L'analisi congiunturale

Dopo 3 trimestri in contrazione le attese delle imprese piemontesi tornano in positivo

E’ quanto emerge dall’indagine congiunturale realizzata a marzo dal Centro Studi dell’Unione Industriali Torino tra un campione di circa 1.300 aziende manifatturiere e dei servizi del sistema confindustriale piemontese.

Dopo 3 trimestri in contrazione le attese delle imprese piemontesi tornano in positivo
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Bene occupazione e investimenti, timori su export e redditività. Le attese delle imprese piemontesi tornano in positivo dopo tre trimestri in contrazione.

Le attese delle imprese piemontesi tornano in positivo dopo 3 trimestri in contrazione

E’ quanto emerge dall’indagine congiunturale realizzata a marzo dal Centro Studi dell’Unione Industriali Torino tra un campione di circa 1.300 aziende manifatturiere e dei servizi del sistema confindustriale piemontese. Dalle imprese, dunque, arrivano attese positive per occupazione (saldo ottimisti/pessimisti al +7,0%), produzione (+4,4%) e ordini (+2,9%), mentre restano negativi i saldi per l’export (-3,6%) e la redditività (-5,2%). Questi ultimi sono legati all’attesa dei dazi, non ancora entrati in vigore al momento della rilevazione ma ampiamente anticipati, e quindi dati per scontati da chi ha risposto all’indagine. Ciononostante, gli investimenti vengono confermati e interessano oltre il 70% delle aziende. Addirittura, un quarto delle imprese rispondenti ha programmato l’acquisto di nuovi impianti, un dato in crescita. In questo quadro, l’indice di utilizzo di impianti e risorse resta stabile al 77% mentre si riduce il ricorso alla Cig, attivata dal 10,5% dei partecipanti all’indagine, percentuale che cresce nel manifatturiero, dove sale al 14,1%.

«Un risultato tutt’altro che scontato, soprattutto dopo mesi di annunci sui dazi che espongono a notevoli rischi il nostro export. L’andamento che registriamo dalle risposte che compongono questa indagine conferma, invece, la resilienza del nostro sistema produttivo, capace di adattarsi rapidamente a scenari altamente complessi grazie alla forza delle filiere, alla qualità del Made in e alla capacità di presidiare mercati strategici a livello globale. Si tratta di un segnale importante, che va colto per continuare a investire, innovare e rafforzare la competitività per trasformare questa ripresa in crescita strutturale» commenta Andrea Amalberto, presidente di Confindustria Piemonte.

La differenziazione dei settori

I settori come sempre si differenziano. Se da un lato nel comparto manifatturiero si rileva una certa prudenza (per la produzione, saldo fra ottimisti/pessimisti al +1,7%), dall’altro il terziario prosegue la crescita avviata dalla pandemia in poi (saldo al +10,4%), anche in virtù di una bassa incidenza dell’export. Migliorano le attese per cartario grafico (+24,1%), edilizia e impiantisti (+15,3%), chimica (+10,4%) e tessile-abbigliamento (+5,9%). Resta negativa la metalmeccanica: -6,1%, che diventa -24,6% per le realtà dell’automotive e -2,7% per quelle della meccatronica.
In termini dimensionali, fra le realtà con meno di 50 dipendenti l’indice di fiducia sulla produzione è al +3,2%, mentre fra quelle con 50 o più addetti si attesta al +7,2%, in maniera inversamente proporzionale alla quota di export sul fatturato.

Guardando ai territori, le attese sulla produzione si presentano sopra la media regionale a Verbania (15,7%), Asti (11,4%), Cuneo (+6,7%), Biella, che torna positiva dopo 7 trimestri (+7,5%) e Torino (4,5%). Prudenti ma ancora positive le attese ad Alessandria e Novara (+3,5% e +2,5%). Negativi i saldi per Vercelli (-4,8%) e Canavese (-7,1%). E Torino? Il saldo, pari a +4,5%, migliora rispetto a quello del I trimestre (+0,3%).

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