La ricerca

Bilanci degli atenei universitari del Nordovest, sono pochi i 30 e lode

I conti in tasca alle università.

Bilanci degli atenei universitari del Nordovest, sono pochi i 30 e lode
Pubblicato:

Conti in tasca alle Università. Il Referto sul Sistema Universitario, approvato dalle Sezioni riunite della Corte dei conti, analizza le entrate, i costi, la situazione degli studenti.

Dai bilanci degli atenei universitari un quadro di forti differenze

Emerge un quadro segnato da forti disuguaglianze territoriali, soprattutto sul piano della stabilità finanziaria e dell’autonomia economica dagli stanziamenti statali. L’indicatore di sostenibilità economico-finanziaria (che considera il Fondo di Finanziamento Ordinario i contributi degli studenti, il costo del personale e l’indebitamento) mostra valori migliori al Nord e negli atenei di media dimensione. Al contrario, quelli con meno di 10mila studenti risultano in difficoltà. L’effetto combinato tra trasferimenti statali per no tax area e variazioni del livello delle tasse ha portato a un incremento delle entrate per gli atenei di Centro e Sud, mentre ha determinato una riduzione per quelli del Nord e delle Isole. Per quanto concerne l’importo della spesa pubblica per studente a tempo pieno calcolato in dollari a prezzi correnti nel 2021, l’Italia registra una spesa di 8.192 dollari, inferiore alla media Ocse di 14.696 dollari: questo significa che le famiglie debbono “compensare” e lo fanno per il 34% (la media negli altri Paesi è del 20%). Assieme alla Corea, l’Italia è l’unico Paese che spende di più in istruzione primaria rispetto a quella di livello universitario. Le Università statali sono finanziate in via prevalente con fondi pubblici statali ma anche le private ricevono contributi, ne deriva un sistema universitario piuttosto eterogeneo, dal punto di vista dimensionale, della sostenibilità economica e dell’ambito degli studi, oltre che della qualità della ricerca e della didattica.

I numeri degli iscritti

E’ possibile classificare ciascun ateneo statale a seconda della zona geografica di appartenenza e per dimensione: un sottogruppo distinto è quello dei politecnici statali, specializzati in materie di ambito tecnologico. I due maggiori politecnici sono al Nord: Torino e Milano, entrambi con più di 30mila iscritti, mentre l’unico Politecnico al Sud, quello di Bari, ne ha meno di 10mila.

Le università statali più grandi sono nel Nordovest

Gli atenei statali di grande dimensione sono per lo più nel Nordovest dove, degli 11 atenei presenti, due hanno più di 60mila iscritti mentre 4 con iscritti tra 30mila e 59.999. Anche al Nordest si trovano 11 atenei statali, di cui due con più di 60mila iscritti mentre gli altri 5 atenei hanno tra 20mila e 29.999 iscritti. Al Centro si trovano 16 atenei statali, di cui 7 con meno di 10mila iscritti e il resto equamente distribuiti tra tutte le dimensioni, ma solo uno con più di 60mila iscritti. Al Sud vi sono ben 18 atenei statali, tutti con meno di 20mila iscritti. Nelle Isole vi sono solo 5 atenei statali, tutti tra 10mila e 59.999 iscritti. Rispetto all’a.a. 2019-2020 si rileva un aumento degli iscritti soprattutto nel Nordest (+8%) e al Centro (+5%) e, anche se più limitato, nel Nordovest (+3%) e nelle Isole (+2%), mentre si osserva una riduzione al Sud (-2%). Il numero di iscritti è cresciuto in tutti gli atenei, con il primato degli atenei di media dimensione con iscritti compresi tra i 20mila e i 29mila (+6%), mentre si è ridotto negli atenei con meno di 10mila iscritti (-4%). Gli studenti stranieri iscritti negli atenei statali sono più che raddoppiati, passando, dai 38.234 del 2016/2017 agli 84.222 del 2023/2024, anno in cui raggiungono il 5,39% del totale. Si concentrano prevalentemente nelle Università statali del settentrione e del Centro, e costituiscono una quota dell’8% del totale (Nordovest 6%).

