Nel Nordovest ospedali e case di comunità a rilento
«Rispetto alle Case della comunità - commenta Cartabellotta - lo stato di attuazione degli Ospedali appare ancora più indietro: non solo sul piano strutturale, ma anche perché nessuna Regione ha attivato tutti i servizi previsti dal decreto ministeriale 77».

Solo il 2,7% delle Case di comunità è operativo, nessun ospedale di comunità ha tutti i servizi attivi e nessuna regione ha il fascicolo sanitario elettronico al 100%.
Ospedali e case di comunità a rilento nel Nordovest: i risultati dell'osservatorio Gimbe
L’Osservatorio Gimbe sul Servizio sanitario nazionale prosegue il monitoraggio indipendente sull’attuazione della Missione Salute del Pnrr, analizzando i risultati raggiunti e le criticità che ostacolano la riforma dell’assistenza territoriale, con l’obiettivo di fornire ai cittadini un quadro oggettivo. «Al 31 marzo – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – per la Missione Salute del Pnrr non era prevista alcuna scadenza europea e l’unica scadenza nazionale è stata rispettata ma i ritardi accumulati oggi potrebbero compromettere il rispetto delle scadenze europee di domani».
Persistono grandi disparirà regionali
Persistono grandi disparità regionali, sia nel numero di assistiti a domicilio, sia nella tipologia di servizi offerti. Infatti, come documentato dal Report Agenas (aggiornato a dicembre 2024) solo Molise, Provincia Autonoma di Trento, Umbria e Valle D’Aosta garantiscono in tutti i distretti sanitari gli 8 servizi previsti; il Piemonte ne ha attivi 7, la Lombardia 4 e la Liguria solo 3: le principali carenze riguardano l’assistenza del medico e del pediatra di famiglia, l’assistenza specialistica, i servizi socio-assistenziali e la fornitura di farmaci e dispositivi. Anche la riforma dell’assistenza territoriale procede a rilento:
«Il potenziamento dell’assistenza territoriale – afferma Cartabellotta – è la chiave per decongestionare ospedali e pronto soccorso e garantire una reale sanità di prossimità. Tuttavia, i dati ufficiali trasmessi dalle Regioni dimostrano che nonostante i fondi già stanziati, il ritmo resta inaccettabilmente lento».
Su 1.700 case di comunità programmate solo 485 sono attive
Per quanto riguarda le Case della Comunità (strutture socio-sanitarie di prossimità che offrono ai cittadini un punto di riferimento per la cura e l'assistenza), dunque, sulle 1.717 programmate in tutta Italia solo 485 sono attive: la Liguria ne ha 33 programmate, 11 con almeno un servizio dichiarato attivo, 6 con tutti i servizi dichiarati attivi di cui 5 senza la presenza medica e infermieristica e 1 con questa presenza; nel complesso la regione ha il 33,3% delle strutture con almeno un servizio dichiarato. La Lombardia ha 207 case programmate, 138 con un servizio dichiarato attivo, 56 con tutti i servizi di cui 46 con presenza di medici e infermieri e 10 senza, quindi il 66,7% ha almeno un servizio dichiarato. Il Piemonte su 95 case programmate, 28 hanno un servizio attivo, 3 hanno tutti i servizi senza presenza; questo significa la percentuale più bassa del Nordovest con 29,5% delle case con almeno un servizio attivo. tutte e tre le regioni rimangono comunque sopra la media nazionale che si attesta al 28,2%. Fanalino di coda con lo 0% è la Valle d’Aosta. Il Piemonte però fa una pessima figura rispetto alle percentuali relative alle strutture con tutti i servizi attivi (3,2%): sotto la media nazionale. La Lombardia è al secondo posto e la Liguria è quinta tra le regioni.
Solo un quinto degli ospedali di comunità previsti ha almeno un servizio attivo
Rispetto agli Ospedali di comunità (strutture sanitarie di ricovero della rete di assistenza territoriale con una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero), invece, dei 568 previsti, solo 124 (21,8%) risultano avere almeno un servizio attivo, per un totale di quasi 2.100 posti letto. In termini assoluti, i numeri più alti si registrano in Veneto (43), Lombardia (25 sui 64 previsti pari al 39%) ed Emilia-Romagna (21); la Liguria ne ha 2 su 11 pari al 18%; il Piemonte sui 30 programmati resta fermo allo zero realizzati.
«Rispetto alle Case della comunità - commenta Cartabellotta - lo stato di attuazione degli Ospedali appare ancora più indietro: non solo sul piano strutturale, ma anche perché nessuna Regione ha attivato tutti i servizi previsti dal decreto ministeriale 77».
I requisiti dell'operatività
Infatti, per essere pienamente operativi, devono garantire presenza medica per almeno 4,5 ore al giorno sei giorni su sette, assistenza infermieristica continuativa, la figura del case manager, posti letto per pazienti con demenza o disturbi comportamentali e spazi dedicati alla riabilitazione motoria. Centrali Operative Territoriali, strutture essenziali per coordinare la presa in carico dei pazienti e integrare l’assistenza sanitaria e sociosanitaria, risultano attivate in tutte le Regioni. Al 31 dicembre 2024, su 650 programmate, 642 risultavano funzionanti e di queste 480 hanno contribuito al raggiungimento del target europeo. In questi mesi ci può anche essere stato un ulteriore miglioramento dei dati fotografati da Agenas.
L'eccellenza del Piemonte
Al 30 novembre 2024, secondo i dati elaborati dal portale Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0, nessuna Regione rende disponibili tutte le 16 tipologie di documenti previste dal decreto: questa volta però eccelle il Piemonte che raggiunge il 94%, Liguria arriva all’81%, in coda la Lombardia con il 69% (peggio solo Marche e Puglia). intanto, però, i cittadini che hanno espresso il consenso alla consultazione dei propri documenti sono il 66% proprio in Lombardia quando la medi nazionale è del 42%; Piemonte ha un 26% e la Liguria solo l’11%: «Un segnale preoccupante di sfiducia nella sicurezza dei dati personali e nella reale utilità del fascicolo elettronico» conclude il presidente di Fondazione Gimbe.