Ecco dove è più difficile comprare casa
L'indagine condotta dall'osservatorio dell'associazione che riunisce i costruttori edili.
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La casa è sicuramente il bene primario più difficile da acquistare. Ad avere la liquidità necessaria per potersi permettere l’acquisto diretto di un appartamento o di una villetta in periferia sono davvero in pochi, ed è per superare questo scoglio che intervengono le banche con i prestiti e i mutui. D’altronde non si può rimanere senza un tetto sopra la testa, e per chi sceglie di non affittare una casa le alternative rimangono poche. Ma quali sono i posti dove questa impresa, per le famiglie a basso reddito, è più difficile? E com’è la situazione del mercato immobiliare, nel pieno della crisi economica di cui si continua a sentire parlare? Quante sono le case vuote nei nostri territori?
Le trasformazioni del mercato immobiliare negli ultimi anni
Ecco come cambia il mercato immobiliare: secondo un’indagine prodotta dall’associazione che riunisce i costruttori edili di tutta Italia, nei primi 9 mesi del 2024, per quanto riguarda il credito immobiliare, viene riflessa una flessione negativa del 16,3 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Dalla grande crisi finanziaria del 2008 in poi il settore ha attraversato tutta una serie di mutamenti, che con la pandemia e le successive misure di ripartenza hanno avuto un nuovo capitolo. "Le scelte di allocazione del portafoglio crediti da parte delle banche – fanno sapere da Ance - sono state spesse volte drastiche. I dati della Banca d’Italia sui finanziamenti destinati a investimenti in costruzioni, fotografano una situazione molto chiara: dallo scoppio della crisi del 2008, i livelli di finanziamenti erogati alle imprese edili hanno continuato a diminuire (al netto di lievissimi segni positivi molto altalenanti in alcuni anni), determinando una grave crisi di liquidità per il tessuto produttivo. Basti pensare che nel 2007 il settore bancario destinava a investimenti in costruzioni oltre 52 miliardi di euro, mentre il 2023 si è chiuso con un ammontare di 11,3 miliardi di euro, un calo che sfiora l’80%. Solo la pandemia e gli interventi tempestivi sul Fondo di garanzia per le PMI e Sace hanno permesso di evitare il peggio".
In totale sono 9 milioni e mezzo le case non occupate in Italia
Quello della casa rimane un problema serio: a fronte di molte persone che non riescono più ad avere accesso a un finanziamento per acquistare una casa, ci sono molte abitazioni che sono sfitte: in tutta Italia secondo l’ultimo censimento Istat del 2021 risultano 9 milioni 581 mila e 772 abitazioni non occupate, su un totale di case di oltre 35 milioni. La situazione presenta delle problematiche anche per l’accesso ai mutui: le difficoltà maggiori per le famiglie che vogliano acquistare una casa si riscontrano nei grandi centri urbani: "Tali criticità, oltre a precludere l’acquisto della casa alle famiglie meno abbienti, hanno nel tempo creato quella che potremmo definire una “fascia grigia” di famiglie, con un reddito relativamente elevato per poter accedere agli alloggi popolari, ma non sufficiente a fronteggiare le richieste nel libero mercato". E le situazioni più difficili si hanno nei grandi centri metropolitani, con la città di Milano in testa all’82,9%, e a seguire Roma e Firenze, con circa il 61%.
In Piemonte va un po' meglio
Mentre invece valori più contenuti dell’indice si osservano in alcune aree del Piemonte: in particolare, si segnalano ben 3 capoluoghi piemontesi (Alessandria, Biella e Vercelli) con un indice addirittura al di sotto del 19%. Per la Liguria, nella classifica troviamo il capoluogo di Imperia, con questo indice al 53,2%. Il Piemonte è presente nella classifica dei luoghi dove comprare casa è meno difficile con le province di Novara (19,8%) e Asti (20,1%).
Bene i costruttori
Se il mercato della casa però stenta a decollare, lo stato di salute delle realtà che le case le costruiscono non parrebbe in cattive condizioni. I dati delle casse edili consentono di fornire indicazioni anche a livello territoriale per quanto concerne le dinamiche di ore lavorate e lavoratori iscritti. Relativamente alle ore lavorate, si osserva come il dato nazionale riferito ai primi 9 mesi del 2024 (+4,2%) sia la sintesi di un andamento differenziato nelle diverse aree geografiche del paese. In particolare, nel Centro-Sud si rilevano variazioni positive di entità nettamente superiore alla media, come nel caso delle Marche, dove si è raggiunto un incremento tendenziale del +12,3%; segue la Campania con +9,9% e la Calabria, con +8,4% su base annua. Di contro, due regioni del Nord sperimentano un primo rallentamento: Valle d’Aosta (-1,3%) e Piemonte (-0,7%). Con riferimento ai lavoratori iscritti, il buon andamento dell’occupazione nelle casse edili su scala nazionale (+5,5%) è comune a tutte le tre macroaree, contraddistinte da incrementi piuttosto simili. Analogamente alle ore lavorate, le Marche sono la regione con il più alto tasso di crescita nella media dei primi 9 mesi del 2024 (+11% su base annua), ed altrettanto positiva è la performance sia dell’Abruzzo (+9,8%) e sia della Campania (+8,4%). Generalmente gli ultimi anni comunque hanno visto un incremento notevole anche delle imprese del settore, che sono cresciute in media da 2,7 addetti ciascuna ai 2,9 del 2022. Nei nostri territori si è visto un maggiore incremento in Lombardia, che guida la classifica nazionale in termini assoluti con un saldo positivo (nel 2022) di quasi 9 mila imprese. La distanza dal resto del podio è notevole: Emilia Romagna e Lazio si attestano sulle 5 mila unità.