Il caso

Previsioni occupazionali in Piemonte il dato peggiore del Nordovest (che è l'unica area negativa)

E’ quanto emerge dal Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, grazie al Programma nazionale Giovani, donne e lavoro cofinanziato dall’Unione europea, che elabora le previsioni occupazionali per il mese di giugno.

Previsioni occupazionali in Piemonte il dato peggiore del Nordovest (che è l'unica area negativa)
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Previsioni occupazionali ha il segno meno solo il Nordovest e a gravare sul bilancio dell’area è soprattutto il dato del Piemonte.

Previsioni occupazionali in Piemonte il dato negativo che affonda il Nordovest

E’ quanto emerge dal Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, grazie al Programma nazionale Giovani, donne e lavoro cofinanziato dall’Unione europea, che elabora le previsioni occupazionali per il mese di giugno. A livello nazionale sono, dunque, 595mila le entrate previste dalle imprese (+5,1% rispetto a 12 mesi fa) e circa 1,5 milioni entro agosto. Aspettative positive in tutti i settori, incertezza solo per le costruzioni (-2,6%). Rispetto a giugno 2024, cresce soprattutto il Sud e isole con 185mila entrate (+14mila), ma anche il Centro (123mila; +8mila) e il Nord est (144mila; +7mila); fa eccezione appunto il Nordovest che prevede 144mila entrate, meno mille rispetto a 12 mesi fa.

A giugno in Piemonte 890 entrate in meno, e difficoltà di reperimento del 45,1%

Il Piemonte la previsione delle entrate a giugno 2025 è di 29.750 unità (quindi meno 890) con una difficoltà di reperimento pari al 45,1%, per il trimestre giugno-agosto le previsioni delle assunzioni sono di 79.310 con un meno 1.970 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Numeri di previsione in contrasto con lo stato di fatto diffuso dall’Osservatorio regionale sul mercato del lavoro : nel primo trimestre del 2025 il saldo delle posizioni di lavoro dipendente è positivo per 2.087 unità, con una crescita congiunturale determinata in larga parte dall’aumento dei contratti a tempo indeterminato (+17.909 unità); in continuità con il 2024 che si era chiuso con un saldo positivo di 10.804 posizioni dipendenti. Tra i dati più rilevanti spicca quello relativo all’occupazione femminile: su 2.087 nuove posizioni, ben 1.900 riguardano donne, mentre per gli uomini il saldo è di +187. Dal punto di vista territoriale, la crescita è trainata soprattutto dalla Città metropolitana di Torino (+1.835 unità) e dal novarese (+571 unità). Tornando ai dati previsionali, la Liguria vede a giugno entrate pari a 16.910 unità con +50, e nel trimestre 39.460 con un più 1.270, la difficoltà di reperimento di personale adeguato è del 45,7%.

Il calo della Lombardia

la Lombardia cala a giugno con -740 entrate (per un totale di 93.620 con difficoltà di reperimento pari al 46,6%) ma nel trimestre recupera con ben più 2.440 per un totale di 239.580. Comune a tutte e tre le regioni proprio la difficoltà di trovare personale con le caratteristiche e le competenze necessarie a ricoprire le posizioni aperte, un dato che però risulta in flessione a livello nazionale e che potrebbe indicare un trend in miglioramento.

I settori più colpiti dal mismatch

A risentire maggiormente del mismatch sono le industrie metallurgiche e metallifere (63,3% dei profili ricercati dalle imprese è di difficile reperimento), le imprese del comparto costruzioni (61,4%), le industrie tessili, abbigliamento e calzature (59,7%), le imprese del legno-mobile (57,1%) e della meccatronica (52,2%). Tra i profili di più difficile reperimento, il Borsino delle professioni segnala per le professioni intellettuali gli ingegneri (54,4%) e gli specialisti nelle scienze gestionali, commerciali e bancarie (45,1%). Tra i tecnici si registrano elevati livelli di mismatch per i tecnici in campo ingegneristico (66,2%), i tecnici della salute (66,1%) e i tecnici della gestione dei processi produttivi (61,0%). Le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali (57,5%) e gli operatori per la cura estetica (56,0%) sono le professioni di più difficile reperimento tra quelle qualificate nelle attività commerciali e dei servizi. Per gli operai specializzati si segnala l’elevata difficoltà di reperimento negli addetti alla rifinitura delle costruzioni (75,3%) e all’istallazione/manutenzione attrezzature elettriche/elettroniche (71,5%); difficili da reperire sul mercato anche i conduttori di macchinari dell’industria tessile e delle confezioni (83,9%) e di macchine automatiche e semiautomatiche per lavorazioni metalliche (66,4%).

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