Nuova Champions missione compiuta per la Uefa
I pareggi sono quasi scomparsi (solo 22) e gli stadi si sono riempiti con oltre 6,7 milioni di spettatori (media di 42mila a partita), peraltro ancor prima che iniziasse la vera eliminazione diretta.

La nuova Champions piace: l'operazione della Uefa è stata promossa.
L'operazione della Uefa è stata promossa: la nuova Champions piace
Promossa. Magari non a pieni voti e ancora passibile di miglioramenti, ma la nuova Champions piace, eccome se piace. Missione compiuta insomma, perché la Uefa, dopo aver sventato il “terremoto Superlega”, si giocava gran parte della propria credibilità con la stesura di un format più appetibile, anzitutto dal punto di vista economico. Ma il giudizio più importante doveva arrivare dal campo e quello, almeno per il momento, è andato ancor meglio del previsto. Il torneo ha offerto spettacolo sin dalla prima fase, con partite equilibrate e una classifica incerta fino all’ultimo. Con una media di 3,26 gol a partita, il miglior dato da quando esiste la Champions, e il 24% delle reti nell’ultimo quarto d’ora, non si può dire che ci si sia annoiati.
Gli stadi si sono riempiti
I pareggi sono quasi scomparsi (solo 22) e gli stadi si sono riempiti con oltre 6,7 milioni di spettatori (media di 42mila a partita), peraltro ancor prima che iniziasse la vera eliminazione diretta. Club e broadcaster sono entusiasti e a luglio inizierà la vendita dei diritti tv per il triennio 2027-30, con l’obiettivo di superare il fatturato stagionale e incrementare i premi per le società (conditio sine qua non per scongiurare la Superlega): attualmente le 36 partecipanti si dividono 2,5 miliardi e l’obiettivo è di alzare ulteriormente la quota. Un fiume di denaro mai visto, reso possibile anzitutto dal funzionamento della formula sul campo. I gol sono aumentati, con 521 reti in 160 partite, una media di 3,26 per match: solo nel 2019-20 ci si era avvicinati (3,24). Inoltre, il 24% è arrivato nell’ultimo quarto d’ora, segno che si gioca anzitutto per vincere, anche perché ogni posizione in classifica ha un valore economico maggiore, con bonus anche per il ranking.
Il problema della prevedibilità dei gruppi
La principale critica al vecchio format riguardava la prevedibilità dei gruppi: all’ultima giornata della scorsa stagione, tanto per dare un’idea, 12 club su 16 erano già matematicamente agli ottavi. Scenario completamente diverso da quello del 29 gennaio, quando 29 squadre su 36 erano ancora in gioco per qualificarsi e solo 2 erano già sicure di entrare nelle prime 8. Il sorteggio senza preclusione di fasce, inoltre, ha garantito tanti big match già dalla prima giornata (Manchester City-Inter e Milan-Liverpool) e incroci di assoluto prestigio a profusione (Bayern Monaco-Psg, Real Madrid-Liverpool, Barcellona-Bayern Monaco, Psg-Manchester City, Real Madrid-Manchester City). Certo, si potrebbe obiettare che le big, alla fine, si sono qualificate in blocco agli ottavi e che il tabellone tennistico (altra grande novità) dovrebbe favorire le “solite note”, trasformando la democrazia della prima fase in una gigantesca illusione, ma questo non cambierebbe la sostanza dei fatti. Tanti gol, più big match, incertezza e un mare di milioni: per sconfiggere la Superlega, in fondo, bastava copiarla, sostituendo però la formula a inviti con l’aumento delle squadre (che in fondo, a pensarci bene, è quasi la stessa cosa).