Colletti bianchi insoddisfatti: la metà dei lavoratori lombardi vuole cambiare azienda
L'analisi sul mondo del lavoro in Lombardia non lascia spazio a interpretazioni.
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La metà dei lavoratori lombardi vuole cambiare azienda: l'analisi di Hays sullo stato di salute del mondo dei colletti bianchi in Lombardia.
Colletti bianchi insoddisfatti in Lombardia: quasi la metà di loro vuol cambiare azienda
È destinata a fare discutere l’analisi resa pubblica nei giorni scorsi da Hays. Ogni anno l’azienda infatti conduce un sondaggio sul mondo del lavoro nazionale, producendo anche un focus specifico sulla Lombardia, nell’ambito di quelli che sono chiamati i “colletti bianchi”, prevalentemente di livello intermedio e di management. Il mercato del lavoro lombardo rimane molto dinamico, ma non è detto che sia un dato positivo. Infatti la maggior quota di movimenti è determinata dall’insoddisfazione dei lavoratori, quota che in Lombardia si attesta al 33%, poco al di sotto della media nazionale (40%). Le persone intervistate che dichiarano di voler cambiare mestiere nel corso dell’anno appena iniziato sono quasi la metà, il 46%, motivando la scelta «per mancanza di opportunità future (48%), stipendio basso (36%) e ruolo poco stimolante (34%)».
Non gioca solo il fattore retributivo, nella volontà di andarsene
Nella considerazione di un nuovo lavoro a giocare non è solamente il fattore retributivo: per quanto importante, lo stipendio è si valutato ma assieme anche a una serie di altri fattori, e nello specifico i benefit offerti dalle aziende. Tra gli intervistati lombardi, il 57% ha indicato, infatti, un pacchetto benefit come l’elemento più apprezzato nella valutazione di un nuovo lavoro, seguito già con un certo distacco dalla possibilità di approdare a ruoli e progetti stimolanti (44%), in un ambiente lavorativo adeguato (43%) con la possibilità di smart working (41%) e, infine, che possa sviluppare una crescita personale (38%). Nel pacchetto benefit i più apprezzati rimangono i classici: smart working (51%), auto aziendale (50%) e assicurazione sanitaria o copertura medica privata (38%). Dall’altro lato del fronte, invece, le aziende lombarde che hanno dichiarato di voler assumere personale a tempo indeterminato nel corso del 2025 sono ben 8 su 10. Ma i responsabili delle risorse umane aziendali si scontrano con alcune difficoltà, come l’aumento dei costi per le aziende (indicato dal 27% del campione intervistato), la difficoltà a trattenere il personale (17%) e la carenza di competenze. Per il 61% delle aziende la figura più difficile da ricoprire è quella del livello intermedio, mentre per la carenza di competenze le aziende puntano il dito sulla mancanza di formazione e sviluppo professionale (39%), sui bassi livelli retributivi (33%) e il calo di professionisti che entrano nel mercato del lavoro nel loro settore (30%).
Stipendi, il 49% del campione ritiene di meritare di più
Secondo l’indagine di Hays nel 2024 sono aumentate le retribuzioni, seppur a livello generale, del 3,7% rispetto all’anno precedente, ma non basta per la soddisfazione dei lavoratori: sono il 49% degli intervistati quelli che reputano non adeguato lo stipendio per le responsabilità che ricoprono, mentre sono il 38% quelli che continuano a essere insoddisfatti della propria situazione economica. Quelli che nel 2024 hanno visto crescere la busta paga sono quelli che hanno cambiato lavoro (37%).
Mondo del lavoro e Intelligenza artificiale
Nel 2024 i professionisti lombardi che hanno dichiarato di avvalersi delle tecnologie o strumenti di IA generativa ha toccato quota 43%. Tra i vantaggi indicati dai lavoratori, si contano l’aumento della produttività e dell’efficienza, il supporto nell’analisi dei dati, la creatività e la generazione di idee oltre alla riduzione dell’errore umano. «Chi non si è ancora avvicinato all’utilizzo dell’IA sul lavoro – si legge nel rapporto – indica come motivo principale la mancanza di comprensione e la mancanza di competenze. Un gap che andrà colmato se si vuole essere competitivi, anche perché a oggi l’86% dei lavoratori ritiene di non aver ricevuto una formazione adeguata da parte dell’azienda, nonostante la maggior parte sarebbe disposta a partecipare a programmi di aggiornamento o riqualificazione. Anche la maggior parte delle imprese si dichiara favorevole: quasi 8 su 10, infatti, consentiranno ai dipendenti in futuro di utilizzare l’IA in ambito lavorativo, monitorandone però l’uso».