Il caso

Liste d'attesa e sanità, la polemica in Piemonte tra l'associazione dei medici e l'assessore regionale

La situazione in Piemonte.

Liste d'attesa e sanità, la polemica in Piemonte tra l'associazione dei medici e l'assessore regionale
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Liste d'attesa e sanità, le criticità della rete piemontese e la polemica tra l'associazione Anaao Assomed e l'assessore regionale Federico Riboldi.

Piemonte, liste d'attesa e sanità: è polemica tra l'assessore regionale e l'associazione dei medici

Medici pochi, stanchi e sottopagati. È polemica tra l’assessore alla Sanità Federico Riboldi e l'associazione di categoria Anaao Assomed Piemonte. Il tutto nasce dai turni straordinari chiesti dalla Regione per ridurre le liste d'attesa delle attività ambulatoriali. Per Riboldi è urgente estendere gli orari delle prestazioni: a medici e infermieri saranno chiesti sacrifici, ma su base volontaria; ogni Asl dovrà presentare un progetto e attuarlo entro poche settimane. Per il sindacato si tratta proprio di cambiare strategie perché «i sacrifici che l’assessore alla Sanità Riboldi pensa di chiedere ai medici per abbattere le liste d’attesa, in realtà i medici li stanno facendo da tempo. Troppo».

Rivetti: "Gli ospedalieri sono pochi e stanchi, ma continuano a garantire i servizi"

Per Chiara Rivetti, segretaria regionale Anaao Assomed Piemonte, i camici bianchi stanno già lavorando nei week-end e nei festivi, compreso Natale, Pasqua, Capodanno e Ferragosto, «lo stanno facendo dal giorno dell’assunzione, alcuni anche tre fine settimana ogni mese. Gli ospedalieri sono pochi e stanchi, ma continuano a garantire i servizi alla popolazione, regalando straordinario non pagato alla propria azienda, accumulando ferie e stress - continua la sindacalista - Noi continuiamo a criticare la logica con cui si affronta il problema liste d’attesa, perché non è certamente aumentando l’offerta di prestazioni che si abbatte l’attesa, ma solo controllando l’appropriatezza della domanda e l’organizzazione del sistema».

La questione economica

A questo si aggiunge la questione economica: «Il dubbio è: ci sono i soldi per finanziare queste prestazioni aggiuntive richieste su base volontaria oltre l’orario lavorativo?».
Un interrogativo che si pone in quanto attualmente le Asl hanno un limite di spesa sulle prestazioni aggiuntive, fissato alla spesa del 2021, anno ancora flagellato dal Covid, in cui i turni pagati extra sono stati nettamente inferiori rispetto ai periodi successivi, e pagati meno.  «Con quale strumento si pensa di finanziare le prestazioni aggiuntive e con quali soldi? E ancora, queste prestazioni usufruiranno della tassazione agevolata o no? Questi nodi vanno affrontati subito e prima di qualsiasi altra iniziativa». Non è solo una questione di retribuzione, comunque, secondo Rivetti, ma anche di rispettare la dicitura di “base volontaria”: «Le esperienze del recente passato ci suggeriscono che in alcuni casi il lavoro extra, da volontario si trasforma in un obiettivo, praticamente obbligatorio» conclude Rivetti.

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