Il convegno

Torino lancia l'allarme 'ndrangheta: in un convegno il punto della situazione

All'evento ha partecipato anche don Luigi Ciotti, fondatore di Libera.

Torino lancia l'allarme 'ndrangheta: in un convegno il punto della situazione
Pubblicato:

Un convegno nell'auditorium della Città metropolitana di Torino per lanciare l'allarme 'ndrangheta nel Nord Ovest.

Allarme 'ndrangheta nel Nord Ovest: il punto della situazione in un convegno a Torino

Tra Piemonte, Lombardia e Val d’Aosta ci sono ben 45 “locali” attive di ‘ndrangheta. È il dato fornito nel corso di un convegno andato in scena nell’auditorium della città metropolitana di Torino nella mattinata di giovedì 13 marzo. Il momento di approfondimento è stato voluto dalla Commissione legalità del Consiglio regionale del Piemonte, presieduta dal consigliere dem Domenico Rossi, e ha visto la partecipazione e gli interventi di procuratori, sociologi e studiosi del fenomeno della criminalità organizzata. Tutti sono stati concordi sul fatto che il vecchio adagio delle mafie che al nord non esistono sia una grandissima favola.

Le mafie sono strutturate e senza confini nella società

L’iniziativa, organizzata in occasione della 30ª Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, che ricorrerà il 21 marzo, ha voluto proprio fare il punto sulla situazione in Piemonte e nel Nord Italia.

«Il Piemonte e la Valle d’Aosta - così la procuratrice generale di Torino Lucia Musti - sono la prova provata che le mafie sono strutturate senza confini e limiti nella società. La ‘ndrangheta è poi anche uscita dai confini nazionali ed europei. Negli anni ‘60 e ‘70 era il Nord Ovest a essere preso di mira, poi è stato il Nord Est, e ora possiamo dire che tutto il nord è occupato militarmente da una mafia 4.0, che si è trasformata e ha trasformato la violenza in ricchezza, aggiungendo servizi legali alle sue attività più tradizionali come il traffico internazionale di stupefacenti».

I saluti istituzionali del presidente Alberto Cirio

La criminalità organizzata c’è dove ci sono soldi, come lo stesso presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio ha ricordato nei suoi saluti iniziali:

«Ora in Piemonte abbiamo un piano per la sanità con il Pnrr da 4 miliardi di euro. La fretta di investire questi soldi e la consistenza dei fondi rendono anche la nostra regione appetibile, per cui dobbiamo stare molto attenti».

Il contrasto alle mafie parte dalle denunce

Ma la lotta alla criminalità organizzata parte dalle denunce, e non sempre è un esercizio facile:

«È piemontese il primo comune del nord sciolto per mafia - ha spiegato il procuratore capo della Repubblica al tribunale di Torino, Giovanni Bombardieri - ed è stato Bardonecchia nel 1995; così come ci sono state altre inchieste e altri episodi nel corso degli anni che non hanno destato il necessario allarme. Dobbiamo tutti denunciare, e dobbiamo stare vicino a chi denuncia, non è possibile che gli imprenditori che denunciano diventino un problema per il sistema bancario. La mafia opera anche nel nord Europa da anni, la ‘ndrangheta non è mai stata percepita come un pericolo perché esportava capitali. Ci dicevano che non c’erano problemi, perché c’erano delle persone incensurate che aprivano ristoranti. La criminalità organizzata non spara più, fa click sul computer. Con il Pnrr è più facile subappaltare, e questo aumenta il percolo di infiltrazioni mafiose».

Il problema della riforma dell'informazione

Al convegno ha poi preso la parola il giornalista investigativo Giuseppe Legato, che ha sollevato un forte grido d’allarme sulla riforma dell’informazione con il divieto della pubblicazione di atti giudiziari nelle inchieste giornalistiche. Un argomento decisamente nuovo ha riguardato le università: se la mafia c’è dove ci sono i soldi anche le università, che si stanno trasformando in aziende, come ha spiegato la prof. Laura Scomparin, rischiano e devono correre ai ripari. Presentato anche un progetto di ricerca dell’università di Padova sull’individuazione di un algoritmo che possa essere predittivo sul rischio di infiltrazioni mafiose.

Gli amministratori pubblici hanno un ruolo decisivo

L’importanza del ruolo degli amministratori pubblici è stata poi sottolineata da Roberto Montà, presidente dell’associazione Avviso Pubblico:

«Gli amministratori pubblici devono essere integri e credibili, soprattutto in Piemonte dove i piccoli comuni sono 1.182, e nei piccoli comuni è più facile per la criminalità entrare nei consigli comunali e condizionarli».

Don Ciotti e la retorica sulla legalità

L'intervento di don Luigi Ciotti al convegno "Un Piemonte libero dalle mafie" a Torino il 13 marzo
L'intervento di don Luigi Ciotti al convegno "Un Piemonte libero dalle mafie" a Torino il 13 marzo

A infervorare la platea è stato però l’intervento di don Luigi Ciotti, fondatore di Libera contro le mafie:

«Sono molto preoccupato per la retorica che si sta facendo sulla legalità - ha detto il sacerdote - questa parola in molte realtà è diventata un idolo, un sedativo che fa sentire chi la usa con la coscienza a posto e dalla parte giusta, ma i rapporti antimafia ci parlano di associazioni antimafia composte da mafiosi. Prima della legalità, dobbiamo educare ed educarci alla responsabilità. La legalità è un mezzo per raggiungere un obiettivo, che si chiama giustizia. In Italia abbiamo 1 milione e 400mila bambini che vivono in povertà assoluta, i giovani che scelgono di andare all’estero sono aumentati del 258%: è una grande sfida culturale ed educativa alla quale siamo chiamati. La malattia più terribile che abbiamo è quella della delega: dobbiamo fare noi qualcosa, tutti noi, con la priorità assoluta del riavvicinamento della società civile alla politica».

La ricerca di Libera sulla percezione dei fenomeni di estorsione e usura

Presentati poi i risultati di una ricerca condotta da Libera sulla percezione dei fenomeni di usura ed estorsione, condotta a Torino, Napoli e Firenze.

«Le denunce di estorsione e usura - ha detto Maria José Fava, della direzione nazionale di Libera - sono bassissime al nord, sembra che il fenomeno non esista, ma se andiamo a guardare i dati delle unioni camerali ci sono aziende in grandissimo sovraindebitamento. A Torino sono stati 480 i questionari consegnati porta a porta a operatori economici di diverse zone della città. Il 50% ha risposto, ed è emerso come il 20% di operatori torinesi ha ammesso la conoscenza del fenomeno del pizzo in città, mentre il 25% su questo non ha risposto, che è comunque un’indicazione». Ancora, la questione si dimostra essere un discorso di conoscenza: «L’80% degli intervistati - così José Fava - ha ammesso di non conoscere la possibilità di aiuti economici dallo Stato per gli imprenditori che denunciano usure ed estorsioni».

Il sociologo: "Sono decenni che le mafie operano al nord"

Il professore Rocco Sciarrone, sociologo dell’Università di Torino, ha collaborato alla ricerca di Libera:

«Sono decenni che le mafie esistono e operano al nord. Il grande tema è quello delle collusioni economiche e politiche, che operano in una logica che non è quella della mela marcia, ma di un’area grigia dove il rischio è la commistione tra lecito e illecito: ci guadagnano tutti a discapito della collettività».

Commenti
Lascia il tuo pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *