersiva, pensata come rifugio temporaneo dalla frenesia della città, un paesaggio sonoro dominato dal vento, inteso come linguaggio universale, anche simbolico, tra specie ed ecosistemi, offrendo una pausa inedita e sensoriale dal caos della città.