Intervista al mago Sergio Starman terzo al campionato del mondo di magia
«Ho imparato a scegliere chi voglio essere. Non è facile ma sono grato. Ho inseguito il mio sogno, vivo di ciò che amo. Non ho mai mollato. Se vivi nell’amore, come per magia tutto accade».

La magia esiste. Ed è una cosa seria. Sergio A. Siepe, nato sotto il segno dei Pesci il 28 febbraio 1978, vive di magia ed è conosciuto in tutto il mondo come Sergio Starman. Mago di professione è appena salito sul podio, arrivando terzo, al Campionato del Mondo di Magia, quest’anno disputatosi a Torino. Un risultato che segna anche un punto alla prima parte della sua storia e la possibilità di iniziare a scriverne un’altra, sulla pagina bianca del suo personale libro.
Ha scelto la magia o è stata la magia a scegliere lei?
«Non ho scelto. Ero un bambino timido e introverso. Non socializzavo e i miei genitori mi cambiavano scuola pensando fosse colpa del contesto. A 9 anni conosco un coetaneo che si presenta “sono mago”. Ho sentito la magia scorrermi nel sangue, ho capito che volevo fare quello. Ho chiesto a mia madre e lei mi ha iscritto alla Escuela Master Magia Show di Buenos Aires. Acquisivo sicurezza a ogni “wow” del pubblico. Sono cresciuto con le monete e le carte al posto del pallone».
E non si è mai fermato.
«Con l’adolescenza mi esibivo nei ristoranti per cercare di ottenere una piccola indipendenza e a un certo punto ho pensato “posso farcela”. Non ho mai avuto un piano b. La magia è il mio mondo, la mia specialità, il mio mestiere. La chiave fondamentale è quella di darsi da fare, senza paura, per realizzare il proprio sogno. Puoi diventare il numero uno se studi tutti i giorni».
Italiano di origine ma cresciuto in Argentina, qual è la sua storia?
«Mio nonno era italiano e negli anni Cinquanta è emigrato in Argentina, con mio padre e mio zio, per lavorare ed è morto lì. Io sono nato e cresciuto fino ai 22 anni a Buenos Aires ma non ho mai pensato di rimanerci: non vi è la possibilità di crescere dal punto di vista umano ed economico. Non avrei potuto formare una mia famiglia ed essere libero. Prima mi sono trasferito negli Stati Uniti, poi in Italia».
Perché ha lasciato gli USA?
«Per praticare la magia pensavo fosse il miglior posto al mondo ma la vita non era come l’immaginavo. Ho risposto all’invito di mio zio e di tutta la famiglia italiana. Ora vivo a Valenza, ho base a Milano e poi ho girato tutto il mondo».
Quale l’impatto con l’Italia?
«All’inizio ho sfruttato i miei studi in Informatica per procurarmi un tetto sulla testa e il cibo nel piatto. Intanto ho studiato la lingua per poter vivere di magia e realizzare i miei spettacoli. Avevo la certezza di non voler tornare in Argentina ma nello stesso tempo qui la magia era percepita come qualcosa destinata ai bambini, per intrattenerli alle feste di compleanno. Occorreva abbattere quel limite ma nello stesso tempo essere parte di quel mondo a me completamente sconosciuto. Ho studiato con un prestigiatore e mi sono innamorato del mondo dei bambini, arricchendo le mie conoscenze e i miei punti di riferimento».
In parallelo ha proseguito con gli spettacoli per gli adulti?
«Sì, ho lavorato ai matrimoni, negli eventi aziendali e ho conosciuto il mondo dei concorsi dove nel 2011 ho debuttato e sono arrivato terzo. Ho impiegato la mia fantasia per creare un mio spettacolo. Mi rendevo conto, però, che avevo idee molto forti ma mi serviva anche un contesto, un filo conduttore, altrettanto potente. nel 2014 ero al Campionato europeo di magia e uno dei giudici mi detto chiaramente che li avevo delusi. Per due anni non ho partecipato alle competizioni e ho intrapreso un percorso interiore per studiare il mio io oltre la magia».
E poi?
«Quando mi sono detto “ah, ho capito!”, ho riscritto uno spettacolo. Nel 2017 ho partecipato al programma “Fool us” di Penn & Teller a Las Vegas e da lì è esploso il successo. Sono stato anche a “Tu sì que vales” e nel 2018 ho rappresentato l’Italia al campionato del mondo di magia in Corea, vincendo il terzo premio nella categoria Micromagia. Era dall’82 che un italiano non arrivava sul podio».
Si sono susseguiti, poi, una serie continua di successi, fino a Torino.
«Ovunque andassi, vincevo. Mi sono fermato per il Covid ma nel 2023 sono diventato Campione italiano di magia e ho atteso il Campionato del mondo adesso per chiudere il cerchio. E’ stata una vera emozione conquistare il terzo posto in Italia, a Torino».
La sua categoria è la Micromagia, quali le caratteristiche?
«E’ la magia che si può realizzare con piccoli oggetti, da un gioiello a una noce, da un tappo alle carte. Puoi fare magia con tutto ma la vedi vicino a te, creando empatia e unione tra le persone. Poi ognuno crea la sua routine, la sua composizione magica. Non amo invece le grandi illusioni che si vedono dalla platea, come le persone tagliate in due».
Ci sono altri maghi nella sua famiglia?
«Hanno altri talenti. Mia figlia Martina ha 17 anni e studia lingue, mio figlio Matias ha solo 11 anni ma ha già una visione imprenditoriale e ha creato un personal brand di abiti. Imparare a comunicare e imparare a “vendersi”: con queste abilità si può arrivare ovunque».
E sua moglie?
«Lei conosce ogni mio gesto e mi aiuta a scrivere in italiano i miei interventi, a decodificare perfettamente i miei pensieri. E’ la prima a vedere i miei numeri. In fondo, se riesci a “ingannare” tua moglie, puoi ingannare tutti».
Ha mai dovuto svelare un trucco?
«Mai».
E’ cambiata la percezione della magia in Italia rispetto al suo arrivo qui dall’Argentina?
«Allora il pubblico conosceva maghi che avevano rovinato l’idea stessa della magia, ora per fortuna ci sono professionisti diversi. Io stesso ho portato un livello alto».
Adesso ha altri obiettivi?
«Ho sempre rispettato il mio sentire e il percorso spirituale intrapreso sei anni fa mi ha portato a cambiare la percezione della vita, a uscire dalla mia zona di comfort. Non sono religioso però leggo la Bibbia, quella ancora in spagnolo, perché credo sia un manuale di vita, un manuale di imprenditoria: lì dentro c’è tutto. Adesso sto creando un’accademia per trasmettere ai giovani le mie competenze: penso sia fondamentale condividere e restituire agli altri una parte di quello che ho ricevuto. Mi sono messo in gioco. Finora ho seguito un percorso individuale, forse egoistico, dove pensavo a me e al mio successo, ora spero di aiutare e magari sentirmi dire dagli allievi che ce l’hanno fatta, che riescono a vivere di magia. Questa sarebbe una vittoria ancora più bella di quella del Campionato del mondo».
E’ soddisfatto del suo percorso?
«Ho imparato a scegliere chi voglio essere. Non è facile ma sono grato. Ho inseguito il mio sogno, vivo di ciò che amo. Non ho mai mollato. Se vivi nell’amore, come per magia tutto accade».