L'intervista

Alex Liddi, campione di baseball nella Major League USA: "La mia vita in un fuori campo"

Il campione nel corso di una conferenza stampa a Sanremo ha annunciato il suo ritiro dai campi da gioco a 36 anni.

Alex Liddi, campione di baseball nella Major League USA: "La mia vita in un fuori campo"
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Sono passate solo poche settimane dall’annuncio che ha fatto sussultare decine di migliaia di seguaci del baseball in Italia: il ritiro dai campi di gioco, a 36 anni, di Alex Liddi, sanremese, icona tricolore di questo sport e punto di riferimento assoluto da una ventina d’anni a questa parte per la nostra nazionale. Liddi è stato il primo italiano, nato e cresciuto in Italia, a esordire nella Major League americana, e anche il primo italiano a realizzare un fuoricampo nel massimo campionato a stelle e strisce. Un mito.  Abbiamo intervistato Alex Liddi, che in occasione della conferenza stampa dell’annuncio aveva così motivato l’addio: «La decisione di ritirarmi è stata una scelta difficile, ho sentito che era giunto il momento e volevo passare più tempo con la mia famiglia». Liddi ricorda le tante esperienze di vita che il baseball gli ha consentito di fare: «Mi sono adattato a diversi modi di giocare, ho conosciuto diverse realtà, diverse culture, tanti luoghi, e tutti mi hanno migliorato».
Italia, Stati Uniti, Messico, Taiwan e infine la chiusura della carriera a Parma, la bella storia di un ragazzo che ha realizzato il suo sogno americano.

Il primo anno in Minor League, i ricordi

«Ricordo il mio primo anno in singolo A, in Minor League. Ero molto giovane, non avevo la patente, noi ragazzi abitavamo da soli e guadagnavamo 450 dollari ogni due settimane, che servivano per vivere e muoversi – ha ricordato Liddi - Assieme a un compagno dominicano avevo comprato una macchina a 700 dollari, ma appunto eravamo senza patente e senza assicurazione… A casa dormivamo sui letti ad aria, ma ci divertivamo, facevamo quello che amavamo. Sento dire che sono sacrifici, ma per me non è così: i sacrifici li fai se qualcosa non ti piace; per me questo non è mai stato un sacrificio, né i lunghi viaggi, né gli spostamenti, né altro, perché mi è piaciuto tutto».

Ricordi quando hai preso per la prima volta in mano la mazza da baseball?

«Non ti so dire l’età precisa, perché ero veramente piccolo, però mia mamma ha un mio video mio a tre anni mentre battevo».

Che ricordi hai di quando hai lasciato Sanremo e in generale l’Italia per andare all'estero?

«Era già un anno che non abitavo più a Sanremo, perché nel mio ultimo anno in Italia mi ero trasferito a Grosseto».

Sei stato il primo italiano a giocare in Major League, come puoi descrivere quella emozione e cosa ha significato per te? Quanti anni avevi?

«Avevo 23 anni e non mi sono reso conto di quello che stava accadendo fino a qualche anno dopo, perché in quel momento ero talmente concentrato nel giocare che tutto mi sembrava normale».

Sei stato anche il primo italiano a fare un "fuori campo". Ricordi quella partita? Contro chi giocavate e che cosa hai provato in quel momento?

«Sì, la ricordo bene. Pioveva quel giorno, eravamo a Cleveland. Quando ho visto che la palla usciva… ho come sentito di essermi tolto un peso».

Qual è stata l'esperienza o la partita che ricordi di più nella tua carriera?

«Partita World baseball classic 2014, in nazionale, Italia-Messico. Abbiamo vinto all’ultimo inning contro uno dei migliori lanciatori del momento». «L’apice della carriera? - aveva non a caso sottolineato Liddi in conferenza stampa – è stato giocare con la Nazionale. Sembra un discorso scontato o romantico, ma quando giochi e vivi tanti anni fuori dall’Italia, tornare per essere compagno in azzurro di quelli che erano i tuoi amici e i tuoi compagni di quando avevi 10-12 anni, e con loro affrontare le grandi sfide tra nazionali, è un’esperienza incredibile. Il momento singolo più bello, invece, è stato il mio primo grande slam in MLB: in quel momento correvo le basi e mi sentivo di volare».

Chi è stato secondo te il più grande  giocatore di tutti i tempi?

«Parlare di un giocatore è troppo generico, ed è veramente difficile sceglierne uno, però credo che quello che sta facendo Shothei Othani (lanciatore e battitore giapponese dei Los Angeles Dodgers, ndr) sia davvero impressionante».

I giocatori e i personaggi nel mondo del baseball più cari a Liddi?

«Tra i giocatori più noti – aveva sottolineano il campione nel giorno dell’addio - ricordo volentieri Felix Hernandez, che mi ha preso sotto la sua ala e mi ha protetto, spiegandomi come approcciare la MLB. Lui e Chone Figgins sono stati una parte importante della mia crescita in MLB. Voglio però oggi ringraziare pubblicamente tutte le persone che hanno fatto parte della mia crescita, tutti i miei compagni italiani e coloro che per me hanno fatto la differenza; penso a Marco Mazzieri, che dico sempre essere stato il mio papà nel baseball, perché mi ha insegnato quasi tutto, Bill Holmberg, Alessandro Maestri che è stato il mio compagno di una vita, Luca Panerati, Gianni Natale e Massimo Baldi, Deborah Scalabrelli; tutti hanno segnato la mia carriera, non mi hanno mai chiesto niente in cambio, sono stati i miei pilastri».

Perché la decisione di lasciare proprio ora?

«Ho deciso di lasciare per passare del tempo con le mie figlie e mia moglie. Ho anche già cominciato a lavorare come consulente per un’agenzia che rappresenta giocatori di baseball. Mi piacerebbe rimanere nell’ambiente, non a livello professionistico, ma lavorando con i ragazzi per avere impatto sui giocatori più giovani. Ho due-tre cose in ballo: il baseball è la mia vita, mi ha dato tanto, ora tocca a me aiutare i più giovani, lavorare per la loro crescita».

Ogni sport insegna qualcosa. A te cosa ha insegnato il baseball?

«Tutto, dal parlare 4 lingue a saper cucinare, vivere da solo, affrontare le difficoltà della vita, amare la vita e tanto altro».

Tornerai in Italia o resterai all'estero?

«L’Italia sarà sempre nel mio cuore e cerco di venire tutti gli anni in vacanza, però adesso sto bene in Florida».

Consiglieresti ai tuoi figli di praticare il baseball?

«Certo, perché no, ma per me qualsiasi sport va bene».

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