Servizi pubblici? Come stanno Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta? Lo racconta il primo rapporto di Confservizi Nord Ovest, associazione sovraregionale con 114 imprese, oltre 10 miliardi di valore della produzione (cioè 4,6% del Pil delle tre regioni), quasi 24mila addetti e 2,3 miliardi di investimenti sul triennio.
I rifiuti
La differenziata raggiunge il 67% (media nazionale 66%) ma con ampie differenze: la Liguria è al 65% con le province di Genova (53%) e Imperia (50%) che trascinano verso il basso. Il Piemonte al 67% ha Novara (82%) che ormai da tradizione risulta la più virtuosa di tutto il Nordovest e Alessandria (73%). La Valle d’Aosta è divisa in due: la parte più occidentale è ferma al 50% e quella orientale va oltre il 75%. Anche le tariffe mostrano una frammentazione dove il costo maggiore non corrisponde sempre alla qualità maggiore del servizio. In Piemonte la Tari in media è di 318 euro, in Valle d’Aosta 334 euro, in Liguria 370 euro. Per quanto riguarda la frazione organica, al 2035, Valle d’Aosta e Liguria presentano un deficit di trattamento, coerentemente con uno sviluppo delle raccolte di almeno 140 kg/abitante (100 kg/ab di Forsu; 40 kg/ab di verde); il Piemonte evidenzia un leggero surplus che, tuttavia, non consente di coprire il fabbisogno dell’area. Il deficit energetico vale per tutte e tre le regioni.
Trasporti
Il Pnrr di certo è servito per dare la possibilità di sostituire un parco mezzi (autobus) in difficoltà: degli 1,9 miliardi stanziati a livello nazionale, nel Nordovest sono arrivati circa 310 milioni, di cui 243 in Piemonte (ma solo Torino ne ha presi 217 per rilanciare Gtt), 66 milioni in Liguria e poco più di uno in Valle d’Aosta. L’età media del parco mezzi è passata, dunque, dagli oltre 12 anni del 2018 a un valore di 9,4 anni nel 2024. In generale, si è ridotto il numero delle corse ma sono aumentati i costi dei biglietti.
Acqua
Confermata, anche per quanto concerne la bollettazione della rete idrica, una differenziazione importante (dati 2024): la spesa media (371 euro) è inferiore a quella nazionale, tuttavia si riscontra un’elevata variabilità a livello di ambito territoriale, con una differenza di circa 200 euro all’anno sui valori estremi di spesa registrati dai gestori. Nell’Astigiano si arriva a 445 euro, a La Spezia a 419 euro, ma a Savona ci si ferma a 262 euro e ancora più economica Alessandria con 243. I gestori stessi hanno investito per migliorare il servizio e ridurre la dispersione dell’acqua: Ireti nel distretto di Savona è arrivato a 140 euro per abitante mentre l’Acquedotto della Piana che serve una quindicina di comuni dell’Astigiano occidentale si è fermato a 17 euro. Per le infrastrutture, gli investimenti programmati al 2035 cubano 3,5 miliardi di euro. Tra le opere elencate nel rapporto: l’acquedotto della Valle Orco (Città Metropolitana di Torino), studiato per contrastare gli effetti del cambiamento climatico e assicurare, anche nei periodi di siccità, un’adeguata fornitura di acqua per i suoi 120mila abitanti, costerò 254 milioni. Il depuratore di Cornigliano (Genova), con una capacità di 50mila metri cubi al giorno, costo 61 milioni.
Le differenze territoriali rimangono anche per quanto riguarda la demografia, il turismo e le prospettive dei comparti produttivi ma lo stimolo proposto da Confservizi è quello i ragionare per macroarea, per macroregione così da affrontare le questioni con un peso specifico maggiore e una visione più ampia.