La stima

Le microplastiche sono un nemico invisibile che minaccia la nostra salute

Ogni settimana ingeriamo l’equivalente di una carta di credito. È l’inquietante stima dell’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) sulla presenza di microplastiche nella nostra dieta.

Le microplastiche sono un nemico invisibile che minaccia la nostra salute

Il nemico invisibile delle microplastiche che minacciano la nostra salute: la stima dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare.

L’Efsa: le microplastiche sono un nemico invisibile che minacciano la nostra salute

Ogni settimana ingeriamo l’equivalente di una carta di credito. È l’inquietante stima dell’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) sulla presenza di microplastiche nella nostra dieta. E a confermare la gravità della situazione è il dottor Gabriele Restori, medico chirurgo internista, che ha analizzato le molteplici fonti, gli effetti sull’organismo e i possibili scenari futuri. Le microplastiche non sono solo frammenti di plastica: sono un universo complesso di polimeri arricchiti da sostanze chimiche – plastificanti, antiossidanti, ritardanti di fiamma – pensate per migliorare le performance industriali della plastica, ma altamente nocive per la salute umana e l’ambiente. Una volta disperse, queste molecole entrano nel suolo, nelle acque, nell’aria. Studi recenti hanno dimostrato che il 30% del suolo terrestre risulta contaminato, con una riduzione delle rese agricole fino al 60% in alcune aree.

Le microplastiche sono presenti nell’ambiente

In Lombardia, la presenza di microplastiche è documentata sia nei laghi – dal Garda al Lario – sia nel fiume Po, dove secondo ARPA Lombardia si stima un flusso di oltre 300 tonnellate all’anno solo nel tratto lombardo. Anche in Emilia-Romagna, dove il Po prosegue il suo corso, si registrano elevate concentrazioni in prossimità delle foci e dei canali di bonifica, con effetti diretti sull’agricoltura e sulle falde. In Liguria, invece, è il mare il grande recettore: le analisi dell’ISPRA e dell’Università di Genova hanno rilevato un’altissima densità di microplastiche nei fondali del Mar Ligure, con ricadute sulla pesca, sull’ecosistema marino e sul turismo balneare.

Il ritrovamento negli organismi umani

E non è solo l’ambiente a pagarne le conseguenze: tracce di microplastiche sono state ritrovate nel sangue umano, nella placenta e persino nel feto. Secondo il dottor Restori, queste sostanze si accumulano nei tessuti vascolari e negli organi, favorendo malattie croniche come ictus, infarti, insufficienze epatiche e renali. «Le microplastiche – spiega – agiscono come pro-ossidanti, infiammano e compromettono il sistema immunitario, contribuendo a malattie autoimmuni, neurodegenerative e dermatologiche».

Come prevenire il rischio?

La prevenzione parte da gesti quotidiani: evitare bottiglie e contenitori in plastica, preferire vetro o acciaio, non usare pellicole da cucina e diffidare dei prodotti “senza rilascio” – spesso certificati solo in condizioni ideali. Persino le gomme da masticare, contenenti polimeri plastici, possono rilasciare fino a 600 particelle per grammo. «Il nostro corpo – conclude Restori – non è in grado di degradare le plastiche. L’unica soluzione reale è ridurne l’uso, trattandole come rifiuti speciali e pericolosi». Nel frattempo, mentre la ricerca cerca batteri capaci di biodegradarle e alcune università del Nord Italia sperimentano nuovi sistemi di filtrazione per le acque reflue, il cambiamento resta nelle mani dei cittadini. E parte da una consapevolezza nuova: non esistono più confini tra ambiente esterno e corpo umano.