Inchiesta

Metà dei consorzi Dop e Igp dichiarano un calo delle esportazioni per i dazi Usa

La Dop economy e l'influenza economica delle esportazioni negli Stati Uniti dopo i dazi introdotti dall'amministrazione Trump.

Metà dei consorzi Dop e Igp dichiarano un calo delle esportazioni per i dazi Usa

Quasi la metà dei Consorzi Dop e Igp intervistati ha dichiarato un calo delle esportazioni verso gli Stati Uniti a causa dei dazi.

I dazi Usa hanno il loro peso nella Dop economy

Non si può parlare di ricadute economiche dei prodotti Dop e Igp sui territori senza parlare delle esportazioni all’estero, e non si possono mettere insieme questi due argomenti senza uno sguardo a quanto è successo – e continua a succedere – da agosto 2025, con l’introduzione di un sistema di pesanti tassazioni extra da parte dell’Amministrazione guidata da Donald Trump sulle merci importate negli States. Infatti, il 75% dei prodotti che vengono esportati finiscono negli Stati Uniti. Ai margini del rapporto Ismea è stata condotta anche un’indagine, in collaborazione con Origin Italia, su 54 consorzi del comparto cibo Dop Igp, ed ecco i risultati. Il 48% del campione ha dichiarato riduzioni dell’export negli Usa, e di questi il 38% ha visto una riduzione compresa tra l’1% e il 25% del volume totale di merci esportate, mentre il 10% ha dichiarato un calo di merci esportate tra il 26 e il 50%. L’aumento dei prezzi determinato dalle tassazioni extra si ripercuote maggiormente sul consumatore finale: i consorzi hanno, infatti, dichiarato che la metà delle uscite extra si compensa sul prezzo finale al consumatore, il 30% viene diviso tra importatore, distributore e produttore e un 20% residuo pesa esclusivamente sul produttore.

I forti esportatori negli Usa iniziano a guardare altrove

Le aziende produttrici di cibo Dop e Igp che erano forti esportatrici verso gli Usa stanno guardando altrove, per cercare nuovi mercati più convenienti. Dall’indagine emerge che il potenziamento delle vie commerciali sta avvenendo con i mercati del Sud est asiatico (27%) e della Cina (27%). Al terzo posto i paesi europei (23%), seguiti da Canada, Giappone (entrambi al 12%) e Sud America (8% con il Medio oriente). Sul lungo periodo, infine, se c’è una maggioranza di addetti ai lavori che ancora non è in grado di fare previsioni sulla presenza dei prodotti Dop Igp nel mercato Usa in futuro (il 38%), il 29% degli intervistati ha dichiarato che i propri prodotti tutto sommato mantengono i loro posizionamenti, e questo dato è spiegabile dal fatto che l’acquirente americano tipo non ha fondamentalmente problemi di spesa, per cui assorbe tranquillamente il costo extra.

«L’indagine – scrivono gli studiosi – consente di avere una prima misura sugli effetti immediati dei dazi, ma anche una fotografia delle difficoltà e delle reazioni del sistema, per pianificare azioni di adattamento e di rafforzamento dei prodotti italiani di eccellenza sui mercati internazionali». Infine, «un Consorzio su cinque (22%) punta, invece, a intensificare la comunicazione negli Stati Uniti, mentre uno su quattro (26%) concentra gli sforzi su attività di lobbying e sostegno ai produttori».