L'allarme sociale

La Lombardia è la prima regione per valore assoluto di giocate d'azzardo con oltre 2 miliardi di euro

Caritas Ambrosiana ha aggregato i dati relativi alla Diocesi di Milano e alle sue sette Zone pastorali arrivando a un “bilancio” preoccupante.

La Lombardia è la prima regione per valore assoluto di giocate d'azzardo con oltre 2 miliardi di euro
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La Lombardia ha il record del valore assoluto di giocate d'azzardo: persi oltre 2 miliardi di euro.

Valore assoluto di giocate d'azzardo in Lombardia, persi oltre 2 miliardi di euro

Persi 2,15 miliardi di euro. Il gioco d’azzardo fa sparire i soldi dei cittadini lombardi: la Lombardia, infatti, è la prima regione per valore assoluto di giocate, anche se non per valore pro capite e nei 440 comuni inseriti nel territorio delle sette zone pastorali della diocesi Milano, nel 2024, si sono giocati 14 miliardi 262 milioni di euro (quasi 6,8 miliardi di gioco fisico e quasi 7,5 miliardi di gioco telematico) e se ne sono persi appunto 2 miliardi 152 milioni. Caritas Ambrosiana ha aggregato i dati relativi alla Diocesi di Milano e alle sue sette Zone pastorali arrivando a un “bilancio” preoccupante. L’analisi su scala diocesana è avvenuta sulla base dei dati forniti dal Ministero dell’economia e delle finanze / Agenzia delle dogane e dei monopoli alla Commissione parlamentare antimafia ed elaborati da Filippo Torrigiani (consulente della Commissione). In media in diocesi si gioca meno che in Italia, ma si perde di più: per ogni residente nel paese, nel 2024 sono stati giocati 2.671 euro e ne sono stati persi 366; per ciascuno dei 5.566.667 residenti in diocesi sono stati giocati 2.562 euro e ne sono stati persi 386; per ciascun lombardo sono stati giocati 2.474 euro e ne sono stati persi 385.

Nel 2022  ha giocato il 43% della popolazione adulta in Italia

Stime Cnr, illustrate nel corso degli “Stati generali per il contrasto dell’azzardo”, svoltisi il 22 maggio a Milano, calcolano che nel 2022 in Italia abbia giocato il 43% della popolazione adulta, che ben 1,8 milioni di italiani adulti abbiano corso il rischio di cadere nell’azzardo patologico e che ulteriori 800mila presentassero un profilo di rischio severo. I guasti sociali del fenomeno sono tangibilmente misurati, tra gli altri soggetti istituzionali e sociali che se ne occupano, dalle Fondazioni ecclesiali antiusura, e dalle diocesi e dalle Caritas di cui esse sono espressione.

L'emergenza ha rotto gli argini da tempo ormai

Una su due persone che chiedono aiuto alle Fondazioni, ormai, arriva da storie di pesante indebitamento generate dall’azzardo.

«E’ una tendenza che ha rotto gli argini della tollerabilità sociale, ma oserei dire anche economica e culturale – avverte Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana e presidente di Fondazione San Bernardino, organismo delle diocesi lombarde, e della Consulta nazionale “Giovanni Paolo II”, che coordina le oltre trenta fondazioni italiane di matrice ecclesiale – Caritas Ambrosiana ha elaborato i dati dell’azzardo 2024 su scala diocesana per mostrare alla Chiesa locale quanto ampio e minaccioso sia il fenomeno». La Chiesa diocesana in realtà sta già cercando di mobilitarsi con interventi capillari e con il coinvolgimento delle comunità cristiane, investendo in progetti di sensibilizzazione e prevenzione: le parrocchie sono state invitate a mettere a disposizione spazi per i Gruppi di mutuo auto aiuto tra vittime dell’azzardo; in collaborazione con il Comune di Milano e con l’Ats, è stato promosso uno Sportello per famigliari delle vittime; una stretta collaborazione è stata avviata tra soggetti che curano la dipendenza da gioco d’azzardo patologico e soggetti che (come Fondazione San Bernardino, promossa dalle diocesi lombarde) intervengono sul piano economico per rimediare ai danni finanziari procurati dai giocatori patologici alle rispettive famiglie; è stato ideato (da Caritas Ambrosiana e Taxi1729) Breaking the Rules, un gioco (da tavolo) che mette in guardia dal gioco (d’azzardo); infine, Caritas Ambrosiana ha aderito alla campagna nazionale “Vince chi smette”. «L’equazione “gioco legale uguale gioco sicuro” è superata dagli eventi: anni di inchieste dimostrano che le due forme di gioco coesistono, e i confini sono spesso labili - precisa Gualzetti - Se a ciò si aggiunge che, specie in certi territori, si ricorre al gioco legale per “ripulire” capitali illeciti, se ne ricava un’ulteriore conferma della necessità di regolamentare più efficacemente il settore, perché non divenga un vettore di disgregazione sociale più potente di quanto non sia già oggi».

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