L'indagine

Calcolate le soglie di povertà assoluta in Italia riguardano quasi il 10% dei residenti

Si tratta di 2,2 milioni di famiglie.

Calcolate le soglie di povertà assoluta in Italia riguardano quasi il 10% dei residenti

Quasi il 10% degli italiani vive sotto le soglie di povertà assoluta secondo un’indagine Istat si tratta di oltre 2,2 milioni di famiglie.

Quasi il 10% degli italiani vive sotto la soglia di povertà assoluta

Oltre 2,2 milioni le famiglie in condizione di povertà assoluta per un totale di 5,7 milioni di individui, cioè l’9,8% dei residenti: è questo il dato preoccupante, relativo al 2024 (e stabile rispetto al 2023), diffuso dal report Istat. E il Nordovest non ha numeri confortanti, anzi. Come si calcolano le soglie di povertà assoluta? Rappresentano i valori rispetto ai quali si confronta la spesa per consumi di una famiglia. A esempio: per un adulto, tra i 30 e i 59 anni, che vive solo, se risiede in comune centro dell’area metropolitana in Piemonte, la soglia di povertà è pari a 916,98 euro mensili; se risiede in comune centro dell’area metropolitana della Lombardia, a 1.224,64 euro; in Sicilia è pari a 760,22 euro mensili mentre in un piccolo comune della Puglia è 716,36 euro.
Se l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si mantiene più alta nel Mezzogiorno (dove coinvolge oltre 886mila famiglie, 10,5%), subito dopo vi è il Nordovest (595mila famiglie, 8,1%), poi il Nordest (quasi 395mila famiglie, 7,6%), mentre il Centro conferma i valori più bassi (349mila famiglie, 6,5%). D’altra parte, tra le famiglie assolutamente povere, il 39,8% risiede nel Mezzogiorno e il 44,5% al Nord (era il 45% nel 2023); il restante 15,7% risiede nel Centro. L’incidenza della povertà assoluta fra le famiglie con almeno uno straniero è pari al 30,4%, sale al 35,2% nelle famiglie composte esclusivamente da stranieri, mentre scende al 6,2% per le famiglie composte solo da italiani.

L’incidenza del fenomeno è trasversale per fasce d’età

La stabilità dell’incidenza di povertà assoluta si osserva per tutte le fasce di età: fra i minori si conferma al 13,8% (quasi 1,3 milioni di bambini e ragazzi) – il valore più elevato della serie storica dal 2014 – e fra i giovani di 18-34 anni all’11,7% (pari a circa 1 milione 153mila individui); per i 35-64enni si mantiene invariata al 9,5%, anch’esso valore massimo raggiunto dalla serie storica, e fra gli over 65 al 6,4% (oltre 918mila persone). L’intensità della povertà assoluta, che misura in termini percentuali quanto la spesa mensile delle famiglie povere sia al di sotto della linea di povertà (cioè “quanto poveri sono i poveri”), si conferma stabile a livello nazionale (18,4%), nel Nord (18,5%, con valori pari al 19,1% nel Nordovest e 17,6% nel Nordest) e nel Centro (18,0%), mentre nel Mezzogiorno si segnala un incremento: le stime salgono al 18,5% dal 17,8% del 2023.

Il fenomeno è più frequente nei piccoli comuni non periferici

Nei comuni piccoli (fino a 50mila abitanti) non periferici delle aree metropolitane l’incidenza di povertà assoluta è più elevata (8,9%); seguono i comuni sopra i 50mila abitanti e i periferici delle aree metropolitane) (8,0%) e, infine, i comuni centro di area metropolitana (7,8%). Tuttavia, nel Mezzogiorno e al Nord sono i comuni centro di area metropolitana a registrare i valori più elevati (rispettivamente 12,5% e 8,2%), mentre al Centro l’incidenza più elevata è quella nei comuni più piccoli non periferici delle aree metropolitane (7,9%). L’incidenza di povertà assoluta si conferma inoltre più alta tra le famiglie ampie: raggiunge il 21,2% tra quelle con cinque e più componenti e l’11,2% tra quelle con quattro, per scendere all’8,6% tra le famiglie di tre componenti. La povertà assoluta tra le famiglie con persona di riferimento con almeno 65 anni risulta più contenuta (6,7%) rispetto a quelle più giovani che hanno mostrato anche un peggioramento. In generale, si conferma una relazione inversa fra il valore dell’incidenza e l’età, anche per effetto della minore propensione al risparmio delle famiglie più giovani. Sono elevati i livelli di povertà assoluta anche tra le famiglie che vivono in affitto dove nel Mezzogiorno raggiungono il 24,8%, coinvolgendo 346mila famiglie, segue il Nord col 21,9% e il Centro 18,7%.

Lavoro e istruzione sono fattori di protezione dal problema

Istruzione e lavoro sono invece fattori di protezione contro la povertà: se la persona quest’ultima ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore, l’incidenza della povertà assoluta è pari al 4,2%, è tre volte più elevata (12,8%) se ha al massimo la licenza di scuola media e sale al 14,4% con la licenza di scuola elementare. Tra le famiglie con persona di riferimento occupata, l’incidenza di povertà nel caso sia lavoratore dipendente è pari all’8,7%, salendo al 15,6% se si tratta di operaio e assimilato; tra le famiglie con persona di riferimento lavoratore indipendente, i valori più elevati dell’incidenza si registrano per le famiglie di indipendenti che non sono imprenditori né liberi professionisti (“altro indipendente” 7,4%). Infine, tra le famiglie con persona di riferimento ritirata dal lavoro l’incidenza si conferma al 5,8%, mentre rimane su valori più elevati per le famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione (21,3%).

Non sono incoraggianti nemmeno i dati sulla povertà relativa

Non meno incoraggianti i dati delle famiglie in condizioni di povertà relativa: nel 2024, si stimano oltre 2,8 milioni di famiglie, per un totale di oltre 8,7 milioni di individui (14,9%, in lieve crescita rispetto al 14,5% del 2023). Un fenomeno che sembra attenuarsi in tutto il Nord (sia nel Nordest che nel Nordovest, dove è paria 19,4% e 18,6%); l’incidenza di povertà relativa familiare è pari al 6,6%, con valori più elevati nel Nordovest (7,3%) rispetto al Nord-est (5,6%). Anche in questo caso, sono in maggiore difficoltà le famiglie numerose e con presenza di minori all’interno dle proprio nucleo.