I dati del rapporto Unioncamere

Imprese under 35 secondo Unioncamere è una strage la continua perdita

«Il dato - spiega il presidente di Unioncamere, Andrea Prete - è figlio del contesto economico, ma è chiaro che su di esso ha pesato l’invecchiamento della popolazione. Del resto, secondo il Cnel, negli ultimi 20 anni abbiamo avuto oltre 2 milioni di lavoratori under 35 in meno».

Imprese under 35 secondo Unioncamere è una strage la continua perdita
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«Ogni giorno per 10 anni consecutivi l’Italia ha “perso” 42 imprese guidate da under 35». E’ la sintesi impietosa del report realizzato da Unioncamere in collaborazione con Infocamere.

Continua perdita delle imprese under 35 in Italia: i dati della strage

Il documento intende fare un quadro sulle imprese giovanili italiane, analizzando, regione per regione, quante sono le imprese guidate da persone con meno di 35 anni. Sono in totale 153mila le attività under 35 che, o per chiusure definitive o per superamento della soglia d’età degli amministratori, sono sparite. Nei territori del Nord Ovest è da registrare il primato della Lombardia, che detiene il maggior numero di imprese giovanili (74mila 126 nel 2024), con la perdita più lieve tra i territori del Nord Ovest.

In Liguria la perdita è più del 20%

La perdita in Lombardia si ferma al 15,1%, contro il 20,1% della Liguria, il 19,4% del Piemonte e il 17,2% della Valle d’Aosta. E’ chiaro il carattere negativo dei risultati del report, ma leggendo tra i numeri emerge una profonda trasformazione del modo di fare impresa in Italia. Beneficiano infatti le esperienze che hanno deciso di investire molto sull’innovazione e sulla sostenibilità, oltre a quelle del settore agricolo.

«La forte riduzione del perimetro - fanno sapere da Unioncamere - ha innescato una sensibile ricomposizione settoriale dell’imprenditoria giovanile. I servizi alle imprese, in particolare, registrano una crescita del 3,5% con quasi 2mila imprese giovanili in più nel decennio, mentre l’agricoltura mantiene sostanzialmente stabile la presenza degli under 35 (+0,06%), confermandosi un’opportunità imprenditoriale concreta per molti giovani».

Oltre a quello dei servizi alle imprese, che è passato dall’8,7% del 2014 all’11,8% del 2024, cresce anche il settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, cresciuto dal 6,4% all’8%.

Il caso della Lombardia

Da sempre il Nord Ovest ha giocato un ruolo trainante per l’economia della nazione, e non fa eccezione neanche per quanto riguarda l’impresa giovanile. Nel 2024 la Lombardia rimane la regione con il numero assoluto più alto di imprese giovanili, oltre 74mila. Nel 2014 erano molte di più: 87mila 355. La perdita, in percentuale, nel corso dei 10 anni è comunque più bassa della media nazionale: si è fermata al 15,1%, contro il 24% della media. Va detto che la Lombardia è anche la regione con il più alto numero di abitanti, oltre che di concentrazione di aziende e imprese. Nel 2024 le imprese giovanili lombarde hanno pesato sul totale delle imprese per il 7,9% (nel 2014 erano il 9,2% del totale) ,Al secondo posto nella classifica del Nord Ovest si trova la Regione Piemonte, che nel 2024 ha contato 36mila 530 imprese. Nel 2014 erano 45mila 305 imprese, con un calo del 19,4%. Sul totale delle imprese piemontesi, quelle under 35 nel 2024 sono state l’8,7% (nel 2014 erano invece il 10,1%). A seguire la Liguria: con 11mila 712 imprese under 35 nel 2024 (il 7,4% del totale regionale), ha registrato un calo del 20,1% nell’ultimo decennio (nel 2014 erano 14mila 660, il 9% del totale delle imprese liguri).

Il ruolo giocato dall’inverno demografico

«Il dato - spiega il presidente di Unioncamere, Andrea Prete - è figlio del contesto economico, ma è chiaro che su di esso ha pesato l’invecchiamento della popolazione. Del resto, secondo il Cnel, negli ultimi 20 anni abbiamo avuto oltre 2 milioni di lavoratori under 35 in meno. La nuova mappa settoriale dell’impresa giovanile mostra chiaramente una maggiore presenza in settori che richiedono competenze specializzate e promettono maggiori margini di innovazione. I giovani che oggi scelgono di fare impresa puntano su attività dove il valore aggiunto della competenza e della tecnologia rappresenta un fattore distintivo e competitivo. Questa trasformazione suggerisce la necessità di politiche mirate che, oltre a facilitare l’accesso al credito e la fase di avvio, supportino i giovani imprenditori nell’acquisizione delle competenze necessarie per operare in settori ad alta intensità di conoscenza e innovazione».

I comparti più colpiti

Se la trasformazione del tessuto imprenditoriale italiano ha avuto ripercussioni positive su innovazione e sostenibilità, i comparti che hanno avuto la peggio sono stati quelli tradizionali delle costruzioni e del commercio. Il rapporto di Unioncamere evidenzia come siano state oltre 40mila le imprese giovanili “perse” nel settore delle costruzioni, con un calo drastico del 38,7%, e oltre 66mila attività perse nel commercio, con una contrazione del 36,2%. Anche il mondo dell’artigianato ha pagato un prezzo elevato, perdendo nel decennio 47mila imprese giovanili.