L'allarme

Dalla Lombardia l'allarme sui fondi Ue

«Se i fondi europei di coesione, oggi destinati direttamente alle Regioni, dovessero realmente passare da una gestione regionale a una centralizzata da parte dello stato, verrebbe decretata la fine delle Regioni. Ci sarebbe soprattutto un freno alla crescita economica nazionale. Basti pensare sull’incidenza della Lombardia sul pil nazionale», ha affermato Guidesi.

Dalla Lombardia l'allarme sui fondi Ue
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Se cambieranno le regole nell’Unione europea, la funzionalità delle Regioni è a rischio.

Parte dalla Lombardia l'allarme sui fondi Ue

È l’allarme lanciato dall’assessore allo Sviluppo economico di Regione Lombardia Guido Guidesi, in merito alla riforma dei finanziamenti europei, attualmente destinati direttamente alle Regioni.

«Se i fondi europei di coesione, oggi destinati direttamente alle Regioni, dovessero realmente passare da una gestione regionale a una centralizzata da parte dello stato, verrebbe decretata la fine delle Regioni. Ci sarebbe soprattutto un freno alla crescita economica nazionale. Basti pensare sull’incidenza della Lombardia sul pil nazionale», ha affermato Guidesi.

La proogrammazione 2021-2027 ha portato in Lombardia 3,5 miliardi di euro

Soltanto tra il Fondo europeo di sviluppo regionale e quello sociale europeo, la programmazione 2021-2027 ha fatto atterrare in Lombardia circa 3,5 miliardi di euro.
Il nodo del contendere sta nella prossima programmazione del bilancio pluriennale europeo 2028-2034, che la Commissione dovrebbe presentare ufficialmente: a metà luglio e su cui sono cominciate le prime discussioni. Un terzo del bilancio comunitario è ad oggi rappresentato dai fondi di coesione, che Bruxelles assegna alle Regioni. Una cifra già destinata a ridursi per effetto dell’allargamento e che potrebbe essere ulteriormente tagliata per finanziare la difesa europea. Ma il vero tema che preoccupa la Lombardia, e con lei la gran parte delle regioni europee più produttive, è la gestione di quei fondi: vale a dire che si passi da una gestione regionale ad un Piano nazionale per ogni Stato membro che provvederebbe poi alla ripartizione sul modello del Pnrr.

«Una governance diversa, quindi nazionale – ha aggiunto l’assessore lombardo – provocherebbe il freno alle economie delle Regioni più produttive ed ai servizi rivolti ai cittadini. Per la sola Lombardia, ad esempio, significa il venir meno di specifici supporti a oltre 900mila partite iva».

«Se il Paese non vuole fare a meno delle influenze positive economiche delle Regioni più produttive, come la Lombardia – ha concluso Guidesi – deve permettere a queste stesse regioni di continuare ad incidere sulla crescita e sull’innovazione. E questo oggi accade grazie alle risorse europee gestite delle Regioni. Se questo non dovesse più accadere è chiaro che si frenerebbe la Lombardia e quindi si frenerebbe tutta l’Italia».

In difesa della Lombardia, e di tutto il Paese, si è mossa tutta la regione.

«Il Governo promuova presso le Istituzioni europee una posizione sulla futura Politica di Coesione che ribadisca la centralità delle Regioni e del sistema delle Autonomie locali quali soggetti primari nella sua programmazione ed attuazione, congiuntamente al ruolo sussidiario degli attori del mondo imprenditoriale, del lavoro e dell’economia sociale».

A chiederlo formalmente, sottoscrivendo un documento congiunto, sono Regione Lombardia, le Parti Sociali e gli altri soggetti del partenariato economico-sociale lombardo che compongono il “Patto per lo Sviluppo”. Il testo è stato indirizzato al Ministero per gli Affari europei, il Pnrr e le Politiche di coesione.

«Senza territori - si legge nel documento - non c’è coesione. È necessario tornare all’idea originaria di una Europa delle Regioni, dei territori e delle sue comunità, in una logica sussidiaria».

Il testo individua inoltre nelle «politiche e nei programmi di finanziamento dell’Unione europea un supporto indispensabile per lo sviluppo presente e futuro del territorio lombardo». Tutte le parti interessate evidenziano quanto «sia fondamentale che, in una logica di governance multilivello, le politiche e i programmi dell’Unione Europea, “in primis” la Politica di Coesione, che da sola vale un terzo del budget europeo - le Regioni e il sistema delle Autonomie locali continuino ad avere un ruolo di interlocutori primari, in quanto più vicini ai territori e alle comunità».