Il progetto contestato

La Liguria dice no al rigassificatore

Ipotizzato al largo di Vado Ligure, ecco le ipotesi alternative.

La Liguria dice no al rigassificatore
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. Una mozione votata all’unanimità da tutto il Consiglio Regionale della Liguria, sembra aver messo una pietra tombale sul contestato progetto di un rigassificatore al largo di Vado Ligure.

Cosa accade ora

Il pericolo è quindi scongiurato? La nave “rigassificatore” Italis LNG (ex Golar Tundra), che dal 2023 è ormeggiata nell’area portuale di Piombino, resterà in Toscana? Prenderà altre strade?
Il trasferimento a Vado Ligure era previsto per l’estate del 2026, quando scadranno i tre anni “concordati” a suo tempo tra Snam e la Regione Toscana: 3 anni a Piombino e gli altri 17 altrove. E al momento l’”altrove” resta sempre Vado Ligure. La palla è ora nelle mani del Governo, il cui colore politico è lo stesso della Regione Liguria, il cui presidente Marco Bucci è stato fortemente voluto da Giorgia Meloni.
E se il Governo decidesse di andare avanti su un progetto strategico per l’approvvigionamento energetico del Paese e, in particolare, per venire incontro alle imprese più “energivore”? Sul punto lo stesso Bucci, a margine del voto bipartisan del 7 gennaio, è stato tranchant: «La Regione dice di no, quindi il progetto non va avanti. Perché non ha senso. Sono 450 milioni da spendere per niente. Nel Governo ci sono persone intelligenti, non penso che farebbero mai una cosa del genere».

L'alternativa

Tuttavia, mentre le forze politiche liguri, e in particolare quelle savonesi, salutano con soddisfazione la recente e unanime inversione di rotta, gli altri attori coinvolti nell’operazione sono costretti a fare melina in attesa di trovare una soluzione alternativa. Nessuno si sbilancia, men che meno il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin. Tuttavia, fonti vicine al Governo riferiscono che l’attuale terminale di rigassificazione di Piombino e quello in fase di ultimazione al largo di Ravenna (identico in tutto al progetto di Vado Ligure e pronto per fine marzo) «sono due hub fondamentali e strategici per il nostro Paese; quindi verificheremo la Valutazione di impatto ambientale attesa nei prossimi giorni, poi ci rapporteremo con i nuovi amministratori regionali e infine verranno prese le decisioni più opportune». Tradotto: non ci sono alternative, o l’ex Golar Tundra resta a Piombino o si porta da qualche altra parte.

Le ipotesi

L’ipotesi di realizzare l’impianto di rigassificazione nel porto di Gioia Tauro, che è allo studio, già autorizzato ma pronto fra 3-4 anni, nell’immediato non può essere un’alternativa, perché l’attuale gasdotto ha una strozzatura a Sulmona (L’Aquila) che non consente di aumentare la capacità di trasporto del gas necessario dal Sud al Nord. Si sta lavorando al raddoppio ma ci vorranno anni, almeno due.

L'opzione

Un’opzione potrebbe essere quella di convincere Piombino a tenersi in porto per qualche anno ancora l’Italis LNG, in attesa che il raddoppio del metanodotto e l’hub calabrese siano entrambi completati. In caso contrario il Governo andrà dritto per la sua strada, Snam realizzerà la sua piattaforma offshore a circa 3 chilometri dalla costa e qui verranno ormeggiate la Italis e man mano le navi gasiere che conferiranno il gas liquefatto da “lavorare” e immettere nella rete Snam attraverso tubazioni in parte già esistenti che dal mare risaliranno per una trentina di chilometri lungo la Val Bormida.

I commenti

Sulla vicenda non si sbilancia neppure l’amministratore delegato di Snam, Stefano Venier. «Negli ultimi tre anni – ha dichiarato a Corriere Economia - i nostri investimenti annuali sono più che raddoppiati. Nel 2023 e 2024 abbiamo avuto il via a opere per oltre 4 miliardi dal ministero dell’Ambiente e Sicurezza energetica e dalle Regioni. In questo momento abbiamo 700 cantieri aperti. Poi, certo, il rigassificatore di Piombino, come del resto quello che entrerà in esercizio a primavera a Ravenna, è fondamentale».

I numeri

Questo perché la Italis (ora a Piombino) è prenotata dal mercato per altri 19 anni. Non serve aggiungere altro per dimostrare quanto sia strategico e irrinunciabile l’investimento. Ognuna delle due navi rigassificatore di Piombino (Italis LNG) e Ravenna (FSRU BW Singapore) sono in grado di stoccare 170 metri cubi di gas liquefatto e gestire, quindi, circa 5 miliardi di metri cubi all’anno ciascuna. Vale a dire un terzo di tutto il gas trattato in Italia, che a regime sarà di oltre 32 miliardi di metri cubi. «In realtà, dalle istituzioni, dal governo alle authority, alle regioni, la risposta è positiva – ha concluso Venier – E una soluzione si trova».