Dal Piemonte in Albania per cercare infermieri
«Vogliamo costruire percorsi di crescita clinica in alcuni ambiti specifici come i trapianti, l'oncologia, le malattie rare e le patologie ambientali. Secondo le previsioni ci saranno circa mille pensionamenti di infermieri l’anno solo nella sanità pubblica».

Un protocollo d'intesa è stato siglato tra università per la fomrazione e l'integrazione sanitaria e professionale: dal Piemonte per cercare infermieri in Albania.
A cercare infermieri in Albania dal Piemonte
In Albania a cercare infermieri. L’assessore della Regione Piemonte, Federico Riboldi, è stato con i rappresentanti delle Università di Torino e del Piemonte Orientale e dell'Ordine delle Professioni Sanitarie di Torino ha siglato un protocollo d’intesa tra università per la formazione e l’integrazione sanitaria e professionale e l’avvio di collaborazioni tra Ordini professionali, al termine di un viaggio di tre giorni.
«Vogliamo costruire percorsi di crescita clinica in alcuni ambiti specifici come i trapianti, l'oncologia, le malattie rare e le patologie ambientali. Secondo le previsioni ci saranno circa mille pensionamenti di infermieri l’anno solo nella sanità pubblica. Per questo motivo, stiamo lavorando per trovare soluzioni nel breve periodo come l’istituzione di borse di studio per rendere più appetibile la professione infermieristica e attrarre competenze da Paesi italofoni o affini. In Albania, per esempio, sono presenti 13 facoltà che laureano circa 2 mila infermieri all'anno: con un percorso di parificazione dei percorsi formativi con quelli italiani, selezioni che verifichino le loro competenze e la conoscenza della lingua italiana, si potranno predisporre dei percorsi di inserimento all'interno della sanità piemontese».
Secondo l’assessore non si tratta di togliere lavoro ai giovani o agli infermieri italiani, ma di dare risposte urgenti e concrete ai cittadini e ai pazienti piemontesi e al contempo «sostenere l’azione dell’infermiere presenti nella sanità pubblica, assicurando loro i giusti numeri in ogni reparto e quindi un lavoro più appagante e meno duro».