Il personaggio

Lavori insoliti: "Così faccio il maestro di scherma storica e artistica, oltre che lo stuntman"

Alessandro Tosoni è istruttore nazionale di Scherma Olimpica, maestro di Scherma Storica e Artistica. Come stuntman ha partecipato a numerose produzioni e insegna anche ai divi.

Lavori insoliti: "Così faccio il maestro di scherma storica e artistica, oltre che lo stuntman"
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Alessandro Tosoni è istruttore nazionale di Scherma Olimpica, maestro di Scherma Storica e Artistica. Come stuntman ha partecipato a numerose produzioni e insegna anche ai divi.

"E' così che ho scelto di diventare maestro di scherma storica e artistica oltre che stuntman"

Diplomato al liceo scientifico, ha iniziato la facoltà di Informatica e dopo un anno ha deciso che non era la sua strada. Alessandro Tosoni, classe 1989, è maestro di Scherma Storica e Artistica (tecnico III livello SIQMA) e istruttore nazionale di Scherma Olimpica (tecnico II Livello SNaQ) diplomato all’Accademia Nazionale di Scherma di Napoli e la Federazione Italiana Scherma. Non solo, Tosoni ha avviato anche una carriera artistica ed è stuntman in produzioni cinematografiche.

Ha trasformato una passione in qualcosa di più: come è accaduto?

«Sono nato a Pavia e cresciuto in Lomellina: facevo parte di un’associazione di Scherma storica e nel 2011 ho aperto un mio corso. Ho partecipato poi a un set storico al Castello di Fenis in Val d’Aosta e ho incontrato quella che sarebbe diventata la mia compagna, Anna: mi sono spostato in Piemonte perché lei era di Alba e dal 2014 abbiamo fondato l’Accademia Scherma Alba. Insomma, gli eventi e la mia formazione come istruttore di scherma storica, olimpica (che rimane la parte principale del mio percorso) e artistica, hanno fatto sì che il sogno sia di rendere questo l’unica professione. Al momento, infatti, sia io sia Anna, siamo anche impiegati part time in due diverse aziende».

Alessandro Tosoni
Alessandro Tosoni

Perché la scherma?

«Sono sempre stato un appassionato di film e video giochi. Ho sempre giocato con spade di legno fatte in casa, o di gomma. Partecipando poi alle rievocazioni storiche, ho coltivato questa passione».

Quali sono le differenze tra le tre discipline che ha citato?

«La scherma olimpica è quella che vediamo in tv, con spada o fioretto o sciabola; due atleti si affrontano e vince chi segna più punti. La scherma storica è un combattimento uno contro uno che utilizza tecniche descritte nei documenti storici e che arrivano fino all’inizio del Novecento; vi sono competizioni sportive sia in Italia sia all’estero e vengono riprodotte le armi dell’epoca scelta; anche in questo caso, uno dei due combattenti vince. Nella scherma artistica, invece, si inserisce tutto ciò che può essere combattimento ma simulato e coreografato nei minimi dettagli, a favore del pubblico, in assoluta sicurezza».

Discipline di nicchia?

«Lo è la scherma, la scherma storica ancora di più. In Piemonte sono l’unico diplomato in Accademia».

Quali le sue esperienze a livello artistico?

«Mai avrei pensato di diventare stuntman, anche perché non vivo a Roma, centro delle produzioni cinematografiche e invece... L’anno prima del Covid sono stato contattato dalla produzione della prima stagione di “Cuori” perché avevano bisogno di un professionista che seguisse gli attori e insegnasse loro a gestire scene di scazzottate, di disarmo, ma anche i movimenti per una caduta e per la gestione dello spazio. Da qui ho iniziato a collaborare con Rai e Torino Film Commission».

Quale la produzione in cui si è divertito di più?

«Bunny Man, un film d’azione che deve ancora uscire, una produzione americana, di Andrea Iervolino, con James Franco, Bella Thorne, Mike Tyson. Qui gli effetti speciali e le scene sono state più spettacolari. Di recente ho coordinato e coreografato anche il lavoro per il video clip di “Lentamente”, il brano che Irama ha portato al Festival di Sanremo. Il video è stato girato a Villastellone».

Ha paura quando lavora come stuntman?

«Il giusto timore che permette di stare attenti ed evitare incidenti. Non paura per non essere irrigiditi e quindi rischiare di farsi male. Dietro ogni scena vi è tanto lavoro».

Pensa di rimanere ad Alba o sogna l’America?

«Qui ad Alba ho creato la mia vita professionale. L’America potrebbe essere un’esperienza, ma non mi trasferirei. Io e Anna vogliamo creare qui una struttura in cui si possa lavorare sulla scherma a 360º, con workshop intensivi, ospiti, corsi, tutto ad altissimo livello perché in Piemonte non esiste e in Italia sono pochissime. Abbiamo tanti allievi che arrivano da altre città del Piemonte e aspiranti istruttori di scherma storica che svolgono con me il tirocinio. Penso che ci sia bisogno di impegno sul territorio».

Cosa la gratifica di più?

«Unire l’anima sportiva con quella artistica. Capire che il lavoro con i ragazzi “funziona” e proprio di recente una ragazza di 16 anni ha ottenuto una medaglia di bronzo, qualificandosi per le Regionali. In parallelo, quando vedi il risultato di una tua coreografia e pensi “bello”».

Quale consiglio darebbe ai ragazzi che vogliono avvicinarsi alla scherma?

«Direi che ci vuole tempo per imparare e costanza. Purtroppo noto che i ragazzi di oggi vogliono tutto e subito e non è fattibile».

Lei ha scritto anche un libro.

«“Spada Son Contra Ogni Arma Mortale - La spada a due mani di Fiore dei Liberi”, il primo testo italiano che confronta e commenta tutte le versioni ad oggi conosciute della sezione di spada a due mani del più antico trattato di scherma della Penisola. La scherma storica è intrinsecamente legata alla cultura ed è importante anche divulgare e diffondere la conoscenza. Per questo organizziamo numerosi eventi, per tutte le età».

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