Amalia Ercoli Finzi: "La nuova frontiera è lo spazio, ma viviamo un nuovo Medioevo"
«Lo spazio ci può riservare una realtà che non solo potrà accoglierci in futuro e fornire risorse, materiali e quant’altro. Lo spazio ci può insegnare due cose. La prima è l’esplorazione. Torniamo a fare gli esploratori. E in secondo luogo ci può insegnare a vivere lontano dalla Terra che è la nostra casa madre».

«La nuova frontiera è lo spazio e l’uomo si riscopre esploratore di nuovi orizzonti… anche se stiamo vivendo un nuovo Medioevo».
Lo ha detto Amalia Ercoli Finzi, ai Martedì Letterari del Casinò di Sanremo, presentando il suo libro “Le Ragazze della Luna” un compendio che raccoglie le storie di diverse giovani scienziate italiane impegnate nella ricerca spaziale, soprattutto nell’ambito del nostro satellite, raccolte insieme alla figlia (d’arte, ingegnere nucleare) Elvina.
Amalia Ercoli Finzi, una breve biografia
Amalia Ercoli Finzi, classe 1937, è nata a Gallarate, in provincia di Varese. È stata la prima donna in Italia a conseguire la laurea in Ingegneria aeronautica ed è una delle maggiori esperte di ingegneria aerospaziale mondiale. Consulente di ESA e NASA, il suo contributo è stato determinante per la parte in capo all’Agenzia Spaziale Europea per la missione Rosetta sulla cometa Churyumov-Gerasimenko. Portano il suo nome un asteroide e il modello terrestre del rover che toccherà il suolo di Marte intorno al 2030. L’abbiamo incontrata per parlare di stelle, attualità e parità di genere.
Chi sono le ragazze della Luna e che cosa fanno?
«Le ragazze della Luna sono ragazze italiane, su questo abbiamo insistito tanto andando a cercarle nel mondo di coloro che lavorano con la Luna. E poi, sono le ragazze della Luna: lavorano con soddisfazione in un ambito che è considerato tipico appannaggio maschile. Ragazze dello spazio, che hanno messo a punto le loro doti le loro capacità e la loro determinazione per poter lavorare con successo, ma soprattutto con soddisfazione».
Qual è il futuro della razza umana nello spazio? C’è o è solo fantascienza?
«Lo vedo con una certa difficoltà. Il futuro al di fuori della Terra è sulla Luna o su Marte. Sulla Luna ci siamo già stati e ci stiamo andando anche adesso. Va benissimo. Ma non solo la Luna è molto piccola, ma se succedesse qualcosa alla Terra è estremamente probabile che anche la Luna ne sia coinvolta e ne subisca gli effetti. Marte è ancora un grande problema. Una missione umana su Marte è una cosa che ad oggi non è ancora realizzabile. Ci arriveremo. Ci arriverete».
Cosa ricerchiamo tra le stelle?
«Lo spazio ci può riservare una realtà che non solo potrà accoglierci in futuro e fornire risorse, materiali e quant’altro. Lo spazio ci può insegnare due cose. La prima è l’esplorazione. Torniamo a fare gli esploratori. E in secondo luogo ci può insegnare a vivere lontano dalla Terra che è la nostra casa madre».
In termini pratici, la tecnologia che usiamo quotidianamente deve molto alla ricerca spaziale...
«Ha veramente ragione. Noi viviamo le tecnologie che abbiamo sviluppato per lo spazio tutti i giorni. Non solo per i satelliti; il telerilevamento e le comunicazioni. In primis, la miniaturizzazione è nata per servire le missioni spaziali. Il computer che ha volato sopra l’Apollo XI ora sta dentro a un orologio da polso».
Lei è stata la prima donna a laurearsi in Ingegneria aeronautica in Italia. Ha mai incontrato delle difficoltà dovute al suo genere?
«Finché si trattava di studiare all’università no, perché l’università è meritocratica. Io ero brava e studiavo benissimo e non ho mai avuto problemi. I problemi sono arrivati dopo. Vale per tutte le ragazze che entrano nel mondo della ricerca, del lavoro, della scelta. Perché allora le scelte non sono più meritocratiche, ma basate su qualche elemento che produce delle scelte sbagliate».
Vuole dire qualcosa a tutte le giovani che si avvicinano alle materie scientifiche Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics)?
«Il mio messaggio è questo: siete brave, avete tutti i numeri per potere arrivare al successo, ma soprattutto per essere soddisfatte dei lavori che fate. Ricordatevi che voi siete un unicum, un unicum speciale, e che l’umanità vi deve molto, perché il futuro è affidato a voi».
Guardiamo in basso, sulla Terra. Quali sono le sue passioni?
«I fiori, assolutamente. E il pianoforte. E mi creda che sono due passioni altrettanto impegnative e che possono rendere la vita più felice di quanto non sia».
Tuttavia questo non è un momento felice per il pianeta. Ha qualche considerazione sulle tragedie che stiamo vivendo?
«È un momento difficilissimo, perché stiamo vivendo quello che io chiamo un nuovo medioevo. Abbiamo riscoperto le pestilenze, le guerre, la tortura, l’avvelenamento. Tutte cose che erano prerogative di tempi bui. E siamo ancora in un tempo buio. Però io sono molto confidente nelle nuove generazioni, perché sono certa che sapranno colmare e rimediare agli errori che noi abbiamo fatto».