Come sta l’agricoltura piemontese? Ha risposto Confagricoltura Piemonte.
Lo stato di salute dell’agricoltura piemontese dalla voce di Confagricoltura
«Il quadro che emerge dalle nostre osservazioni – afferma il presidente regionale Enrico Allasia – appare, visto dall’esterno, piuttosto sconfortante: costi di produzione crescenti, impegni organizzativi sempre più difficili da gestire e ricavi in diminuzione potrebbero indurre a pensare che l’attività agricola sia ormai troppo complicata da gestire e troppo poco remunerativa perché valga la pena di praticarla. Invece, i nostri agricoltori, pur tra tutte le difficoltà che si trovano a fronteggiare, continuano a fornire sicurezza alimentare e servizi alla comunità, unendo le più moderne tecnologie a una loro antica dote: la resilienza».
Il 35% del territorio piemontese è dedicato all’agricoltura
La sintesi dell’annata agraria ha quindi cercato di cogliere, oltre ai dati produttivi, anche i segni di questo atteggiamento, basandosi su informazioni ricavate dall’Anagrafe agricola piemontese e dai più recenti elaborati sul tema, prodotti da autorevoli istituti di ricerca, quali Ires Piemonte, Crea e Istat. In Piemonte, il 35,6% del territorio (pari a 903.392 ettari) è dedicato all’agricoltura. Il numero delle imprese agricole continua a essere in diminuzione, soprattutto per quanto riguarda le piccole aziende a conduzione familiare: in 5 anni si è passati infatti da 48.044 a 40.258 aziende, con un calo medio annuo superiore al 2%; per contro la Superficie Agricola Utilizzata dal 2011 si è ridotta solo del 9,5%, passando da 947.964 ettari (2021) a 903.392 ettari (2025), grazie all’espansione dei noccioleti anche se la superficie coltivata è in calo per la prima volta (-500 ettari rispetto al 2024) dopo un decennio di crescita; l’annata è stata negativa con una produzione molto scarsa (calo stimato 50-70%) a causa del fenomeno della cascola.
Un buon anno per l’uva e il vino
L’annata vitivinicola 2025 è stata nel complesso equilibrata, ma verrà ricordata per la qualità eccellente delle uve, collocandosi tra le migliori dell’ultimo decennio; la maturazione è stata anticipata, fino a 15 giorni per le varietà tardive. Per quanto riguarda le mele, si stima un calo del 15% ma il raccolto si attesta su alta qualità (circa 230mila tonnellate); le superfici dedicate alle pesche continuano a calare drasticamente ( -50% dal 2015) eppure la campagna 2025 ha mostrato una soddisfacente produttività e buona redditività (differenziale prezzo/costo del 60%). bene il pomodoro per l’industria, il peperone; il mais, male il frumento e i kiwi; oscillante il mercato del riso a causa delle grandinate. L’annata 2025 per l’apicoltura è risultata particolarmente favorevole, in controtendenza rispetto agli anni precedenti, grazie alle abbondanti piogge primaverili che hanno favorito un’ottima fioritura di acacia.
Calano lievemente le aziende lattiero-casarie
Il settore lattiero-caseario rappresenta stabilmente oltre il 10% del valore della produzione agricola piemontese: si contano 1.295 aziende (in lieve calo rispetto agli anni precedenti), concentrate soprattutto nelle province di Cuneo (41%) e Torino (39%). Rispetto ai bovini, la filiera è riuscita a raggiungere quotazioni in grado di assicurare un minimo di remunerazione agli allevatori, nonostante i consumi interni di carne rossa siano in calo. La produzione nazionale è stimata in crescita (tra 750-800mila tonnellate).
Luca Brondelli di Brondello, vicepresidente nazionale di Confagricoltura, ha compiuto una panoramica sulla situazione e le prospettive dell’agricoltura e dell’agroalimentare in Italia, soffermandosi su alcuni punti, tra i quali la Politica agricola comune) e la Legge di Bilancio.
«La futura Pac – ha sottolineato – va cambiata perché quella prospettata, come hanno sostenuto tutte le organizzazioni agricole dell’Unione Europea, sarebbe deleteria per l’agricoltura. Per questo il 18 dicembre ci sarà una grande manifestazione a Bruxelles e se sarà necessario ne faremo altre ancora più forti».