Il Vermouth di Torino è sempre più richiesto: +24,7% dal 2018
Sono sempre di più i locali che lo chiedono per le proprie cantine.
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Numeri da capogiro per il Vermouth di Torino che continua a mietere successi già dal 1400.
Vermouth di Torino in crescita continua la richiesta
Una giornata per celebrare il Vermouth di Torino: il vino aromatizzato, già apprezzato alla corte reale dei Savoia. Il suo nome deriva dal termine tedesco wermut che definisce l’Artemisia absinthium (assenzio maggiore), base aromatica principale nella sua preparazione. Dal 1400 i liquoristi torinesi iniziarono a distinguersi fino a ottenere, già nel Settecento, grande fama anche oltre i confini italiani. E’ l’unico Vermouth a potersi fregiare dell’Indicazione Geografica concessa dall’Unione Europea e viene classificato in base al colore (Bianco, Ambrato, Rosso, Dry) e alla quantità di zucchero impiegata nella sua preparazione. Il disciplinare prevede anche la tipologia Vermouth di Torino Superiore che si riferisce a prodotti con un titolo alcolometrico non inferiore a 17% vol., realizzati con almeno il 50% di vini piemontesi e aromatizzati con erbe – oltre all’assenzio – coltivate o raccolte in Piemonte. «Possiamo arrivare fino a 20-30 specie diverse, a seconda delle ricette elaborate dalle aziende. La qualità e la specificità delle erbe piemontesi deve essere tutelata e tracciata perché sono piante coltivate qui da un secolo e mezzo per cui hanno una tipicità che costituisce la caratteristica del Vermouth di Torino» ha dichiarato Marco Frandini, presidente della Cooperativa Erbe Aromatiche Pancalieri.
I dati del consorzio del Vermouth di Torino
Il presidente del Consorzio del Vermouth di Torino, Roberto Bava, insieme al vice Matteo Bonoli e al direttore Pierstefano Berta, hanno fornito dati importanti: «A partire dal 2018 abbiamo avuto una crescita media annua nella produzione del + 24,7 %. Sono sempre più i locali che lo richiedono e che vogliono averne più di una tipologia. Tutto questo successo ha generato un giro d’affari notevole, partendo da 32 milioni di euro nel 2018 e chiudendo il 2024 con 172 milioni di euro».