I laureati

Se si guarda alla popolazione dei laureati negli atenei statali italiani, si può rilevare una contrazione negli anni 2020-2023, pari al -0,45% a fronte di un incremento in termini di lauree dagli atenei non statali telematici. Basti a tal proposito sottolineare che il primo ateneo per numero di laureati nel 2023 risulta essere l’Università Telematica Pegaso, con 26.734 laureati, mentre la Sapienza, che segue al secondo posto, conta 20.126 laureati. Il Nordovest registra un -3% circa mentre il Nordest è l’unica area con un’inversione di tendenza: +6%. Se, invece, si mette in rilievo la ripartizione per classi dimensionali, sono gli atenei più piccoli, con meno di 10mila iscritti, a riportare la riduzione più elevata.

Le entrate

Tra le voci più rilevanti vi sono i Proventi propri e i Contributi, che insieme rappresentano il 95% del totale delle entrate. I proventi operativi nel Nordovest nel 2021 ammontavano a 3.313,53 euro, nel 2022 a 3.588,47 euro e a 3.859,60 nel 2023 con una variazione del 16% e le cifre più alte rispetto al resto d’Italia. Nel Nordovest, dunque, i proventi propri rappresentano il 27% delle entrate a cui si aggiunge un 68% di contributi che hanno il peso minore rispetto al resto della Penisola (nelle Isole arrivano al 79%). La contribuzione studentesca negli anni ha registrato una flessione del peso sulle entrate in tutti gli atenei, non esclusi quelli settentrionali, dove tuttavia la quota rimane stabilmente superiore a tutte le altre aree: dal 2020 al 2023 al Nord è passata dal 10 all’8% ma nelle Isole è scesa dal 6 al 4%. Quanto ai trasferimenti ministeriali, costituiscono la quota maggiore delle entrate per gli atenei delle isole e del Sud, registrando una differenza di 9 e 13 punti percentuali in più rispetto alle Università del Nordovest: dal 2020 al 2023 si è passati dal 41 al 37% di trasferimenti; al Sud rappresentano il 50%.
Infine, una voce interessante delle entrate da analizzare è quella della ricerca “conto terzi”, ovvero i proventi da ricerche commissionate e trasferimento tecnologico: spicca ancora il Nordovest che vede un’incidenza del 4,7% in crescita negli anni, mentre nel Nord Est si ferma all’1,7%, poco sopra il centro e poco sotto il Sud, le Isole sono allo 0,6%.

I costi

I costi operativi del Nordovest sono passati da 2.940,32 euro del 2021 a 3.485,28 con un più 19% sempre con le cifre più alte rispetto al resto d’Italia. Come per le entrate, la quota dei costi delle Università settentrionali rappresenta il 50% del totale, mentre il 30% per quelle localizzate al Sud e nelle Isole. La spesa per il personale occupa oltre il 50% del totale in ogni area geografica, risultando però relativamente più elevata per gli atenei del centro e delle isole. I costi della gestione corrente, al contrario, hanno una maggiore incidenza sui costi totali nelle Università settentrionali. In generale, i costi per il personale dedicato alla didattica e alla ricerca sono aumentati del 13% dal 2021 al 2023, passando da 4,9 a 5,6 miliardi. L’unica voce che diminuisce è quella dei docenti a contratto, che passa dai 77 milioni del 2021 ai 75 circa del 2023.

Risultato di esercizio

Gli atenei nord occidentali e insulari riportano livelli più elevati, sfiorando gli 800 euro per studente. Sono circa 300 euro in meno per iscritto il risultato di esercizio degli atenei nel Centro. Si può inoltre rilevare come, per tutte le aree, i risultati del 2022 siano sensibilmente inferiori a quelli del 2021. Tornano a crescere nel 2023 ma, a eccezione di Nordest e Sud, rimangono inferiori ai livelli di due anni prima.