Il mondo delle partite Iva è sempre più precario: il rapporto della Cgia di Mestre
Le nostre 3 regioni nella classifica nazionale, stilata dagli analisti Cgia basandosi sui dati dell’Istat, si posizionano all’11° posto la Lombardia, con 1 milione 405mila persone a rischio povertà (14,1%), la Liguria al 13° posto con 207mila persone a rischio (13,8%) e il Piemonte al 14° posto, con 571mila persone a rischio (13,5%).

Gli esperti del centro studi della Cgia di Mestre, associazione che riunisce le piccole e medie imprese, il mondo delle partite Iva è sempre più a rischio di povertà ed esclusione sociale.
Partite Iva a rischio povertà ed esclusione sociale: il rapporto della Cgia di Mestre
Il mondo delle Partite Iva nel nostro Paese è sempre più precario. È quanto emerge da un rapporto pubblicato dal centro studi della Cgia di Mestre, che evidenzia con chiarezza come il rischio di povertà ed esclusione sociale sia molto più alto tra i lavoratori autonomi che in quello dei lavoratori dipendenti. Ma nel Nord Ovest la situazione è tutto sommato ancora sotto controllo: a fronte di una media nazionale che vede il 23,1% della popolazione a rischio (dato raccolto nel 2024), nei nostri territori il dato scende a quasi la metà, attestandosi al 13,9%. In termini assoluti, dei 13 milioni e 525mila persone in Italia che rischiano di cadere sotto la soglia di povertà, 2 milioni 197 mila sono residenti nel Nord Ovest.
La posizione delle nostre regioni nella classifica nazionale e il rapporto del rischio tra autonomi e dipendenti
Le nostre 3 regioni nella classifica nazionale, stilata dagli analisti Cgia basandosi sui dati dell’Istat, si posizionano all’11° posto la Lombardia, con 1 milione 405mila persone a rischio povertà (14,1%), la Liguria al 13° posto con 207mila persone a rischio (13,8%) e il Piemonte al 14° posto, con 571mila persone a rischio (13,5%).
«Tra tutti i nuclei che hanno come capofamiglia un lavoratore autonomo – spiegano dal centro studi dell’associazione che riunisce gli artigiani e le piccole imprese a Mestre – il rischio povertà o esclusione sociale è del 22,7%, mentre la quota riferita a tutte le famiglie con alla guida un lavoratore dipendente è decisamente inferiore e pari al 14,8 per cento».
La maggioranza degli autonomi è composta da artigiani e imprese individuali
In tutto il Paese i lavoratori autonomi sono stimati in 5 milioni 170mila unità, ma poco meno della metà operano in regime dei minimi. Significa che si tratta di piccoli artigiani, imprese individuali senza strutturazioni organiche, con fatturati annui al di sotto degli 85mila euro. «E’ il caso – così da Cgia - di tanti giovani, di altrettante donne e di molte persone in età avanzata soprattutto del Mezzogiorno che sbarcano il lunario con piccoli lavori/consulenze senza disporre di alcun ammortizzatore sociale e/o sostegno pubblico. Soggetti che faticano a incassare le proprie spettanze e che, nella stragrande maggioranza dei casi, si trovano in condizioni economiche molto fragili e, quindi, a forte rischio di povertà o esclusione sociale». Nel rapporto gli studiosi prendono in considerazione anche un elemento di stretta attualità, ossia l’applicazione dei dazi da parte del presidente Usa alle merci importate negli Stati Uniti: nonostante le piccole imprese non abbiano a che fare coi mercati esteri, i lavoratori autonomi potrebbero essere i primi a pagare il prezzo di un aumento dell’inflazione, determinato da una flessione della crescita economica.