Gite fuori porta

Pavia, la città delle cento torri

Questa settimana tra i luoghi del Nordovest per una gita fuori porta la proposta è una città tutta da scoprire.

Pavia, la città delle cento torri

Pavia fu fondata da Liguri e Celti e divenne poi municipium romano con il nome di Ticinium. Nel Medioevo fu capitale del regno Longobardo e fulcro dei commerci tra la pianura e i grandi fiumi.

Pavia, la città delle cento torri nella rubrica turistica di questa settimana

Numerosi i luoghi di interesse per una bella gita autunnale. Durante la signoria degli Sforza il monumento più importante che fu costruito a Pavia fu il Duomo: la struttura a tre navate possiede una cupola centrale a pianta ottagonale le cui dimensioni la posizionano al terzo posto in Italia. Al suo interno la cattedrale custodisce il tabernacolo con le reliquie delle Spine della Corona di Cristo e la cripta con le spoglie del primo vescovo e patrono di Pavia, san Siro.
Tra il XI e il XII secolo a Pavia, inoltre, furono costruite decine di torri, tanto che ancora oggi è nota come “la città delle cento torri”. Non si sa molto sulla loro funzione, ma considerando l’assenza di fori utili alla difesa e di decorazioni particolari, fanno supporre che dovessero assolvere a compiti soprattutto simbolici, rappresentando il potere della famiglia cui appartenevano. Ne rimangono cinque: tre in piazza Leonardo da Vinci e due in via Luigia Porta. La più alta svetta per 51 metri verso il cielo, ed è la Torre del Maino situata in piazza Leonardo da Vinci alle spalle dell’Università.
L’Università, fondata nel 1361, è tra le più antiche del mondo e il primo ateneo in Lombardia. Il suo prestigio è dovuto anche alle personalità che l’hanno vissuta, tra le quali ricordiamo Alessandro Volta, docente e rettore, Giulio Natta, Carlo Rubbia e Camillo Golgi, tutti vincitori del premio Nobel. Ha da sempre svolto un ruolo importante nella preparazione culturale di buona parte della classe dirigente lombarda e italiana e attorno all’università sorsero già nel XVI secolo i collegi universitari che ancora oggi tengono vive tradizioni storiche e goliardiche rivalità.
Altra tappa da non perdere, la Basilica di San Michele Maggiore: proprio al suo interno si sono succedute nel corso dei secoli numerose incoronazioni e quella più famosa fu di Federico I detto il Barbarossa, ultimo imperatore a essere stato incoronato a Pavia. La struttura e le decorazioni della Basilica di San Michele Maggiore sono realizzate con la fragile pietra arenaria color ocra, che prende il posto del tradizionale cotto utilizzato frequentemente in altri edifici della città come la Basilica di San Teodoro, edificio risalente alla fine del 1100. All’interno si possono ammirare dipinti realizzati nel 1514 relativi alla vita di San Teodoro, e l’affresco del pittore Bernardino Lanzani “La veduta di Pavia”, realizzato con una suggestiva prospettiva a volo d’uccello.
Rimanendo in tema di edifici religiosi, la Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro deve il suo nome alla cupola interna completamente dorata. Secondo la tradizione la chiesa fu fondata dal re longobardo Liutprando per ospitare le spoglie di Sant’Agostino, trasportate qui da Cagliari, dove erano giunte in seguito alla morte del santo a Ippona in Nord Africa; sull’altare maggiore colpisce appunto l’Arca di Sant’Agostino contenente le sue spoglie.
Nel 1360, all’inizio della signoria di Galeazzo II Visconti, fu costruito il Castello Visconteo come dimora di caccia e di svago. Nel Cinquecento il castello fu il teatro principale della sanguinosa battaglia di Pavia tra l’esercito francese e l’armata imperiale. Sin dalla sua costruzione, il castello è sempre stato sede di una corte colta e raffinata, tanto che tra il XIV e il XV secolo costituì un notevole centro di produzione artistica. Attualmente è sede dei Musei Civici. Fino all’11 gennaio è possibile visitare la mostra «Pavia 1525: le arti nel Rinascimento e gli arazzi della battaglia» in occasione del cinquecentenario della battaglia. Attraverso le opere di grandi maestri come Leonardo da Vinci, Ambrogio Bergognone, Bernardino Zenale, Pietro Perugino, la mostra offre una prestigiosa e unica testimonianza della splendida fioritura artistica e culturale che Pavia conobbe nel Rinascimento. In uno dei periodi più iconici della storia del Paese, la città fu infatti uno straordinario crocevia artistico, politico e culturale tra Nord Europa e Italia. Punto di forza della mostra è la spettacolare raffigurazione visiva della battaglia, offerta dai sette arazzi monumentali del Museo e Real Bosco di Capodimonte a Napoli, eccezionalmente concessi tutti in prestito per l’occasione, tessuti negli anni 1528-1531 dalla manifattura fiamminga di Jan e Willem Dermoyen su disegni di Bernard van Orley, per celebrare la vittoria delle truppe imperiali di Carlo V sull’esercito francese guidato da re Francesco I.
Una passeggiata per la città non può non condurre al Ponte coperto. Già in epoca romana era presente un primo ponte poi modificato nel Medioevo, periodo nel quale sorsero diverse curiose leggende. Molte di queste imputano la sua costruzione al diavolo che nel Natale del 999 volle mettere alla prova gli abitanti di Borgo, per questo è noto come “ponte del diavolo”. L’attuale, ricostruito dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, è uno dei simboli della città e collega il centro con il quartiere di Borgo Ticino; ha cinque arcate, è coperta con due portali alle estremità e una piccola cappella al centro.
I passi conducono anche a , che si trova in piazza della Vittoria. Nel 1100 il vescovo San Damiano volle erigere il Broletto per adibirlo a sede vescovile: nacque così il palazzo più antico della Lombardia. L’edificio è munito di cortile, dove si riuniva l’Amministrazione comunale ospite del vescovo. La struttura dell’edificio in un primo tempo era a ferro di cavallo ma alla fine del XIII venne modificata: oggi si sviluppa intorno alla corte interna ed è a forma di quadrilatero. L’interno del palazzo è sede di mostre ed esposizioni.
Ovviamente non si può non citare l’attrazione forse più nota e poco distante dalla città: il complesso monumentale della Certosa di Pavia, che comprende un monastero e un santuario. Fu voluto da Gian Galeazzo Visconti come cappella privata per la devozione e mausoleo di famiglia. Alla fine del Trecento, in pieno periodo tardo gotico, i migliori artisti e architetti dell’epoca iniziarono i lavori per la sua realizzazione, e l’edificio venne completato nella ricca veste decorativa rinascimentale solo nella seconda metà del Quattrocento.
E per una pausa capace di coniugare la tradizione e il gusto, non possono mancare i piatti tipici come la zuppa pavese: una zuppa di pane raffermo, uova e brodo, o gli agnolotti pavesi: pasta all’uovo ripiena servita con stufato alla pavese o in brodo; ancora: lo stufato alla pavese. Portate che possono essere accompagnate dai vini del territorio. E per i più golosi? Il Pane di San Siro cioè un pan di Spagna al cacao con crema di nocciola e glassa al cioccolato, creato per la festa del patrono; e la Torta Paradiso: un pan di Spagna soffice e leggero, considerato un dolce di origine pavese e premiato internazionalmente.