Lo studio dell’Osservatorio previdenziale sulla spesa pubblica e sulle entrate 2025 del centro studi e ricerche Itinerari previdenziali, realizzato in collaborazione con Cida conferma che il peso del fisco è concentrato su una minoranza di contribuenti. Una minoranza che si colloca soprattutto al Nord.
Un quinto dell’Irpef nazionale è pagato dai lombardi: il Fisco pesa di più al Nord
«Si dice spesso che l’Italia sia un Paese oppresso dalle tasse. Ma è davvero così? I numeri dicono di no. Il problema non è che tutti paghino troppo, ma che pochi paghino per tutti. Quasi un cittadino su due non versa nemmeno un euro di Irpef, e così poco più di un quarto dei contribuenti si fa carico da solo di quasi l’80% dell’imposta – dichiara Stefano Cuzzilla, presidente Cida – questo squilibrio logora il ceto medio, scoraggia i giovani e mette a rischio il futuro del Paese. Per questo, alla vigilia della legge di bilancio, chiediamo alla politica scelte coraggiose: meno evasione, più equità, investimenti veri su lavoro e salari».
Per quanto riguarda l’Irpef relativo ai redditi 2023 (dichiarazioni 2024), il Nord contribuisce per 117,4 miliardi, pari al 56,69% dell’Irpef totale, il Centro con 45,1 miliardi cioè il 21,79%, e il Sud con 39,7 miliardi e quindi per il 21,51%. In particolare, la Lombardia, con poco meno di 10 milioni di abitanti, versa 46,8 miliardi, più dei 44,6 miliardi versati dal Sud che ha il doppio degli abitanti (19,9 milioni) ma anche dei 45,1 miliardi (41,3 del 2022) del Centro che conta 11,7 milioni di abitanti.
Il Lazio in testa alle classifiche dei versamenti pro capite
In una sorta di classifica dettata dal versamento pro capite per contribuente, in testa si posizionano il Lazio con 7.570 euro e la Lombardia con 7.511 euro (a livello di percentuale però è prima la Lombardia con il 22,59%, il doppio rispetto al Lazio); il Piemonte è quinto con 6.464 euro (pari all’8,30) e la Liguria sesta con 6.340 euro (ma decima per percentuale con il 2,95%). Dopo l’Irpef, l’Iva è l’imposta che contribuisce maggiormente alle entrate del bilancio statale. L’ammontare medio per ciascun contribuente del Nord è di 6.736 euro; 6.581 euro al Centro e 4.821 euro al Sud e la distribuzione territoriale dell’Iva conferma lo squilibrio Nord-Sud evidenziato per le altre imposte, con il Nord che versa 6 volte l’importo versato dal Sud. Il gettito pro-capite evidenzia un elevato livello di sommerso: il Nord (27.477.166 abitanti) ha un pro-capite di 3.615 euro; il Centro (11.711.089 abitanti) versa – anche grazie alla presenza delle amministrazioni e aziende pubbliche o partecipate -3.395 euro per cittadino mentre il Sud (19.782.975 abitanti) versa appena 860 euro.
Il gettito Irap sulle altre imposte dirette
Per quanto riguarda le altre imposte dirette, il gettito dell’Irap (imposta regionale sulle attività produttive) è stato di 27,700 miliardi suddivisi fra Nord (12,888), Centro (10,980) e (Sud 3,831). Dato che il costo pro capite per la spesa sanitaria è abbastanza omogeneo nelle varie regioni italiane, anche per l’Irap si pone il tema del difficile finanziamento del welfare a livello regionale soprattutto per quanto concerne il Sud.
Anche l’Ires, l’imposta sul reddito delle società, evidenzia lo squilibrio economico-produttivo del Paese con il Nord che versa 32,22 miliardi, seguito dal Centro con 11,05 e dal Sud con 5,70 miliardi.
Altrettanti rilevanti, sono i profili di distribuzione dei contribuenti che, sulla base di quanto dichiarato nel 2024, hanno corrisposto almeno 1 euro di Irpef nel 2023. Sommando tutte le fasce di reddito fino a 29mila euro, si evidenzia dunque che il 72,59% dei contribuenti italiani versa soltanto il 23,13%: di tutta l’Irpef: «Una fotografia più vicina a quella di un Paese povero che di uno Stato membro del G7 e che parrebbe oltretutto poco veritiera guardando a consumi e abitudini di spesa degli italiani, che figurano ai primi posti in Europa per possesso di abitazioni, moto e autoveicoli, smartphone e abbonamenti a pay-tv» commenta Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, nel corso della sua relazione. Ma quindi chi paga davvero le tasse in Italia? Al 2023, le imposte pagate da un lavoratore dipendente con un reddito tra 35 e 55mila euro sono 34 volte quelle di un reddito tra 7.500 e 15mila euro, mentre tra 100mila – che valgono al netto delle tasse circa 52mila euro – e 200mila euro sono pari a 149 volte; con oltre 300mila euro di reddito, l’imposta equivale a 814 lavoratori tra 7.500 e 15mila euro (133 con redditi tra 15 e 20mila). «Malgrado il miglioramento di Pil e occupazione – precisa Brambilla – il 43,15% degli italiani non ha redditi e, di conseguenza, vive a carico di qualcuno. Sono invece 1.184.272 i soggetti (in aumento di oltre 170mila unità sullo scorso anno) che denunciano un reddito nullo o negativo, non pagando quindi né tasse né contributi».