Il report

Confartigianato imprese Piemonte, trend negativo per i primi 3 mesi del 2025

«Peggiora il trend che ha caratterizzato l’ultimo scorcio del 2024 - commenta Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte - Si accentua la fase congiunturale negativa che ha investito soprattutto i settori della meccanica e della moda, che hanno registrato un’impennata di richieste di cassa integrazione».

Confartigianato imprese Piemonte, trend negativo per i primi 3 mesi del 2025
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Trend negativo per il primo trimestre 2025 nei dati congiunturali di Confartigianato Imprese Piemonte: il segno meno si registra per produzione, assunzioni e investimenti.

L'analisi di Confartigianato Imprese Piemonte sui primi 3 mesi del 2025

Le previsioni circa l’andamento occupazionale registrano una flessione da -3,96% a -7,54%. Anche il dato relativo all’ipotesi di assunzione di apprendisti peggiora: da -18,62% a -24,86%.

«Peggiora il trend che ha caratterizzato l’ultimo scorcio del 2024 - commenta Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte - Si accentua la fase congiunturale negativa che ha investito soprattutto i settori della meccanica e della moda, che hanno registrato un’impennata di richieste di cassa integrazione. A incidere è una situazione geopolitica complessa di profonda instabilità: il 24 febbraio è stato il terzo anniversario dall’inizio della guerra in Ucraina. Pesa ancora sulle imprese, il problema del caro energia. L’analisi dei dati di Eurostat evidenzia che il prezzo dell’energia elettrica delle imprese nella classe di consumo fino a 20 MWh, nella quale si addensa l’88% dei punti di prelievo del mercato non domestico risulta il più alto trai 27 paesi dell’Ue e superiore del 22,5% alla media europea. Mi domando come facciamo a essere competitivi sul mercato europeo con questi prezzi energetici. Non si tratta solo di un aggravio di costi per le imprese. L’aumento in bolletta incide anche sui bilanci familiari dei cittadini che, di conseguenza, rallentano i consumi e si vedono ridurre il loro potere d’acquisto e la spesa di beni non di prima necessità. Un effetto domino negativo sulla nostra economia e sul mercato interno, già pesantemente colpito dalle crisi di alcuni comparti manifatturieri come moda e meccanica, settori chiave del made in Italy».

Dalle imprese i segnali sul peggioramento degli ordinativi

Infatti, i segnali che arrivano dalle imprese sono di un peggioramento degli ordinativi che passano da -12,79% a -14,88%, della flessione sulla programmazione di investimenti che passa da 76,64% a 78,20% e della produzione totale che passa da -12,79% al -16,33.

«La crisi c’è, ed è tangibile - continua il presidente - Non potranno bastare interventi tampone, ma è necessaria una strategia a medio e lungo termine che preveda azioni e investimenti mirati e coraggiosi. Non ci si può limitare a parlare di situazione geopolitica complessa. Qui c’è in ballo la necessità di un cambiamento geoeconomico, che la globalizzazione ha accelerato rafforzando purtroppo alcuni Paesi a discapito di altri che ne sono diventati dipendenti o che non riescono a tenere il passo. Una consapevolezza sembra arrivare dal Consiglio dei Ministri che ha appena approvato un disegno di legge per la tutela e lo sviluppo delle micro, piccole e medie imprese che prevede incentivi alle aggregazioni, una semplificazione amministrativa, il miglioramento dell’accesso al credito, di cui c’è urgente necessità, e la valorizzazione del trasferimento generazionale delle competenze. Molte istanze evidenziate dal nostro sistema associativo sono state accolte, ma alcuni punti andranno approfonditi. Bene il fondo per il settore Moda, ma andrebbe esteso a tutta la manifattura».