Gli aumenti dei prezzi del cacao preoccupano i produttori di cioccolato
Da tempo il mercato del cacao soffre il rincaro: si è passati da 1500 sterline a tonnellata del periodo Covid (il prezzo è fissato in sterline per motivi coloniali: ndr) a 2mila sterline nel 2023 fino ad arrivare alle 6mila sterline a tonnellata del 2024, con picchi ad aprile e a novembre.

Produttori di cioccolato e golosi preoccupati dall'aumento dei prezzi del cacao dettato da fattori climatici e speculativi.
I prezzi del cacao in aumento, preoccupano produttori di cioccolato e golosi
Si potrà mangiare ancora cioccolato? L’aumento del prezzo del cacao ha preoccupato i golosi ma soprattutto i produttori. Un aumento dettato da fattori climatici e speculativi che sembra, al momento, essersi arrestato ma che non verrà riassorbito velocemente.
«Da tempo il mercato del cacao soffre il rincaro: si è passati da 1500 sterline a tonnellata del periodo Covid (il prezzo è fissato in sterline per motivi coloniali: ndr) a 2mila sterline nel 2023 fino ad arrivare alle 6mila sterline a tonnellata del 2024, con picchi ad aprile e a novembre - spiega Andrea Saini, presidente di Laica spa, di cui è amministratore delegato insieme alla sorella Lucia e al fratello Fabio - una cifra che non ci saremmo mai aspettati. le cause? Quattro raccolti siccitari in Ghana e Costa d’Avorio (principali produttori di cacao a livello mondiale), lo stato di salute delle piante e le speculazioni».
L'ultima piaga che ha indebolito la produzione
Gli Stati, con l’aumentare dei costi dei fertilizzanti, ne hanno forniti ai coltivatori in quantità minori e questo ha indebolito la produzione; pochi mesi fa si è aggiunta l’ennesima piaga: un virus, veicolato da una cocciniglia, che può essere sconfitto solo tagliando la pinta stessa e bruciando il terreno. Non tutti i coltivatori scelgono di intervenire subito e di conseguenza i raccolti sono dimezzati e le nuove piante necessitano di 4-5 anni prima di poter produrre.
«Sono aumentati i costi del cacao ma anche dei parametri tecnici come burro di cacao, pasta di cacao e cacao in polvere: i primi trasformatori hanno aumentato le pretese - continua Saini - e abbiamo assistito a una contrazione di margini e volumi. Stesso problema lo sta vivendo il caffè. Speriamo che la situazione non peggiori ma ci vorrà tempo prima che si assista a una discesa: le previsioni sono del 10% in un anno. Per quanto riguarda le vendite, Ico (l’Organizzazione internazionale del cacao) aveva ipotizzato a marzo una diminuzione della domanda mondiale di cacao del 4,8% mentre i dati del primo trimestre si sono attestati a un meno 3%».
Chi mangia cioccolato, insomma, vuole continuare a gustarlo e lo sceglie di qualità «anche se si ha uno spostamento verso il surrogato. Il cioccolato fondente contiene il 50% di cacao, quello al latte un 30%, il surrogato il 4% utilizzando la polvere e quindi la parte meno nobile» precisa Saini. Dalla fava di cacao, infatti, macinata si produce la pasta con la materia grassa da cui, con la spremitura, si ottiene il burro di cacao e quello che rimane ancora è la polvere, quindi una fava sgrassata. «Chi commette “un peccato di gola”, lo commette bene e sceglie un cioccolatino buono - dice ancora il presidente di Laica spa - mentre nei prodotti da forno è più facile che si inseriscano dei surrogati. La domanda, dunque, è resiliente. Quello che non sappiamo valutare oggi è se il passaggio diventerà strutturale a causa del perdurare dei prezzi elevati del cacao. Noi, con la Pasqua, abbiamo mantenuto i volumi degli anni precedenti, ampliando l’offerta».
Laica produce ogni giorno 5 milioni di cioccolatini di 350 tipi diversi, con 10 linee di produzione e 250 addetti, nella sua sede di Arona, nata nel 1946: «La metà del nostro fatturato è diviso tra 70 Paesi esteri - chiarisce Saini - Mio nonno è nato lavorando con le farine in un sistema di produzione moderno: è stato ucciso in un agguato fascista perché non voleva cedere un mulino ma mio padre, Lino, aveva il concetto di industria nel sangue e ha seguito quella direzione. Abbiamo sempre pensato che la “I” di Laica volesse dire italiana, quindi Lavorazione italiana cioccolato e affini invece significa industriale. Un concetto che rappresenta una visione: vuol dire applicare su grande scala una modalità artigianale, vuol dire preparare un prodotto bene fatto grazie alla potenza delle macchine che derivano dalla rivoluzione industriale. Un approccio di cui siamo orgogliosi. Ci vogliono fino a 16 ore per produrre il cioccolato vero e servono gli strumenti coretti: una produzione industriale è un plus per poter rispettare le ricette». Non a caso Willy Wonka possiede una fabbrica di cioccolato.