In Piemonte una piccola impresa su 2 è senza operai
«Il nostro tessuto imprenditoriale è pronto ad assumere, ma serve un investimento forte nella formazione professionale, nell’orientamento scolastico e in politiche attive per il lavoro che aiutino l’incontro tra domanda e offerta. Le imprese ci sono, il lavoro c’è, ma mancano i lavoratori formati. Non possiamo permetterci di lasciare questo potenziale inespresso» commentano il presidente Giovanni Genovesio e il segretario Delio Zanzottera.

Sul territorio piemontese una piccola impresa su 2 è senza operai: il risultato del report della Cna nazionale sulla mancanza di figure professionali adeguate.
Senza operai una piccola impresa su 2
Una piccola impresa su due in Piemonte vorrebbe assumere nella seconda metà del 2025, ma si scontra con una difficoltà sempre più marcata: la mancanza di figure professionali adeguate. Una problematica che ormai da tempo si propone e che non sembra avere soluzioni immediate. E’ quanto emerge dall’indagine condotta da Cna nazionale e confermata dai dati raccolti anche sul territorio piemontese.
La congiuntura non ferma la voglia di assumere
Nonostante un rallentamento della crescita economica rispetto agli anni post-pandemia, la voglia di assumere non diminuisce: a testimoniarlo è il fatto che il 50,8% delle imprese intende fare nuove assunzioni, in linea con quanto rilevato nel 2021, in piena ripresa post-Covid.
Edilizia, manifattura e servizi trainano la domanda di lavoro
I settori piemontesi che esprimono la maggiore volontà di assumere sono: le costruzioni: il 57,5% delle imprese del comparto, specialmente nei lavori edili e negli impianti, è alla ricerca di manodopera. Figure come installatori termoidraulici, elettricisti, muratori e capi cantiere sono tra le più richieste. La manifattura: qui la domanda si concentra soprattutto nella meccanica e nel sistema moda, due pilastri della manifattura piemontese. Il 56% delle imprese meccaniche e il 52,8% di quelle della moda cercano personale. Servono tecnici specializzati, addetti alla produzione, falegnami e operai esperti. I servizi: anche se leggermente sotto la media (45,6%), settori come ristorazione, trasporti, logistica e autoriparazioni spingono la domanda. Cuochi, camerieri, autisti, meccatronici e acconciatori sono tra i profili più ricercati.
Un mismatch che pesa sull’occupazione
Il vero ostacolo non è la volontà di assumere, ma l’impossibilità di trovare candidati con competenze adeguate. In Piemonte, come nel resto del Paese, una piccola impresa su tre non ha trovato alcun candidato idoneo. E non è questione (solo) di salario: appena il 7,7% delle imprese segnala richieste economiche troppo elevate. Il nodo principale è la carenza di competenze tecniche e pratiche, specie nelle professioni manuali e specialistiche. Dati confermati anche dall’ultimo rilievo di Unioncamere Piemonte che nella sua analisi sulle previsioni occupazionali di maggio certifica come siano difficili da recuperare il 49% delle figure professionali da inserire in azienda con medie persino superiori alla media nazionale. In Piemonte tra i diversi gruppi professionali, le difficoltà di reperimento si confermano maggiori per operai specializzati e conduttori di impianti e macchine (7.850 lavoratori previsti in entrata, il 63,5% dei quali di difficile reperimento) e dirigenti, professioni con elevata specializzazione e tecnici (5.780 ingressi, con una difficoltà media di reperimento del 51,3%). Nel primo insieme le criticità maggiori sono legate alla ricerca di operai specializzati nell’installazione e manutenzione di attrezzature elettriche ed elettroniche, prevista difficoltosa nell’85,5% delle 310 assunzioni programmate.
Il passaparola batte agenzie e centri per l’impiego
Il canale di ricerca più usato rimane ancora il passaparola, scelto dal 42,1% delle imprese piemontesi. Seguono le agenzie per il lavoro (21,5%) e gli annunci online (15,1%). Pochissime imprese si rivolgono ai centri per l’impiego (6,8%) o agli istituti formativi (10,7%). Un dato che evidenzia la necessità di rafforzare l’orientamento scuola-lavoro e creare sinergie più efficaci tra mondo della formazione e impresa.
La volontà di contratti stabili
Un altro elemento chiaro: le imprese piemontesi vogliono stabilità nei rapporti di lavoro. Il 34,6% punta a contratti a tempo indeterminato, mentre il 21,5% preferisce formule di inserimento come l’apprendistato. Solo una minima parte opta per contratti a termine o altre soluzioni temporanee.
Il parere
«Il nostro tessuto imprenditoriale è pronto ad assumere, ma serve un investimento forte nella formazione professionale, nell’orientamento scolastico e in politiche attive per il lavoro che aiutino l’incontro tra domanda e offerta. Le imprese ci sono, il lavoro c’è, ma mancano i lavoratori formati. Non possiamo permetterci di lasciare questo potenziale inespresso» commentano il presidente Giovanni Genovesio e il segretario Delio Zanzottera.