Demografia

La Spezia è l'unica città capoluogo del Nord Ovest dove i minorenni non sono diminuiti dal 2019 al 2024

L'indagine di Openpolis accende i riflettori su un problema serio.

La Spezia è l'unica città capoluogo del Nord Ovest dove i minorenni non sono diminuiti dal 2019 al 2024
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La Spezia (assieme a Ragusa) è l’unica città capoluogo del Paese dove il numero dei residenti minorenni dal 2019 al 2024 non è diminuito ma anzi è aumentato, seppur lievemente (0,5%).

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E’ il risultato reso noto dall’osservatorio sulla povertà educativa “Con i Bambini” il 1 aprile, assieme ad OpenPolis. L’osservatorio ha voluto tracciare un quadro di come gli adolescenti e i minori (il dato preso in esame è infatti quello dei giovani fino ai 17 anni) siano ascoltati dal sistema paese, considerando la ricorrenza della giornata nazionale dell’ascolto dei minori (istituita l’anno scorso dal Governo per la data del 9 aprile). La faccenda è seria: la fascia anagrafica che va da 0 a 17 anni è considerata oggi la fascia d’età più esposta al rischio della povertà assoluta. La presenza dei minori nelle nostre città è in calo (si è passati da quasi 9,6 milioni di ragazzi con meno di 18 anni nel 2019 agli 8,9 milioni del 2024), e basse sono anche le soglie della considerazione che i giovanissimi hanno.

La convenzione Onu sui diritti dell'infanzia prevede il diritto all'ascolto

Il diritto all’ascolto è infatti uno dei principi garantiti dalla convenzione Onu sui diritti dell’infanzia, insieme a quello alla non discriminazione del minore, al rispetto del suo superiore interesse e al diritto alla vita, alla sopravvivenza e al corretto sviluppo. L’indagine di Openpolis e “Con i bambini” mostra come al decrescere del numero dei minori (il rapporto tra over 65 e under 14 è di 2 a 1, mentre nel 2005 era 1,38 a 1) cala anche la loro percezione di essere ascoltati, vedendo meno riconosciuto il loro punto di vista. Per avviare uno studio, lo specificano gli esperti che hanno condotto la ricerca, «su aspetti come questi esistono pochi dati strutturati», «si tratta infatti di tendenze qualitative che vengono solitamente ricostruite con indagini campionarie ad hoc. D’altra parte, porsi questa domanda è il presupposto necessario per comprendere meglio la situazione attuale e intervenire di conseguenza».

Solo il 35,4% degli studenti ha dichiarato di ritenere che gli insegnanti si interessino di loro

«Quando si parla di diritto all’ascolto – la precisazione necessaria da Openpolis - non si tratta di un riferimento generico alla necessità di ascoltare bambini e ragazzi. Parliamo piuttosto della necessità di prendere sul serio il punto di vista dei più giovani nella definizione delle politiche pubbliche. In particolare quando queste riguardano direttamente loro». E’ solo il 35,4% degli studenti 15enni che ha dichiarato di ritenere che gli insegnanti si interessino di loro, mentre tra gli 11enni la quota raddoppia. Con il crescere dell’età inoltre, diminuisce la quota di giovani che pensano di poter trovare ascolto dai genitori. E quando si parla di fiducia nelle istituzioni, uscendo quindi da un contesto più raccolto come può essere quello della famiglia o della scuola, le cose non sono migliori: «Il 31% dei giovani dichiara di non aver mai contattato un decisore perché non pensa che avrebbe avuto un impatto (media Ue 30%). Un quarto del totale (25%) non lo ha fatto perché “non pensa che chi prende decisioni ascolti persone come me” (23% in Ue). Queste tendenze – commentano da Openpolis - portano a riflettere sull’aspettativa che i giovani, e i minori in particolare, nutrono rispetto all’essere presi in considerazione dagli adulti ai vari livelli: familiare, scolastico, istituzionale. In termini individuali, ovviamente; ma anche generazionali se si considera che parliamo di una fascia demografica molto meno numerosa rispetto al passato».

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