L'allarme lanciato da Fondazione Gimbe

La carenza di pediatri di famiglia è più marcata al Nord

A preoccupare è anche il progressivo invecchiamento della categoria: la quota di PLS con oltre 23 anni di specializzazione è passata dal 39% nel 2009 al 77% nel 2023, segno di un ricambio generazionale sempre più rallentato.

La carenza di pediatri di famiglia è più marcata al Nord
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Mancano medici ma mancano anche i pediatri di famiglia.

Carenza pediatri di famiglia nel Nord: i risultati del rapporto di Fondazione Gimbe

Il rapporto di Fondazione Gimbe indica una carenza di 502 professionisti e la maggior parte si concentra in tre grandi Regioni del Nord: Lombardia (180), Piemonte (108) e Veneto (93). In alcune aree si supera il massimale di 1.000 assistiti per pediatra mentre entro il 2028 ne andranno in pensione 2.598 (298 in Lombardia, 101 in Piemonte, 58 in Liguria) e questo provocherà ulteriori problemi. E tutto questo in un contesto di calo demografico che quindi potrebbe richiedere meno personale: tra il 1° gennaio 2019 e il 1° gennaio 2025 si contano circa 430mila potenziali assistiti in meno. Ogni bambino che nasce, infatti, ha diritto ad avere un pediatra di libera scelta assegnato dal Servizio sanitario nazionale fino ai 6 anni, poi dai 6 ai 13 anni compresi i genitori possono optare tra il pediatra e il medico di medicina generale. Secondo i dati Istat, al 1° gennaio 2024 la fascia 0-5 anni comprendeva quasi 2,5 milioni di bambini, mentre nella fascia 6-13 anni rientravano oltre 4,1 milioni di minori. Al 1º gennaio 2024 in Liguria la fascia 6-13 in carico a PLS era del 92,6% (percentuale più alta in Italia), dell’87,7% in Lombardia e del 76,2% in Piemonte.

«Il vero nodo – sottolinea il presidente di Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta – è che la carenza di oltre 5.500 medici di medicina generale, rischia di lasciare scoperti i ragazzi “ricusati” dal pediatra di libera scelta. In molti casi, quindi, l’unica soluzione resta l’estensione delle deroghe al massimale di pazienti per professionista, alimentando un circolo vizioso di sovraccarico e riduzione della qualità dell’assistenza pediatrica».

Secondo l’Annuario Statistico del SSN 2023, pubblicato dal Ministero della Salute, nel 2023 i PLS in attività erano 6.706, ovvero 702 in meno rispetto al 2019 (-9,5%).

«Una riduzione - commenta Cartabellotta – solo in parte compensata dal calo demografico».

Preoccupa il progressivo invecchiamento della categoria

A preoccupare è anche il progressivo invecchiamento della categoria: la quota di PLS con oltre 23 anni di specializzazione è passata dal 39% nel 2009 al 77% nel 2023, segno di un ricambio generazionale sempre più rallentato. In termini assoluti, la media nazionale è di 900 assistiti per PLS ma superano il massimale di 1.000 assistiti la Provincia Autonoma di Bolzano (1.139), il Piemonte (1.119) e il Veneto (1.008) e sono al limite in Lombardia con 992 pazienti, meglio in Liguria con 893.

«Nonostante il calo delle nascite – spiega il presidente – alcune grandi Regioni del Nord, come Lombardia, Piemonte e Veneto, registrano carenze rilevanti di PLS in termini assoluti. Al di là dei numeri, però, la distribuzione capillare sul territorio resta fortemente influenzata da variabili locali non sempre prevedibili. Per un’adeguata programmazione del fabbisogno è indispensabile che ogni Regione disponga di stime accurate sul numero di pediatri che intraprendono effettivamente la carriera di PLS, integrate con le proiezioni Istat sulla denatalità. Ma non basta: servono modelli organizzativi orientati al lavoro in team e una piena attuazione della riforma dell’assistenza territoriale prevista dal Pnrr (Case di comunità, Ospedali di Comunità, assistenza domiciliare, telemedicina), accompagnata da accordi sindacali coerenti con gli obiettivi di ricambio generazionale e distribuzione capillare dei PLS, come indicato negli stessi atti di indirizzo. Perché guardando ai pensionamenti attesi, nonostante il calo delle nascite, non è affatto scontato che le nuove generazioni di PLS siano sufficienti a garantire il ricambio, né tantomeno a colmare le carenze attuali, che rischiano di aggravarsi ulteriormente, in particolare nelle aree più periferiche».