Mercosur gli agricoltori del Nord Ovest stoppano l'intesa UE
L'accordo tra l'Unione europea e il Mercosur sta dividendo l'Italia.
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Gli agricoltori del Nord Ovest hanno stoppato l'intesa dell'Unione Europea con Mercosur.
Mercosur e Unione Europea: gli agricoltori stoppano l'intesa
Se la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen l’ha definito una «pietra miliare storica», la reazione degli agricoltori europei va nel senso opposto. L’accordo tra l’Unione europea e il Mercosur sta dividendo l’Europa. Nei giorni scorsi gli agricoltori francesi e polacchi sono scesi in piazza per protestare con i loro trattori. Ma ad essere particolarmente penalizzati sono allevatori e agricoltori italiani. L’accordo, infatti, prevede l’abbattimento delle barriere commerciali e la liberalizzazione degli scambi su molti prodotti provenienti dall’America Latina: dalla carne bovina al pollame, dallo zucchero al miele, dal riso alla frutta tropicale in cambio della modifica di regole sull’export europeo verso i Paesi sudamericani che favorirebbero alcuni prodotti industriali (automobili, macchinari, farmaci) e agroalimentari (vini, liquori, cioccolato e formaggi), oltre a beni di abbigliamento, scarpe di pelle e tessuti. Stando ai calcoli di Bruxelles, in caso di ratifica il patto cancellerebbe il 92% delle tariffe doganali imposte dall’Ue per l’import dal Mercosur e il 91% di quelle relative all’export europeo verso i membri dell’organizzazione sudamericana.
Immediata la risposta di Giansanti, Presidente del Copa
Immediata era stata la risposta del Presidente del Copa (Comitato delle organizzazioni professionali agricole) Massimiliano Giansanti: «La Commissione ha inviato un messaggio molto preoccupante a milioni di agricoltori in tutta Europa - aveva dichiarato - Questo è particolarmente preoccupante in una fase così delicata di riapertura del dialogo tra agricoltori e istituzioni europee. Gli Stati membri e gli eurodeputati devono ora contestare fermamente i termini di questo accordo e lavorare per una soluzione che garantisca un approccio equo ed equilibrato per proteggere il modello agricolo dell’Ue».
Il prezzo più alto lo pagheranno i risicoltori italiani
A pagare il prezzo più alto saranno i risicoltori italiani visto che nel nostro Paese si produce oltre la metà del riso europeo. Secondo l’accordo, infatti, è prevista una concessione ai Paesi sudamericani di un contingente a dazio zero di 10.000 tonnellate per il primo anno che si incrementerà ogni anno di 10.000 tonnellate fino ad arrivare a un massimo di 60.000 tonnellate. Duro il commento della presidente dell’Ente Nazionale Risi, Natalia Bobba. «Gli agricoltori europei sono giustamente sono sul piede di guerra – ha dichiarato - perché nell’accordo manca il principio di reciprocità che è indispensabile per non far entrare nell’Unione europea prodotti agroalimentari ottenuti senza il rispetto degli standard ambientali e di sicurezza alimentare che, invece, devono essere garantiti per i nostri prodotti».
E gli altri settori come se la cavano?
Ma non va meglio per altri settori: l’intesa prevede, infatti, la concessione da parte dell’Ue di contingenti tariffari su carni bovine (99.000 tonnellate), pollame (180.000 tonnellate), carni suine (25.000 tonnellate), zucchero (con eliminazione del dazio sullo zucchero brasiliano), etanolo (sia per uso chimico sia per altri utilizzi) e miele (45.000 tonnellate). Coldiretti e Filiera Italia hanno anche spiegato come ci siano pericoli sul fronte della sicurezza alimentare, visto che nei Paesi del Mercosur è consentito l’uso di pesticidi e fitosanitari vietati in Europa, con limiti massimi residui nei prodotti agricoli molto più alti rispetto a quelli consentiti dall’Ue, come l’atrazina, usata sul mais in Brasile e Argentina, da noi vietata da oltre 15 anni. Alcuni antibiotici promotori della crescita, vietati in Europa, continuano ad essere usati negli allevamenti di suini e pollame in diversi Paesi del Mercosur. Senza dimenticare che l’accordo incentiverebbe una maggiore deforestazione dell’Amazzonia, con un incremento delle importazioni di carne bovina che potrebbe comportare la distruzione di oltre 1 milione di ettari di foresta tropicale entro il 2030.
C’è, dunque, il rischio per l’Italia è di essere sommersi dai prodotti agricoli del Sudamerica.