In Lombardia, Piemonte e Liguria per ogni residente tra i 3 e i 14 anni si spendono in media 1.070 euro per i servizi relativi all’istruzione; se al Sud si spende meno della metà (464 euro), è nel Nordovest che la qualità del servizio è la più alta del Paese.
Con una spesa di oltre 1.000 euro a studente i servizi migliori per l’istruzione sono nel Nordovest
Sono i dati di un rapporto del Cnel che ha voluto approfondire la questione da un punto di vista economico, nella sua consueta relazione annuale sui servizi pubblici. Nel dettaglio, in Lombardia la spesa si ferma a 1.096 euro, in Piemonte 1.013 e in Liguria 1.046.
«Complessivamente – si legge nella relazione del Consiglio nazionale di economia e lavoro – tra le funzioni fondamentali dei comuni i servizi per l’istruzione sono quelli che mostrano il maggiore aumento nella spesa, con un incremento medio del 15%».
Lombardia e Piemonte, assieme alla regione Toscana, sono nel gruppo che consolida anche per il 2025 per quanto riguarda il rapporto tra i livelli di servizio elevati e una spesa significativa, e il dato si conferma anche nell’analisi a livello provinciale:
«I primi cinque territori provinciali per livello dei servizi – così dal Cnel – sono Milano, Lodi, Firenze, Bologna e Monza-Brianza. Anche Torino, Parma e Roma si collocano nelle prime posizioni. All’estremo opposto, le ultime dieci province si trovano tutte al Sud».
Le medie nazionali
A livello comunale, la spesa media per garantire i servizi legati all’istruzione è di 919 euro annui pro capite (sempre dai 3 ai 14 anni). L’importo relativo più elevato si registra nelle regioni e nei territori del Centro Italia, dove raggiunge la cifra di 1.135 euro. Il Nordest si situa a pochi euro di differenza (9) rispetto al Nordovest (1.079 euro), mentre nel Sud la cifra è decisamente più bassa. L’aggregazione con il livello di spesa più basso in assoluto vede la presenza dei Comuni tra i 20.000 e i 59.999 abitanti, con un importo di soli 363 euro. «Ciò conferma l’esistenza di un marcato divario territoriale – specificano dal Cnel – che non si riduce nonostante l’aumento medio della spesa nel Mezzogiorno su base annua pari al 25%». Il livello dei servizi offerti è, su scala nazionale, a quota 5,7, attribuendo il punteggio da 1 a 10 secondo un indice composito che unisce misure di processo e misure di ouptut-risultato parziali rilevate e che quindi è teso a misurare la quantità e laddove possibile anche la qualità dei servizi erogati in modo sintetico. I valori più alti si registrano nel Nordovest (7,2), poi nel Centro (6,6), nel Nordest (5,9) e al Sud (3,1).
Significativo divario Nord-Sud anche per la copertura dei servizi
Pure in termini di copertura dei servizi il divario Nord-Sud è molto marcato. Tendenzialmente al Nord e nei grandi comuni del Centro Italia la copertura del servizio è più marcata, per affievolirsi sensibilmente nel Mezzogiorno. Le famiglie hanno meno accessi a servizi come le mense scolastiche e lo scuolabus, tanto per fare due esempi tra i più emblematici.
«Tuttavia, c’è una crescita dei servizi complementari come i centri estivi, segnale che i comuni stanno cercando di arricchire l’offerta anche in chiave di supporto alla conciliazione vita-lavoro. In particolare, la mensa scolastica ha il 23,9% di copertura nella popolazione 3-14 anni, con punte massime in Toscana (33,1%). Il trasporto scolastico è al 9,8%, con il valore più alto nelle Marche (23,1%). I centri estivi coprono il 9,8% della domanda potenziale, con massimi in Emilia-Romagna (17,6%)».