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Castelli e leggende aprono al pubblico sul lago Maggiore

Il 28 giugno i castelli di Cannero apriranno al pubblico dopo una ristrutturazione.

Castelli e leggende aprono al pubblico sul lago Maggiore
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Castelli e leggende aprono al pubblico: la storia di Cannero sul Lago Maggiore.

A Cannero sul Lago Maggiore castelli e leggende aprono al pubblico

Si narra che nelle giornate in cui la nebbia è particolarmente fitta, sia possibile scorgere un veliero fantasma che veleggia attorno al castello reclamando l’antico tesoro sommerso.
Non è un passaggio tratto da «L’isola del tesoro» di Stevenson, ma una delle leggende che circolano attorno ai Castelli di Cannero, sul lago Maggiore. Lo spettacolo offerto dai Castelli di Cannero che affiorano sulle acque del lago dando l’impressione di galleggiare è assai suggestivo e li ha portati nel corso dei secoli a essere considerati uno dei simboli più amati del territorio. Malgrado il nome, i due isolotti che ospitano i castelli si trovano nel comune di Cannobio.

La storia affascinante dei castelli

Costruiti tra il 1200 e il 1300 i Castelli hanno una storia affascinante. Avamposto visconteo per il controllo della parte nord del lago e denominati originariamente castelli Malpaga, sono legati a una vicenda tragica che riporta indietro nei secoli. Furono infatti dimora, per alcuni anni, dei cinque fratelli pirati Mazzarditi che, a partire dal 1403, terrorizzarono con le loro bravate e scorrerie tutto il lago, e qui storia e leggenda, come spesso accade, si mischiano e non si sa dove finisce una e dove inizia l’altra. Si narra che questi fratelli, approfittando dello scarso controllo effettuato dal Ducato di Milano a fine XIV secolo, conquistarono il litorale e instaurarono la loro tirannia locale; avvalendosi del castello come rifugio per effettuare incursioni lungo la costa.
Il più spavaldo di questi fratelli, denominato “Il Carmagnola”, affidò al fratello Simoncello il progetto di rapire la moglie del podestà di Cannobio Cristina per richiedere un riscatto. Quest’ultimo, sapendo che la donna si era rifugiata nel convento dei frati Umiliati a Cannobio dopo un precedente tentativo di ratto, tese un agguato al frate portinaio e, dopo averlo ucciso, ne gettò il corpo non lontano dalla roccia strapiombante sul Lago del Sasso Carmine. Impadronitosi delle vesti del povero frate e del suo mazzo di chiavi, riuscì a penetrare nel convento ed a rapire la consorte del podestà, consegnandola al fratello che la fece rinchiudere in una delle torri del Castello sugli isolotti.
Il fatto, sollevò talmente l’indignazione di tutti che la popolazione locale riuscì a godere dell’intervento diretto del Duca Filippo Maria Visconti, salito al potere ne 1412, e anche lui stanco delle malefatte di questa famiglia di pirati, che, nel 1414, con l’ausilio di ben cinquecento uomini, asserragliò i Mazzarditi nel castello nel tentativo di liberare Cristina ed eliminare una volta per tutte questa minaccia.

Le differenze tra la leggenda e la storia

La leggenda vuole che i cinque fratelli, dopo la sconfitta, gettati nelle acque del lago con un sasso al collo, perissero annegati. La storia, viceversa, narra che furono semplicemente messi al bando per una quindicina d’anni, trascorsi i quali furono riammessi nel borgo. La proprietà degli isolotti passò successivamente, a partire dal 1519, nelle mani del Conte Ludovico Borromeo, che vi fece erigere una nuova possente rocca al posto della fortezza distrutta durante l’assedio ad inizio quattrocento dei viscontei, chiamandola “Vitaliana”.
Ed è questa in realtà la costruzione che vediamo oggi, non più il Castello dei fratelli Mazzarditi, raso al suolo dalle truppe dei Visconti.
Nell'arco degli anni i fratelli Mazzarditi riuscirono ad accumulare parecchie ricchezze, che forse, prima di soccombere dinnanzi al duca Filippo Maria Visconti che li conquistò, gettarono nel lago stesso. Le acque potrebbero conservare ancora un antico tesoro...

Esiste un'altra antica leggenda legata ai fratelli Mazzarditi. Pare che un giorno volessero non solo depredare una villa nelle vicinanze, ma tramassero anche di rapire il nipotino che vi abitava con il nonno, per educarlo all'arte della pirateria come loro successore. Però uno dei malandrini ebbe la sfortuna di avvicinarsi alla dimora proprio nell'istante in cui il bimbo rivolgeva la preghiera della sera alla propria mamma defunta e al proprio babbo lontano. In quell'esatto momento i piedi del rapitore si pietrificarono, facendo fuggire via gli altri fratelli terrorizzati.
Dopo la morte di Lodovico la rocca fu progressivamente abbandonata a se stessa, la vicinanza con la riva la rendeva difficilmente difendibile.
Nel corso dei secoli successivi divenne rifugio di contrabbandieri, fu usata da pescatori e fu persino sede di una banda di falsari.
I ruderi sono stati a lungo uno degli scorci più pittoreschi del lago, colonizzati da diverse specie di uccelli acquatici come cigno reale, gabbiano reale, smergo maggiore, che nidificano riparati negli anfratti inaccessibili.
Dopo oltre 15 anni di studio e restauro, il 28 giugno i castelli di Cannero si apriranno alle visite di coloro che vogliono scoprire la storia di queste suggestive rovine.
Il restauro prevede un percorso di visita che si svilupperà quasi totalmente all’esterno degli edifici presenti nelle corti, attraverso un sistema di collegamenti verticali e orizzontali, costituito da passerelle e camminamenti con strutture leggere in acciaio.
I visitatori potranno percorrere i vari spazi della fortezza, attraversare le corti e le torri, giungere alla terrazza del mastio, visitare l’area espositiva multimediale, la cappella affrescata e la torre con i reperti archeologici.

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