Cultura e tradizione

Il carnevale storico più antico d'Italia è a Ivrea

Il carnevale è noto soprattutto per per la «Battaglia delle arance» che dura tre giorni e che rappresenta la rivolta del paese, in tempo medievale, contro il signore locale, deve la nascita della tradizione a una donna.

Il carnevale storico più antico d'Italia è a Ivrea
Pubblicato:

Alla scoperta del carnevale storico più antico d'Italia a Ivrea.

Quello di Ivrea è il carnevale storico più antico d'Italia

Il Carnevale di Ivrea è il più antico Carnevale storico d’Italia, noto soprattutto per per la «Battaglia delle arance» che dura tre giorni e che rappresenta la rivolta del paese, in tempo medievale, contro il signore locale, deve la nascita della tradizione a una donna. Nata dalla commistione tra storia e leggenda, fra ricordo e celebrazione la Mugnaia è il personaggio più importante, èl’eroina elevata proprio a simbolo della libertà conquistata dal popolo in rivolta.

La storia della tradizione

All’epoca del marchese Raineri di Biandrate, la giovane popolana e novella sposa Violetta, si oppose con coraggio alle attenzioni del tiranno che, non contento di vessare il popolo con tasse e maltrattamenti, aveva imposto alle giovani spose lo jus primae noctis. La giovane giurò al marito Toniotto che non avrebbe accettato un simile ricatto. Salita al castello la sera delle nozze, estratto un pugnale dalle vesti, mozzò la testa del tiranno e la mostrò al popolo intero dagli spalti: quello fu il segno della rivolta.

Tutto iniziò nel 1858

Dal 1858 e ancora oggi, scelta tra le giovani spose, la sua identità è tenuta nascosta sino alla sera del sabato di Carnevale, quando viene presentata alla cittadinanza dal balcone del municipio. Accompagnata dal Generale, dalla sua scorta e dagli altri personaggi del corteo storico, la Mugnaia guida poi la sfilata attraverso il centro della città nella sua prima uscita a piedi e poi a bordo del cocchio dorato, dal quale lancia alla folla caramelle, cioccolatini e fiori. Il Carnevale di Ivrea prende vita il 6 gennaio con l’investitura del Generale e la consegna di sciabola e feluca. Per ricordare, invece, gli Abbà e l’origine dei festeggiamenti, ogni anno vengono scelti dieci bambini, due per ciascuna delle cinque parrocchie della città e che vengono presentati il sabato precedente la terzultima domenica di Carnevale. Nel 1700 l’Abbà, infatti, era il capo della Badia, un’associazione di giovani che organizzava feste dei singoli rioni, e portava come insegna un pane conficcato su una picca.

Verso la battaglia delle arance

Nelle domeniche successive fagiolate, pranzi e altri momenti di rievocazione fino al giovedì grasso (27 febbraio) con sfilate quando si entra nel vivo con sfilate e feste, per arrivare alla Battaglia delle arance alla domenica con nove squadre impegnate. Il martedì si bruciano gli «scarli»: quanto più velocemente le fiamme risalgono i pali di legno dei rioni, tanto più la folla all’esclamazione “a brusa!.. a brusa!”, sottolinea il segno di buon auspicio per l’anno appena iniziato. Il Carnevale si conclude il mercoledì delle Ceneri con la tipica mangiata di Polenta e Merluzzo in piazza Lamarmora.

Commenti
Lascia il tuo pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *