Economia

Industria lombarda va a pieni giri e conferma la regione il motore economico dell’Italia

«Considerando sia la situazione geopolitica sia la contingenza economica i dati sono ottimi e rappresentano un ulteriore segnale positivo di ripresa – ha commentato Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia - Noi con le Zone di Innovazione Sviluppo e con gli strumenti di sostegno all’innovazione continuiamo a “fare il nostro” ma ribadisco il bisogno di un intervento strutturale sui costi energetici, ancora oggi troppo alti per essere competitivi; come è necessario un cambio di rotta delle politiche della Commissione Europea».

Industria lombarda va a pieni giri e conferma la regione il motore economico dell’Italia

«La Lombardia, trainata dall’export, si conferma la locomotiva italiana ed europea. La solidità dell’industria lombarda emerge in particolare dal confronto con il 2024: produzione +2,2%, fatturato 4,4% e ordini esteri 4,1%. La capacità delle imprese lombarde di aprirsi a nuovi mercati e il rallentamento dei costi delle materie prime hanno aiutato a sostenere la crescita e, come confermato anche dal Centro Studi di Confindustria, il principale punto di forza del nostro manifatturiero è rappresentato dalla qualità elevata dei nostri prodotti e i prezzi competitivi»: con queste parole il presidente di Confindustria Lombardia, Giuseppe Pasini, commenta la congiunturale del settore manifatturiero lombardo che registra per la quarta volta consecutiva il segno più. Risultati che, però, non fanno dimenticare le criticità legate agli scenari geopolitici internazionali: «Preoccupano l’instabilità internazionale e il costo elevato dell’energia – precisa il presidente – e bollette per imprese e cittadini italiani sono le più costose d’Europa, e ormai da tre anni le imprese lombarde competono in un contesto caratterizzato da concorrenza sleale».

Industria lombarda a pieni giri: produzione e fatturato crescono

Nel terzo trimestre 2025, dunque, la produzione industriale cresce dello 0,7% e il fatturato dell’1,6%. Anche l’artigianato registra un incremento dei livelli produttivi (+0,6%) e del fatturato (+0,9%), a testimonianza di un momento positivo per il settore. Secondo l’Osservatorio congiunturale di Unioncamere Lombardia, la ripresa è sostenuta da un miglioramento della domanda interna e da ordini esteri che restano il motore principale della manifattura lombarda (+1,3% sul trimestre precedente e 4,1% su base annua). I livelli occupazionali risultano sostanzialmente stabili con un saldo tra ingressi e uscite pari a -0,1%; il ricorso alla cassa integrazione da parte delle imprese continua a rimanere contenuto. La quota di Cig sul monte ore complessivo è stabile all’1,4% nel terzo trimestre, mentre guardando alla quota di imprese che vi fa ricorso la percentuale risulta pari al 10,9%. A livello settoriale, le difficoltà più consistenti si osservano in primo luogo per il settore della carta-stampa, e poi, in misura più attenuata, per quello dei mezzi di trasporto, e per l’industria siderurgica e il settore tessile.

Il boom del settore alimentare

Tra i settori industriali che stanno andando meglio, oltre all’aggregato «varie» che registra un forte recupero della produzione (+9.9%), quello alimentare, per il quale si osserva un aumento tendenziale della produzione del 4,7%, e una crescita del 3,8% per il fatturato; positiva anche la situazione sul fronte ordinativi (+3% mercato interno e +6,4% gli ordini esteri). Tra gli altri settori che presentano una buona performance vi sono quello delle pelli-calzature e la meccanica: in quest’ultimo caso la produzione è aumentata del 3% su base annua e il fatturato del 6,7%. Sta recuperando anche il settore dell’abbigliamento, che si deve confrontare però con prezzi delle materie prime ancora particolarmente elevati. Al contrario, il settore della chimica e quello tessile presentano le maggiori difficoltà. Per il primo si osserva una contrazione della produzione del 2,9%, anche se al contempo il fatturato risulta in crescita del 5%. Per il tessile si rileva invece una situazione di sostanziale stagnazione, con una crescita nulla di produzione e fatturato. Sul fronte ordinativi emerge una certa difficoltà per quanto riguarda il marcato estero (-4,8% rispetto a un anno fa).

Anche il settore tessile registra le performance migliori

Per l’artigianato, dell’anno i settori più performanti sono il tessile e il settore alimentare. In entrambi i casi produzione e fatturato risultano in crescita a ritmi abbastanza consistenti. L’alimentare, in particolare, registra un rimbalzo degli ordini sul mercato estero (+15% a livello tendenziale). Si segnala tuttavia che il settore continua a essere caratterizzato da incrementi consistenti dei prezzi delle materie prime. In difficoltà i settori delle pelli-calzature e dell’abbigliamento, per i quali si osserva a livello tendenziale una contrazione della produzione del 2,4 e dell’1%; al contempo il settore delle pelli calzature registra tuttavia un aumento del fatturato del 2,4% e un andamento tutto sommato positivo sul fronte ordinativi, in particolare sul mercato estero (+1,9%).

Le aspettative per il futuro

Riguardo alle aspettative future, la maggior parte delle imprese si attende livelli stabili di produzione, fatturato, ordini e occupazione, con indicazioni di possibili criticità sul fronte della domanda interna, mentre il sentiment sulla domanda estera resta leggermente più favorevole. Gli artigiani, al netto delle attese di stabilità della maggioranza, mantengono un orientamento prudente, ma con pessimismo in attenuazione rispetto ai trimestri precedenti. Le maggiori criticità per le imprese (condivise anche dagli artigiani) restano i rischi geopolitici e l’aumento dei dazi con le possibili ripercussioni sulle esportazioni. In positivo, le migliori opportunità sono associate al calo dei costi delle materie prime.

«Considerando sia la situazione geopolitica sia la contingenza economica i dati sono ottimi e rappresentano un ulteriore segnale positivo di ripresa – ha commentato Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia – Noi con le Zone di Innovazione Sviluppo e con gli strumenti di sostegno all’innovazione continuiamo a “fare il nostro” ma ribadisco il bisogno di un intervento strutturale sui costi energetici, ancora oggi troppo alti per essere competitivi; come è necessario un cambio di rotta delle politiche della Commissione Europea».