Terzo settore

A Brescia la Fondazione San Benedetto ha festeggiato il 20 anniversario di nascita

Da vent'anni sulle orme di Don Luigi Giussani.

A Brescia la Fondazione San Benedetto ha festeggiato il 20 anniversario di nascita
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Vent'anni di Fondazione San Benedetto a Brescia: la festa della realtà storica del Terzo Settore bresciano che si occupa di educazione e sviluppo.

Fondazione San Benedetto, da vent'anni sulle tracce di don Luigi Giussani

Vent'anni di amicizia. Vent'anni di cultura, a Brescia e non solo. Vent'anni di riflessione sull'attualità e sull'oggi, con uno sguardo al mondo e uno allo spirito, sulle tracce di don Luigi Giussani. Parliamo della Fondazione San Benedetto di Brescia, realtà ormai storica del Terzo settore bresciano che si occupa di educazione e sviluppo, e che settimana scorsa si è data appuntamento a Palazzo della Loggia per un pomeriggio di incontri.

Per l'occasione è stato presentato un libro

Nell'occasione, il ventennale dalla nascita del sodalizio, è stato anche presentato un libro, che sulla scorta dell'insegnamento da cui prende il nome, Benedetto, appunto, che «nell'Europa devastata dalle incursioni dei barbari, in cui nulla era rimasto in piedi, ricostruì una nuova forma di civiltà», si legge in quarta di copertina, raccoglie la storia della Fondazione. Molti gli ospiti del pomeriggio, tra cui quattro storici sindaci della città, il presidente della Fondazione per la sussidiarietà Giorgio Vittadini e diversi testimoni di realtà legate alla Fondazione. A chiudere i lavori, il presidente Graziano Tarantini.

La storia

La Fondazione è nata il 19 luglio 2005 dall'iniziativa di un gruppo di amici, seguaci e ammiratori dell'opera di don Giussani, vicini a Comunione e Liberazione e alla Compagnia delle Opere, che all'epoca a Brescia contava circa 1.300 imprese associate. Da allora, le iniziative in campo culturale ed educativo, a Brescia ma non solo, sono state numerosissime e di spessore. Tutte autofinanziate, dal momento in cui la Fondazione decise fin dall'inizio di rinunciare a contributi pubblici di ogni natura. A Brescia, di anno in anno, agli eventi organizzati dalla Fondazione San Benedetto arrivano personaggi di calibro nazionale, tessendo molto spesso incontri tanto fertili quanto inattesi. Giuliano Ferrara, ateo, parlerà di Paolo VI. E poi - tra i tantissimi - Antonio Socci, Oscar Giannino, Mino Martinazzoli. Adriano Sofri e Romano Prodi, tra gli ultimi volti incrociati dal pubblico sempre folto degli eventi della Fondazione di Borgo Wuhrer.

La vocazione per la cooperazione internazionale

Al dibattito pubblico italiano sui temi più disparati - con uno sguardo ispirato ai principi del liberalismo e della sussidiarietà - si affianca però, da subito, anche la vocazione alla cooperazione internazionale "concreta", che travalica i confini italiani e arriva in mezzo mondo. La ricostruzione di Aleppo, in Siria, è l'occasione di un viaggio memorabile, nell'autunno del 2017. La Fondazione contribuirà a ricostruire una palazzina per otto famiglie, distrutta dai missili. Non si contano le collaborazioni con diverse ong, con speciale riferimento al Medio Oriente. Tornando in Italia e a Brescia, sono moltissime le iniziative in campo sanitario, culturale, umanitario, assistenziale ed educativo, dalle borse di studio ai finanziamenti per una miriade di associazioni locali del Terzo settore, fino al sostegno a Milano della rinascita del Teatro Oscar, la nuova "creatura" di Giacomo Poretti nata pochi mesi prima della pandemia. In testa, la missione di sempre: coltivare la bellezza e l'educazione come antidoti alle derive di un oggi sempre più incerto.

La missione

«Essere donne e uomini in fondo vuol dire anzitutto cercare una risposta al desiderio insopprimibile di verità e di bellezza che è nel cuore di ciascuno - recita ancora la quarta del libro, in una sorta di manifesto che racconta l'essenza stessa della Fondazione - Cercare ultimamente chi e che cosa ci potrebbe liberare dalla paura della morte. È questa la scintilla che mette in moto le persone, prima ancora di qualunque progetto, e spinge ad andare oltre gli schemi e le consuetudini sociali. È la stessa sfida emblematicamente indicata nella figura di Ulisse, che non si fa rinchiudere negli orizzonti limitati delle proprie sicurezze o di qualche comoda rendita di posizione, ma desidera il mare aperto».

Dopo vent'anni di navigazione, il navigante è ancora in mare e non ha intenzione di ripararsi in porto.

La conclusione del presidente Tarantini

«Vent'anni, sì, e sono tanti. Però siamo ancora qui, grazie al fatto che siamo riusciti da un lato a coinvolgere un sacco di persone che danno il loro tempo in modo totalmente gratuito, e dall'altro lato a centrare gli obiettivi che ci eravamo dati. Uno era proprio quello di risvegliare la passione per la cultura, per la conoscenza, perché crediamo che senza cultura non ci sia libertà, e che solo con la libertà si conquistano delle certezze», ha aggiunto a margine dell'evento il presidente Tarantini.