Dazi Usa per i prodotti italiani: ecco quali sono quelli che rischiano di più secondo la Cia-Agricoltori italiani
«L’export agroalimentare negli Usa è cresciuto del 158% in dieci anni - ha dichiarato il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini - e oggi gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato di riferimento mondiale per cibo e vino Made in Italy, con 7,8 miliardi di euro messi a segno nel 2024».

Dazi Usa sui prodotti italiani: la Cia-Agricoltori italiani ha stilato un report per capire quali siano quelli che rischiano di più. .
Quali sono i prodotti che rischiano di più per i dazi Usa
Tra i prodotti che più rischiano per eventuali dazi americani, ci sono i vini rossi piemontesi, l’olio d’oliva ligure e il Grana padano. Anche se va peggio per Chianti e Amarone, piuttosto che Pecorino Romano, Prosecco e sidro di mele. È quanto emerge dall’analisi di Cia-Agricoltori Italiani, presentata nei giorni scorsi alla sua X Conferenza economica a Roma, sulla base dei dati di Nomisma e dell’Ufficio studi confederale.
«L’export agroalimentare negli Usa è cresciuto del 158% in dieci anni - ha dichiarato il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini - e oggi gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato di riferimento mondiale per cibo e vino Made in Italy, con 7,8 miliardi di euro messi a segno nel 2024». Ecco perché invoca «un’azione diplomatica forte per trovare una soluzione e non compromettere i traguardi raggiunti finora, visto che abbiamo anche più da perdere. Gli Usa, infatti, valgono quasi il 12% di tutto il nostro export agroalimentare globale, mettendoci in testa alla classifica dei Paesi Ue, molto prima di Germania (2,5%), Spagna (4,7%) e Francia (6,7%)». E ha dettato la linea: «Bisogna agire e fare di tutto per contrastare l’effetto deflagrante dei dazi Usa alle porte, tra danni enormi a imprese e cittadini, dilagare dell’Italian sounding e spazi di mercato a rischio occupazione da parte di altri competitor. A partire proprio dai prodotti e dalle regioni più esposti verso Washington».
Il vino è tra i comparti più penalizzati
Tra i comparti maggiormente penalizzati c’è quello del vino italiano, per il quale gli Usa sono la prima piazza mondiale con circa 1,9 miliardi di euro fatturati nel 2024, un peso sulle esportazioni agroalimentari oltreoceano del 26% e con “esposizioni” più forti di altre a seconda delle bottiglie. Tra gli altri, a dipendere maggiormente dagli Stati Uniti per il proprio export ci sono i vini rossi piemontesi Dop, con una quota del 31%, e un valore esportato di 121 milioni di euro nel 2024. Eventuali dazi potrebbero lasciare strada libera ai competitor. E Cia ha sottolineato come sia difficile recuperare rapporti solidi con i buyer Usa, una volta che questi siano costretti a interrompere le relazioni con l’Europa per cercare altri mercati internazionali.
Il peso degli Stati Uniti per l'olio di oliva italiano
Anche per l’olio d’oliva italiano gli Stati Uniti hanno un peso significativo, pari al 32% del proprio export (937 milioni di euro nel 2024), ma meno sostituibile nella spesa degli americani. Meno esposti al mercato Usa risultano invece Parmigiano Reggiano e Grana Padano, per una quota che pesa per il 17% del valore dell’export congiunto di questi due formaggi (253 milioni).
Il rischio attuale sarebbe ben peggiore rispetto ai dazi del 2019, che ebbero effetto solo per un anno e furono imposti al 10% e riguardarono formaggi, salumi e alcuni alcolici. Cia ha ricordato che oggi si ipotizza un possibile 25% e ad essere minacciati, sono anche prodotti come vino, olio extravergine d’oliva e pasta e la durata potrebbe interessare tutto il mandato presidenziale di Trump.