Lombardia e Piemonte fanno parte del gruppo di regioni nelle quali si concentra oltre la metà della spesa totale nazionale in ricerca e sviluppo.
Nel Nordovest si concentra oltre la metà della spesa nazionale per ricerca e sviluppo
Le altre regioni che fanno parte del gruppo in cui si investe il 59,8% (pari a circa 17,6 miliardi di euro) della spesa totale nel settore sono Emilia Romagna e Lazio, ma al suo interno la macroarea diffusa è ulteriormente divisa. Ed è lombarda anche la preponderanza degli investimenti, con l’assorbimento, da parte della regione del Nord, del 20% della spesa totale del Paese. A rivelarlo è una ricerca dell’Istat, che calcola come la spesa in ricerca e sviluppo aumenti sia nel pubblico che nel privato, in concomitanza con l’aumento delle differenze tra imprese grandi e piccole, con una tendenza maggiore a investire nel settore delle imprese grandi (fino a 250 dipendenti), a discapito di quelle di dimensioni inferiori (fino a 50 dipendenti). Nel Nordovest la spesa per il settore aumenta di oltre il 7,9% rispetto alla media nazionale. Ma accostando la spesa per ricerca e sviluppo al Pil, quindi studiandone l’incidenza, ad avere la performance migliore nel 2023 è il Piemonte: la quota investita per ricerca e sviluppo è superiore al 2% del Pil della Regione. Il dato record è condiviso con l’Emilia Romagna. Segue, tra i territori del Nordovest, la Liguria con poco meno dell’1,5%, e la Lombardia, con un valore intorno all’1,2%.
«In termini di intensità della ricerca e sviluppo delle imprese – così si legge nel report dell’Istat – Piemonte e Emilia-Romagna sono le regioni in testa, seguite da Friuli-Venezia Giulia e Lombardia. Nelle altre regioni più performanti, quali Lazio e Provincia Autonoma di Trento, prevalgono le componenti di ricerca e sviluppo pubblica e privata non profit. Lo stesso si rileva in tutte le regioni del Mezzogiorno dove la ricerca e sviluppo delle imprese risulta più debole e non riesce mai a superare le altre componenti della spesa totale in ricerca e sviluppo».
Aumentano gli addetti del settore nel pubblico e nelle università
Un altro dato che emerge dalla ricerca Istat è l’aumento di addetti nel settore pubblico e nelle università. L’anno di riferimento è sempre il 2023: rispetto all’anno precedente il numero di addetti alla ricerca e sviluppo è aumentato del 3,1%, attestandosi a un totale di 519mila unità. Particolarmente significativo l’aumento è nelle Università (+5%) e nelle istituzioni pubbliche (+6,6%), mentre nel settore privato, diviso nelle categorie profit e non profit, la crescita è molto più contenuta, rispettivamente dell’1,6% e dello 0,4%. Nel dettaglio poi aumentano i ricercatori, che nel totale di addetti a ricerca e sviluppo nel 2023 sono stati il 48,9%. L’incidenza maggiore si nota nel settore non profit, e costituiscono la componente principale anche nelle Università. Nel 2023 la tendenza di crescita più elevata è quella per la ricerca di base e per la ricerca applicata.
«Il principale campo scientifico in cui si investe è quello delle Scienze ingegneristiche e ricerca tecnologica che assorbe oltre la metà delle spese complessivamente sostenute per la ricerca e sviluppo. È seguito dalle Scienze naturali e dalle Scienze mediche e sanitarie in cui si realizzano rispettivamente il 15,0% e il 13,6% del totale. Tuttavia, notevoli differenze emergono a livello di settore esecutore. Se le imprese concentrano la maggior parte degli investimenti nelle Scienze ingegneristiche e ricerca tecnologica (l’82,9%), il non profit investe oltre i due terzi della R&S nelle Scienze mediche e sanitarie. La spesa in R&S di Università e istituzioni pubbliche è più diversificata; in particolare, le prime investono soprattutto nelle Scienze naturali (26,1%), nelle Scienze sociali (22,8%) e nelle Scienze ingegneristiche e ricerca tecnologica (20,0%), mentre le istituzioni pubbliche puntano prevalentemente sulle Scienze naturali (41,1%) ma una quota importante della spesa totale riguarda anche le Scienze mediche e sanitarie (20,4%) e le Scienze ingegneristiche e ricerca tecnologica (18,7%)».