E’ la Regione Lombardia che, assieme alla Valle d’Aosta e al Friuli Venezia Giulia, presenta oltre la metà delle misure in posizione di vantaggio rispetto alla media nazionale, nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile della ormai famosa Agenda 2030. A renderlo noto è un report pubblicato da Istat, che analizza ben 17 Goal (obiettivi) attraverso la bellezza di 183 misure, per analizzare i risultati delle singole regioni e metterli in relazione con il dato nazionale. I 17 obiettivi spaziano tra ambiti molto diversi tra loro: si va dal 1°, che è “Sconfiggere la povertà”, al 17° (“Partnership per gli obiettivi”), passando dalla “Vita sott’acqua” (il 14°) alla “Lotta contro il cambiamento climatico” (il 13°).
Il Goal numero 5: raggiungere l’uguaglianza di genere
Vista l’impossibilità di riunire in un unico articolo tutti i 17 obiettivi per le regioni dei nostri territori, e vista la vicinanza della giornata mondiale per l’eliminazione della violenza sulle donne, sarà preso in considerazione il punto dell’obiettivo numero 5, che riguarda il raggiungimento dell’uguaglianza di genere.
«Nel confronto con l’ultimo anno disponibile – si legge nel capitolo dedicato del report Istat – migliorano gli indicatori relativi all’offerta di servizi specializzati a supporto e protezione delle donne vittime di violenza e il rapporto tra il tasso di occupazione delle donne con figli in età prescolare e quello delle donne senza figli. D’altro canto, si registra un aumento delle segnalazioni al numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking (il 1522). Nel confronto su base decennale si osservano miglioramenti sulla quasi totalità delle misure».
Tra le nostre regioni di riferimento, la Lombardia è al terzo posto per numero di segnalazioni di donne vittime di violenza al numero apposito per questa emergenza, il 1522. Su 100mila donne, nel 2024, sono state più di 55 in Lombardia, quasi 50 in Piemonte e 47 in Liguria. In tutto in Italia sono state oltre 16mila le segnalazioni, con un aumento dell’11,5% rispetto all’anno precedente. Insomma, appare abbastanza evidente che il raggiungimento dell’obiettivo è abbastanza difficile.
Il Goal numero 7: garantire a tutti l’accesso a sistemi di energia economici
Tra i 17 obiettivi analizzati puntualmente dal rapporto, spicca il titolo del numero 7, che recita “Garantire a tutti l’accesso a sistemi di energia economici”. Approfondendo il capitolo emerge come la dinamica della progressione sia tutto sommato positiva, ma c’è un ma:
«Resta stabile – così nel rapporto – la quota di famiglie soddisfatte per la continuità del servizio elettrico, mentre mostrano una variazione negativa la quota di autovetture elettriche o ibride di nuova immatricolazione e l’intensità energetica del settore dei servizi».
Si registra anche un incremento del 9,6% dell’energia generata da fonti rinnovabili tra il 2024 e il 2023, che sul decennio si attesta a +36,3% portando la produzione energetica da fonti rinnovabili a 1.104,4 watt pro-capite. Il dato è tuttavia ancora abbastanza lontano dall’obiettivo dell’Agenda 2030, perché la quota complessiva di energia da rinnovabili sul consumo finale lordo di energia aumenta solo marginalmente (arriva al 19,6% nel 2023, con un 0,5 punti percentuali in più rispetto all’anno precedente e 2,9 punti percentuali nell’ultimo decennio). Nel giro di ormai 4 anni questo valore dovrebbe arrivare a quota 39,4%.
Uno sguardo generale della situazione per ripartizioni geografiche
Obiettivo per obiettivo, l’analisi dell’istituto di statistica fa il punto della situazione, specificando anche quali e quanti parametri sono stati presi in considerazione.
«A livello di ripartizioni geografiche – si legge nel rapporto – emerge una polarizzazione tra Centro-Nord e Mezzogiorno: nel Nord il 51,2% delle misure mostra valori migliori della media nazionale (48,4% per la ripartizione centrale); all’opposto nel Mezzogiorno il 52,2% risulta in posizione peggiore. I Goal che contribuiscono maggiormente all’andamento più sfavorevole delle regioni del Mezzogiorno sono l’8 (Lavoro e crescita economica), il 10 (Ridurre le disuguaglianze), l’1 (Povertà zero) e il 4 (Istruzione), con più del 60% di misure in posizione peggiore rispetto alla media. Nelle regioni del Nord, invece, le più ampie criticità si riscontrano per i Goal 2 (Fame zero), 14 (Vita sott’acqua) e 12 (Consumo e produzione responsabili), che registrano andamenti peggiori della media per almeno la metà delle misure. Per quanto riguarda le singole regioni, nel Nord, Valle d’Aosta, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia presentano la più alta incidenza (oltre la metà) di misure in posizione di vantaggio rispetto alla media nazionale».