Il Terzo Settore spinge l'economia del Nordovest
In Italia sono più di 132mila gli Ets iscritti al Runts a fine gennaio 2025.

Oltre 26mila organizzazioni non profit in Piemonte, più di 9.500 in Liguria e oltre 1.100 in Valle d’Aosta: questi i numeri che testimoniano la vitalità e il radicamento del Terzo Settore nel Nordovest italiano.
Dai risultati del Terzjus Report 2024 emerge come sia il Terzo Settore a spingere l'economia del Nordovest
In occasione della presentazione del Terzjus Report 2024, promossa dalla Consulta delle Fondazioni di Origine Bancaria del Piemonte e della Liguria e dalla Fondazione Terzjus, in collaborazione con il Forum del Terzo Settore Piemonte e CSVnet Piemonte ETS, è stata offerta una fotografia aggiornata e dettagliata degli Enti non profit nelle tre Regioni. In Italia sono più di 132mila gli Ets iscritti al Runts a fine gennaio 2025. Di questi, circa 39mila sono nuovi enti che non provengono dai precedenti registri. Le imprese sociali, nate dopo la Riforma fino alla fine del 2023, sono più di 5mila; i nuovi Enti filantropici raggiungono quota 339 e le Reti Associative riconosciute sono 54. Gli Ets beneficiari del 5×1000 (misura utilizzata da 17,5 milioni di contribuenti) sono più di 58mila. I corsi di laurea, master e corsi di perfezionamento sul Terzo settore, dopo la Riforma, sono quasi decuplicati. Anche per l'Economia Sociale numeri importanti: circa 54mila enti e imprese sociali per un'occupazione totale pari a 1,2 milioni persone.
I numeri del Terzo Settore
In Piemonte, dunque, sono censite dall’Istat oltre 26mila organizzazioni non profit, di cui quasi 10mila sono Enti di Terzo Settore iscritti al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (Runts) e quasi 9mila sono associazioni e società sportive dilettantistiche (Asd/Ssd) iscritte al Registro delle Attività Sportive Dilettantistiche (Rads). In Liguria, le organizzazioni non profit superano quota 9.500, con più di 3mila Ets e quasi 3.500 enti sportivi. In Valle d’Aosta si contano più di 1.100 non profit, di cui 316 Etse 439 Asd/Ssd. Sul totale degli enti sportivi nelle tre Regioni, meno del 3% risulta anche iscritto al Runts, confermando la tendenza nazionale che vede una limitata integrazione tra il mondo sportivo dilettantistico e quello del Terzo Settore. Questi dati confermano l’esistenza di un tessuto associativo, fondazionale e cooperativo fortemente radicato nei territori, in linea con la situazione nazionale. In media nelle tre Regioni, ogni 10mila abitanti si contano 23 Ets e 21 enti sportivi iscritti al Rads, con una punta di 35 enti sportivi ogni 10mila abitanti in Valle d’Aosta. La forma associativa è largamente prevalente (85% degli enti), mentre le cooperative sociali rappresentano il 2,5% e le fondazioni meno del 3%.
Occupazione e volontari
L’occupazione nel settore è quasi interamente concentrata nelle imprese sociali, poiché l’85% delle associazioni dichiara di non avere dipendenti o collaboratori. Dopo la crisi pandemica, si è registrata una ripresa dell’occupazione, più modesta in Piemonte e invece più marcata in Liguria e Valle d’Aosta. Il Piemonte conta 82.560 dipendenti, la Liguria 32.900, la Lombardia detiene il numero più elevato: 261.380 unità. Più del 73% degli Enti non profit presenti nelle tre Regioni beneficia del lavoro dei volontari per un totale di 570mila persone impegnate in attività di volontariato. La media dei volontari per ogni organizzazione è di circa 18 unità.
«L’analisi dell’insieme dei dati messi a disposizione dal sistema delle Camere di Commercio italiane conferma la rilevanza strategica per l’Italia dell’economia sociale sotto diversi profili - si legge nel rapporto - Anzitutto in relazione alla capacità di creare una quantità rilevante di posti di lavoro di qualità, soprattutto per professioni high skill e laureati, con quote superiori alla media destinate a donne e immigrati. Un’occupazione a elevato “valore aggiunto”, quindi, quella creata dagli enti dell’economia sociale, diffusa su tutto il territorio nazionale, particolarmente impegnata nelle aree interne e più svantaggiate del paese, capace di contribuire alla coesione sociale, favorire l’inclusività e le pari opportunità per tutti, attraverso la produzione di beni e servizi in settori fondamentali per il benessere delle persone e per uno sviluppo economico sostenibile delle comunità locali. Le grandi potenzialità dell’economia sociale non sono però ancora adeguatamente riconosciute e valorizzate nel nostro Paese».
Le urgenze
Il rapporto ne definisce numerose, come l’arrivo dell’autorizzazione europea per i nuovi regimi fiscali degli Ets e per i nuovi strumenti di finanza sociale. Un'attesa troppo lunga, che sembra ora sul punto di concludersi consentendo così di avere certezze circa la normativa fiscale applicabile. Un'attesa costosa: è stata pari a 161 milioni, la somma di cui gli Ets non hanno potuto beneficiare a motivo della mancanza di tale autorizzazione comunitaria. E poi, seconda urgenza, il 5x1000. Nel 2023, 731mila italiani in più hanno deciso di destinare il 5x1000 a un Ets, contribuendo così a sfondare il tetto del fondo a ciò destinato. Se il Governo non interverrà, agli Ets beneficiari mancheranno 28 milioni della somma totale sottoscritta. Non meno importante un “allineamento” delle Asd con finalità simili agli Ets che però non sono iscritte al Runts.
Un punto chiave riguarda, inoltre, le misure premiali per le erogazioni liberali.
«Grazie al Codice del Terzo settore, i contribuenti che destinano donazioni agli Ets possono godere di detrazioni/deduzioni fino al 35% dell’importo versato. Ebbene, tali misure - (dati del MEF) hanno fatto crescere, tra il 2018 e il 2022, sia il numero dei contribuenti donatori (+12,5%), sia l'ammontare complessivo delle donazioni (+25%). Perché allora – come avviene nella legge di bilancio – queste erogazioni liberali, per i contribuenti con redditi oltre i 75mila euro, sono soggette a una tagliola che rischia di scoraggiare il flusso donativo verso gli Ets? Bisogna cambiare strada, anzi (come avviene in altri paesi europei) incrementare le aliquote di detrazione rafforzando quanto già era stato previsto nel Codice del Terzo settore» ha illustrato Luigi Bobba, presidente Fondazione Terzjus.