Il caso

Spiagge liguri a rischio erosione: il rapporto della Società Geografica Italiana

«Proteggere le coste significa proteggere la Liguria stessa - spiega l’assessore regionale, Giacomo Giampedrone, che ha tra le sue deleghe anche quella di Tutela del territorio ed Ecosistema costiero - perché la regione guarda il mare ma alle spalle vi sono tutte le infrastrutture come ferrovie e strade che debbono essere tutelate. L’evento del 2018 ha causato danni economici per 800 milioni. La portata straordinaria della calamità ha obbligato a compiere una seria riflessione su quanto il mare possa fare male in termini di perdite e di isolamento. Progettare difese dal mare è complesso, lungo e costoso, e non ovunque è fattibile in quanto occorre mantenere il giusto equilibrio con la tutela dell’intero ecosistema e delle aree protette, ma l’avanzata del mare, stando ai dati e al cambiamento climatico, è naturale e inesorabile. Non possiamo essere molto bravi solo nel rispondere alle emergenze».

Spiagge liguri a rischio erosione: il rapporto della Società Geografica Italiana

Spiagge liguri a rischio erosione nel rapporto della Società Geografica Italiana: ecco quali sono i Comuni interessati.

Nel rapporto della Società Geografica Italiana la fotografia delle spiagge liguri a rischio erosione

Il 6% dei comuni litoranei rischia la completa sommersione di più del 95% delle proprie spiagge già entro il 2050. Questi comuni sono concentrati principalmente in Sardegna e Liguria: l’impatto a livello locale potrà essere notevole perché entrambe le regioni hanno per larghi tratti una costa frastagliata con diverse pocket beach, ovvero spiagge isolate tra promontori sporgenti, che risultano vulnerabili a causa di un trasporto di sedimenti molto limitato. Il 17º rapporto «Paesaggi sommersi. Geografie della crisi climatica nei territori costieri italiani» realizzato da Società Geografica Italiana lo dice chiaramente, spiegando le conseguenze del cambiamento climatico che favorisce l’innalzamento del livello del mare e l’erosione delle coste. La possibile scomparsa di molte spiagge italiane, dunque, avrà notevoli ripercussioni non solo di tipo economico, ma più in generale relative alla fruizione e alla fruibilità dei litorali e al loro valore sociale, ricreativo, paesaggistico, oltre che ambientale ed ecologico. Dal punto di vista economico, è stato stimato che in Italia ogni metro quadro di spiaggia sabbiosa perduta corrisponda a una perdita economica media di circa 1.600 euro; applicando questa stima, risulterebbe una perdita attesa di circa 30 miliardi di euro per il 2050 e 80 per il 2100.

Non si può ignorare la questione

Quale può essere una soluzione? Arretrare o resistere? In regioni come Abruzzo, Marche e Liguria, la porzione di spiagge a rischio è minore che altrove, ma l’arretramento naturale delle spiagge è di fatto impedito dall’ampissima porzione di retro spiaggia artificializzato (in Liguria è pari al 90%). Se è vero che in Liguria circa un terzo delle spiagge risultano stabili o in avanzamento, non si può certo ignorare la questione. In tema di adattamento, il progetto Pnrr della nuova diga foranea di Genova (Progetto PerGenova Breakwater) è certamente quello più imponente. La diga, definita dal Consorzio che ne guida la realizzazione «opera impressionante e unica nel suo genere dal punto di vista ingegneristico», prevede la posa di circa un centinaio di cassoni su fondali profondi tra i 35 e i 50 metri. Ne deriverà una struttura lunga 6,2 chilometri, a 800 metri di distanza dalla costa, che consentirà il transito delle navi oggi più grandi, sia portacontainer sia per crociere, grazie a un canale di manovra largo 400 metri e a un bacino di evoluzione di 800 metri di diametro. Il progetto, del valore complessivo di 1,3 miliardi di euro, prevede due fasi: la prima dovrebbe chiudersi nel 2026 (il cantiere è stato inaugurato nel maggio 2023), la seconda nel 2030. Gli obiettivi del progetto sono due: rilanciare il porto di Genova nel contesto mediterraneo ed europeo, consentendo l’approdo delle navi porta container giganti nonché una riorganizzazione complessiva del layout portuale. Poi, proteggere le aree portuali dagli effetti del cambiamento climatico, consentendo un più efficiente e sicuro accesso alle navi.

300 milioni di investimenti dopo la mareggiata del 2018

Intanto la Liguria ha investito 300 milioni di euro di risorse nazionali (restano 50-60 milioni che che verranno investiti a breve) arrivate dopo la mareggiata del 2018, un risarcimento per intervenire proprio in difesa e in prevenzione oltre che in ricostruzione. «Proteggere le coste significa proteggere la Liguria stessa – spiega l’assessore regionale, Giacomo Giampedrone, che ha tra le sue deleghe anche quella di Tutela del territorio ed Ecosistema costiero – perché la regione guarda il mare ma alle spalle vi sono tutte le infrastrutture come ferrovie e strade che debbono essere tutelate. L’evento del 2018 ha causato danni economici per 800 milioni. La portata straordinaria della calamità ha obbligato a compiere una seria riflessione su quanto il mare possa fare male in termini di perdite e di isolamento. Progettare difese dal mare è complesso, lungo e costoso, e non ovunque è fattibile in quanto occorre mantenere il giusto equilibrio con la tutela dell’intero ecosistema e delle aree protette, ma l’avanzata del mare, stando ai dati e al cambiamento climatico, è naturale e inesorabile. Non possiamo essere molto bravi solo nel rispondere alle emergenze». L’assessore sottolinea come proprio in queste settimane abbia relazionato in commissione alla Camera e parlato con il ministro Musumeci affinché terminati questi fondi straordinari, si possano aprire canali di finanziamento mirato e non si torni a inserire il capitolo “mare” in quello della “difesa del suolo”. «Si parla meno dell’agenda relativa al mare rispetto alla mitigazione idraulica, per esempio – precisa l’assessore – e un altro fattore sfavorevole è collegato alla distribuzione dei fondi. Viene effettuata non in base all’indice di esposizione al mare ma in base a quello demografico: la Liguria in questo modo riceve molto meno rispetto ad altre regioni. Ma Liguria vuol dire porti e vuol dire un pezzo di Pil nostro ma anche dell’intero Paese. Stiamo tornando all’ordinarietà, rispetto al 2018, ma la difesa dal mare deve essere prioritaria».