L'analisi

Transizione verde nei capoluoghi del Nordovest a che punto è la situazione?

A fare il punto della situazione, in un quadro complesso da analizzare, è stato il WWF che in occasione dell’edizione 2025 di Urban Nature ha realizzato un’indagine nei 20 capoluoghi di regione in Italia per verificare lo stato di attuazione dei vari piani. Il risultato, viene premesso subito nella presentazione del rapporto, non è esaustivo, ma utile comunque per farsi un’idea dell’importanza strategica della pianificazione urbana nella transizione verde.

Transizione verde nei capoluoghi del Nordovest a che punto è la situazione?

Un report periodico del WWF fa il punto della transizione verde nei capoluoghi di provincia in Italia: a che punto è la situazione nel Nordovest?

Transizione verde nel Nordovest, il rapporto del WWF fa un quadro della situazione

Adattamento ai cambiamenti climatici (Pacc), verde urbano, mobilità sostenibile (Pums) ed energia sostenibile e clima (Paesc): sono alcuni dei piani che i Comuni sono tenuti, in base alle loro dimensioni, ad adottare come strumenti per ridurre le emissioni in atmosfera e provare così a migliorare le condizioni di vita dei cittadini. A fare il punto della situazione, in un quadro complesso da analizzare, è stato il WWF che in occasione dell’edizione 2025 di Urban Nature ha realizzato un’indagine nei 20 capoluoghi di regione in Italia per verificare lo stato di attuazione dei vari piani. Il risultato, viene premesso subito nella presentazione del rapporto, non è esaustivo, ma utile comunque per farsi un’idea dell’importanza strategica della pianificazione urbana nella transizione verde.

Il confronto è solo tra Milano e Torino

Sono state 3 le città dalle quali non sono giunte le risposte al questionario nei termini utili per il loro inserimento nella ricerca, e Genova è tra queste. Per cui il confronto, in questo articolo, rimarrà solamente su Milano e Torino, che sostanzialmente si equivalgono. Oltre all’elenco degli strumenti cosiddetti standard, ossia previsti dai regolamenti governativi per le amministrazioni locali, per il centro piemontese ci sono delle voci aggiuntive che raccontano dell’adozione di un “Piano Strategico e Piano di Azione per la gestione sostenibile delle acque in ambito urbano”; della «Missione europea “100 Climate Neutral and Smart Cities by 2030”» e di un “Piano di Risanamento Acustico Comunale”. Per il resto degli strumenti il semaforo del WWF è verde per il Paesc, per il Pums, per il piano del verde urbano, per il piano di adeguamento ai cambiamenti climatici e per il regolamento dei beni comuni, rosso per la colonna del bilancio partecipativo, per il quale viene specificato come la misura fosse sperimentata solo in alcune circoscrizioni nel 2014 e nel 2016. Per Milano il risultato è sostanzialmente identico: i semafori sono tutti verdi tranne che per il bilancio partecipativo: non ci sono specificazioni, così come non ci sono precisazioni nella colonna riservata agli strumenti extra questionario.

«L’approvazione e l’attuazione coordinata di questi strumenti di pianificazione rappresenta una sfida cruciale per il futuro delle nostre città e il benessere collettivo. Il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC), insieme al Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) e al Piano del Verde Urbano, costituiscono le fondamenta di una visione integrata che può trasformare radicalmente la qualità della vita urbana. Non sono semplici documenti amministrativi, ma strumenti strategici che, se implementati con coerenza e determinazione, possono generare benefici tangibili per tutti i cittadini Come WWF Italia, attraverso un questionario inviato ai 20 capoluoghi italiani abbiamo analizzato lo stato dell’arte della programmazione strategica ambientale. Hanno risposto 17 comuni su 20 totali, mentre 3 comuni (Genova, Cagliari e Palermo) non hanno fornito un riscontro utile entro il termine indicato. I dati raccolti sui principali capoluoghi italiani rivelano un panorama eterogeneo: mentre alcune città come Roma, Milano e Torino hanno avviato percorsi strutturati di pianificazione ambientale integrata, altre realtà presentano ancora lacune nella programmazione strategica. In alcuni casi gli strumenti risultano essere datati, in altri sono già stati modificati più volte. Trattandosi di una prima analisi, ci si è limitati ad una verifica sull’approvazione o meno degli strumenti, non procedendo ad una valutazione specifica dei contenuti».