Uomo e ambiente

L'allarme lanciato da Greenpeace: acqua potabile contaminata nelle case degli italiani

"Azzerare questa contaminazione - così da Greenpeace - è un imperativo non più rinviabile per governo e parlamento. Il governo Meloni non può continuare a nascondersi dietro un silenzio assordante. La popolazione ha diritto a bere acqua pulita e non contaminata".

L'allarme lanciato da Greenpeace: acqua potabile contaminata nelle case degli italiani
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I volontari dell'associazione Greenpeace hanno presentato i risultati di un'indagine condotta in tutta Italia sui Pfas presenti nell'acqua potabile.

Acqua potabile contaminata dai Pfas in tutta Italia: l'allarme di Greenpeace

È stato il professore della prestigiosa università di Harvard, Philippe Grandjean, a dare una definizione dei PFAS che rende bene l’idea: i composti poli e perfluoroalchilici sono il nuovo amianto. E sono presenti nelle acque potabili di tutta Italia, secondo un report presentato nei giorni scorsi a Roma da Greenpeace. Tra settembre e ottobre del 2024 un gruppo di volontari dell’associazione ambientalista ha girato l’Italia in lungo e in largo per determinare quante di queste molecole inquinanti (alcune dichiarate certamente cancerogene, come il PFOA, che è anche la molecola più diffusa tra quelle cercate per l’analisi) sono presenti nelle acque potabili italiane. La panoramica che è emersa è inquietante: non esistono regioni italiane nelle quali queste molecole derivanti esclusivamente dalla lavorazione produttiva non esistano. Scendendo nel dettaglio locale dei territori, la situazione appare grave: infatti, è nelle regioni del nord dello Stivale che si registra la maggior concentrazione di questi elementi.

La ricerca di 58 molecole di composti, a Milano la situazione più critica

Come parametro di ricerca il gruppo di lavoro ha assunto la ricorrenza di 58 molecole di questi composti. Composti che sono ampiamente presenti nelle città dei nostri territori: la somma di PFAS a Milano è la più critica d’Italia, supera quota 90 nanogrammi per litro, a Tortona sfiora i 40 nanogrammi e a Rapallo si ferma a 28,6. Ma è per la molecola TFA che l’ordine di grandezza è decisamente più preoccupante. I valori più elevati si hanno in Piemonte, dove a Castellazzo Bormida, nell’Alessandrino, la quota di acido trifluoroacetico è presente in ben 539,4 nanogrammi per litro. Segue Novara, con 372,6 nanogrammi/litro e Cuneo, con 242,1 nanogrammi/litro. Le molecole di questo genere (alcune anche bandite da convenzioni europee, ma ugualmente trovate nei campionamenti di Greenpeace) arrivano nell’ambiente dai rifiuti industriali o dallo smaltimento di sostanze inquinanti, come quelle rilasciate dai condizionatori, per esempio.

«A oggi – spiegano da Greenpeace - la presenza dei PFAS non è regolamentata nelle acque potabili nazionali e, solo tra un anno, a inizio 2026, entrerà in vigore in Italia la direttiva europea 2020/2184 che impone dei limiti normativi. I parametri di legge fissati a livello comunitario sono però stati superati dalle più recenti evidenze scientifiche e dalle valutazioni di importanti enti (ad esempio EFSA) tant’è che recentemente l’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) ha dichiarato i futuri limiti inadeguati a proteggere la salute umana. Numerose nazioni europee (Danimarca, Paesi Bassi, Germania, Spagna, Svezia e regione belga delle Fiandre) e gli Stati Uniti hanno già adottato limiti più bassi. In base, quindi, alle nostre evidenze, in Italia milioni di persone ricevono nelle loro case acqua che in altre nazioni non è considerata sicura per la salute. Confrontando i risultati con i valori vigenti in altri Paesi, è emerso, ad esempio, che il 41% dei campioni analizzati supera i parametri danesi e il 22% supera i valori di riferimento negli Stati Uniti. È paradossale che di fronte a prove inconfutabili circa i danni sanitari dei PFAS e la diffusa contaminazione che interessa le acque potabili italiane, il nostro governo continui a non intervenire su questa emergenza, non tutelando efficacemente salute e ambiente. Ancora oggi non esiste nel nostro Paese una legge che vieti l’uso e la produzione dei PFAS. Azzerare questa contaminazione è un imperativo non più rinviabile per governo e parlamento. Il governo Meloni non può continuare a nascondersi dietro un silenzio assordante. La popolazione ha diritto a bere acqua pulita e non contaminata».

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