Inchiesta

Il progetto di Roccavione diventa un modello nazionale per evitare la desertificazione dei centri

Parte dal piccolo centro di Roccavione (639 metri d’altitudine e 2.605 abitanti in Val Vermenagna, provincia di Cuneo) un progetto pilota per invertire la desertificazione commerciale, ridare nuova vita alle vetrine dei negozi abbandonati e ricreare con la bellezza e la storia il tessuto di comunità.

Il progetto di Roccavione diventa un modello nazionale per evitare la desertificazione dei centri
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Parte dal cuneese un progetto locale che diventa un modello nazionale per contrastare la desertificazione dei centri urbani.

Desertificazione dei centri urbani, per evitarla il progetto del centro nel cuneese diventa modello nazionale

Parte dal piccolo centro di Roccavione (639 metri d’altitudine e 2.605 abitanti in Val Vermenagna, provincia di Cuneo) un progetto pilota per invertire la desertificazione commerciale, ridare nuova vita alle vetrine dei negozi abbandonati e ricreare con la bellezza e la storia il tessuto di comunità. Un progetto che dalle Alpi Marittime si candida a diventare esempio per i tanti piccoli centri di tutta Italia colpiti dalla chiusura dei piccoli esercizi di prossimità e dal depauperamento dei centri storici. Si chiama «Incontri in vetrina a Roccavione», ed è stato presentato a Torino a Palazzo Piemonte dall’assessore al Commercio Paolo Bongioanni e dal sindaco di Roccavione Paolo Giraudo.

«Come tanti altri piccoli centri italiani, Roccavione - ha spiegato quest’ultimo - ha sofferto della progressiva chiusura dei piccoli negozi di prossimità e la difficoltà di rimettere sul mercato i locali commerciali sfitti. Così, lo scorso autunno, è nata l’idea da un gruppo di sei donne: Luisa Morena cardiologa; Stefania Armando farmacista, Mara Giraudo diretttore creativo; Antonella Russiano tributarista, Claudia Massa pensionata e Simona Aime esercente. Si sono unite in un gruppo di volontariato, hanno rintracciato i proprietari degli storici esercizi del paese via via chiusi nel tempo. Hanno ripulito vetrine deserte anche da trent’anni, le hanno ripristinate, le hanno trasformate in testimoni di memoria esponendo fotografie e strumenti di vendita rintracciati dalle famiglie degli storici proprietari».

Il brusco calo degli esercizi commerciali a Roccavione

Ma come si è arrivati a questo? Gli esercizi a Roccavione erano più di 50 fra il 1960 e il 1990; una trentina fino al 2020; oggi sono appena quindici. Sono spariti l’edicola-libreria (e per sostituirla si sono inventati un bookcrossing con i libri contenuti in un frigorifero), la macelleria e altri negozi di prima necessità. Le cause? Lo spopolamento della montagna, la concorrenza dei vicini centri commerciali, una circonvallazione che ha tagliato fuori il traffico dei turisti dal centro storico, e soprattutto la devastante chiusura del Tunnel stradale del Tenda che perdura dal 2020 e ha reciso i flussi con la Francia.

Dei 25 esercizi abbandonati, già otto sono le vetrine recuperate: l’ex barbiere, la merceria, le parrucchiere, la salumeria, l’ex Ristorante Tripoli, la ferramenta, l’ex venditore di sementi (il granatìn, com’è chiamato in piemontese), persino le ex scuole medie. Un lavoro di rimessa in luce che ha già dato i primi frutti, come racconta Giraudo:

«Tre di essi sono tornati a essere affittati e hanno riaperto: la vecchia maglieria dove oggi è tornata un’attività di riparazioni sartoriali, e due temporary shop che propongono l’ortofrutta degli agricoltori locali e i capi d’abbigliamento di una cooperativa sociale attiva nel campo della disabilità».

E siccome l’obiettivo è quello di restituire alla comunità quella funzione di incontro e aggregazione sociale che il piccolo commercio ha sempre garantito, una vetrina è diventata la “pagina social analogica” delle associazioni attive in paese con le attività e i programmi. Nell’ex pescheria dismessa aprirà la mostra d’arte di un apprezzato pittore locale, e da giugno il paese si accenderà di eventi che affiancheranno la tradizionale Castagnata d’autunno.

Il modello può essere esportato

Un modello virtuoso che può essere esportato:

«A Mondovì, a esempio abbiamo il 30% di locali commerciali sfitti - ha aggiunto Bongioanni - E quando un esercizio commerciale chiude, l’esperienza insegna che non riapre più. Dobbiamo salvaguardare i negozi di vicinato come punti di riferimento per i rapporti sociali e per la ricostruzione delle reti di comunità. Per questo un progetto come “Incontri in vetrina a Roccavione” rappresenta un esempio pilota nazionale, perché dimostra che a fare la differenza sono le persone. I negozi vivi sono la prima accoglienza che offriamo a chi viene a trovarci. Roccavione fa parte del Distretto del Commercio Alpi Marittime, che quest’anno sosteniamo con 80mila euro ma che per il prossimo anno rifinanzio in modo massiccio con 300mila e un bando che punta su due sfide chiave come la digitalizzazione e innovazione».

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