La storia

Fugge dall'Africa dalle torture fino alla laurea a Milano: la storia del 27enne Mamadou Hady Balde

Mamadou Hady Balde, fuggito dall'Africa e dalle torture per laurearsi a Milano.

Fugge dall'Africa dalle torture fino alla laurea a Milano: la storia del 27enne Mamadou Hady Balde
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La storia del 27enne Mamadou Hady Balde, fuggito dall'Africa e dalle torture, si è laureato a Milano.

Mamadou Hady Balde, fuggito dall'Africa e dalle torture per laurearsi a Milano

Dalla Guinea Conakry alla Specialistica in Economia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano passando attraverso la laurea in Economia Aziendale all’Università del Piemonte Orientale di Novara. La storia di Mamadou Hady Balde, 27 anni, è una storia di riscatto nei confronti della vita scritta con il pennino intinto nel calamaio della determinazione. Dieci anni fa lascia la famiglia e inizia il lungo viaggio verso la Libia attraversando il Mali, il Burkina Faso, il Niger e il Ciad; non rifiuta alcun lavoro perché il suo obiettivo è chiaro e l’Italia diventa quel ponte necessario per raggiungere la Francia. Ma nel lungo tragitto Mamadou viene comprato, torturato e venduto. Quando viene pagato il riscatto per la liberazione riesce a imbarcarsi e dopo tre giorni in mare sbarca in Sicilia e inizia il viaggio di risalita dello Stivale fino alla “rivincita” che porta il timbro dell’ateneo novarese.

Un viaggio di anni prima di arrivare in Italia

«Ho lasciato la mia famiglia nel 2014 alla ricerca di un mondo migliore perché volevo studiare. Ho trovato diversi passaggi sui mezzi più disparati per raggiungere la costa e per potermi pagare il viaggio ho fatto tutti i lavori possibili e una volta raggiunta Tripoli ho fatto dal muratore alle pulizie fino all’agricoltore».

Una volta in Libia una drammatica scoperta

«Ero stato venduto e per pagare il riscatto avrei dovuto chiedere i soldi alla famiglia; ma io non ho mai chiamato. Chi non collaborava veniva torturato e abbiamo rischiato di morire di fame. Visto che non collaboravo sono stato comprato e ho dovuto saldare il debito alla persona che mi ha acquistato e così ho dovuto lavorare per lui. Poi ho dovuto anche mettere da parte dei soldi per pagarmi il viaggio verso l’Italia».

Un viaggio su un barcone della speranza

«Siamo partiti all’alba su una imbarcazione con circa 150 disperati. La persona che aveva la bussola non sapeva usarla, ma se lo avesse ammesso sarebbe stato picchiato. Così ci siamo persi e dopo una giornata di mare siamo stati raccolti da una nave della Croce Rossa spagnola. Non dimenticherò mai il ragazzo tedesco che mi ha teso la mano».

Dopo due giorni l’arrivo in Sicilia

«Sì, e da lì siamo stati smistati e io ho raggiunto Torino. Per motivi di salute sono stato portato a Novara. Ero disperato perché non capivo una parola di quello che dicevano, ma sapevo che tanto avrei dovuto proseguire verso la Francia, per cui l’Italiano non era un grosso impedimento».

Galeotto fu un incontro

«Alla cooperativa a cui vengo affidato conosco la maestra di Italiano, Costanza, che mi convince a stare in Italia. Mi fa capire che anche qui si può studiare e che l’italiano non è poi così difficile per chi parla il francese. La sua autorevolezza mi fa capire che il mio sogno si può avverare qui, inizio a prendere confidenza con la lingua e quando Costanza mi corregge i compiti mi dice che sono tutti corretti. Mi sprona e mi motiva. A lei vanno il mio grazie e la mia riconoscenza».

Inizi così a conseguire i primi risultati

«Conseguo la licenza media al Cp1 di Novara con il nove, poi inizio a fare uno stage a Cameri che mi porta dritto a un posto di lavoro a Vercelli. Il lavoro mi serve non per un’occupazione in sé, ma per avere i soldi per studiare così mi diplomo al Mossotti, alle serali, con 96/100. Un traguardo che mi permette di iscrivermi all’Upo di Novara e conseguire la laurea in Economia aziendale con 105/110. Un trampolino che mi porta alla specialistica in Economia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Attualmente sono iscritto al primo semestre e spero di raggiungere anche questo traguardo».

Qual è il tuo sogno?

«Lavorare in una Fondazione che si occupi dell’Africa, altrimenti impiegarmi nel settore pubblico. Vorrei comunque essere utile per l’Africa e poter fare qualcosa per quanti, come me, sognano un futuro migliore».

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