Sos lanciato dal distretto degli orafi di Valenza: 2000 persone in cassa integrazione
Secondo la Camera di Commercio provinciale gli addetti complessivi del Distretto Orafo di Valenza sono 5.789 suddivisi tre le oltre 750 aziende del territorio.

Dal distretto degli orafi di Valenza si alza un grido d'allarme: 2000 persone sono in cassa integrazione. A rispondere è la Regione Piemonte.
Distretto degli orafi in sofferenza: 2000 persone sono in cassa integrazione
Il Fondo Formazione Occupazione da 20 milioni pensato inizialmente per il comparto automotive viene esteso anche agli orafi. La Regione Piemonte va in soccorso a un comparto in crisi e di cui, forse, si parla poco.
«Vogliamo dare una risposta concreta a quelle piccole e medie imprese che, pur rappresentando un patrimonio di competenze e tradizione ma che stanno attraversando un momento di difficoltà legato ai tanti cambiamenti che riguardano il settore - ha dichiarato la vicepresidente Elena Chiorino al tavolo di confronto con il sindaco di Valenza Maurizio Oddone, il sindaco di San Salvatore Monferrato Corrado Tagliabue, le rappresentanze sindacali, le associazioni datoriali e gli attori economici e sociali del territorio - Non vogliamo che la crisi impatti su un comparto strategico, per questo mettiamo in campo strumenti innovativi capaci di garantire non solo un sostegno economico, ma soprattutto opportunità di crescita e riqualificazione per i lavoratori».
Il finanziamento attraverso il programma Gol
Il fondo, finanziato con 20 milioni di euro attraverso il programma Gol, prevede quindi un’integrazione salariale per i lavoratori che percepiscono un ammortizzatore sociale, purché quest’ultimi accedano a percorsi di riqualificazione professionale con un’indennità di partecipazione fino a 600 ore per il primo ciclo.
«L’80% delle aziende artigiane orafe del distretto di Valenza (Alessandria) lavora in conto terzi, ma la sofferenza colpisce in modo particolare quelle realtà che operano in mono-committenza. Si tratta di aziende altamente specializzate, certificate, con personale qualificato e capacità produttive in grado di soddisfare le esigenze dei grandi brand – sottolinea Mauro Ordazzo, presidente di Cna Alessandria – Tuttavia, proprio questa dipendenza da un unico committente le espone a una fragilità estrema: senza ordini, non c’è lavoro, e senza lavoro il rischio di chiusura diventa reale».
La richiesta di Cna Piemonte a Regione e Governo
Per questo Cna Piemonte ha chiesto, a Governo e Regione, di non lasciare sole le aziende di Valenza in questo momento drammatico e vorrebbe incentivi fiscali e sostegni finanziari per alleggerire la pressione sui bilanci aziendali; semplificazione burocratica per favorire l’accesso a fondi e risorse; investimenti nella formazione per aggiornare le competenze artigiane e rispondere alle nuove sfide del mercato. Secondo la Cna locale, a fine 2024, sono 2.357 i lavoratori in cassa integrazione alle dipendenze delle aziende contoterziste, per lo più di piccole dimensioni (meno di dieci addetti che rappresentano circa l’80% del totale imprese) e una quindicina di media grandezza (da 15 a 49 addetti che sono invece il 15%).
Nel distretto sono impiegate 5789 persone in oltre 750 aziende
Secondo la Camera di Commercio provinciale gli addetti complessivi del Distretto Orafo di Valenza sono 5.789 suddivisi tre le oltre 750 aziende del territorio. Nei primi 6 mesi del 2024 l’export dell’intero distretto è cresciuto dell’1,1%, attestandosi sui 998 milioni di euro, 11 in più dello stesso periodo dell’anno precedente. Nel 2023 Valenza ha realizzato esportazioni per circa 1,9 miliardi di euro, assorbite nell’80% da 7 mercati. Al primo posto c’è l’Irlanda con il 34%, seguita da Francia (15%), Stati Uniti (10%), Svizzera (9%), Hong Kong (8%), Corea del Sud (2%) e Cina (2%). Sempre a Valenza c’è una concentrazione di grandi marchi del lusso che hanno trovato il loro ambiente ideale per produrre e svilupparsi, come Damiani, presente sul territorio dal lontano 1927, Bulgari che a Valenza ha realizzato lo stabilimento produttivo più grande di Europa (e che proprio quest’anno dovrebbe arrivare a occupare 1400 persone), Cartier, Lvmh e Pomellato.
La crisi ha cause diversificate
Le cause della crisi delle Pmi del distretto orafo alessandrino sembrano diverse: si va dall’aumento dei costi alle difficoltà dell’accesso al credito, dalla frenata del mercato cinese al conflitto Russia-Ucraina ma il vero nodo sembra essere un radicale cambiamento degli scenari produttivi, dove i grandi marchi crescono e i piccoli soffrono.
« Siamo di fronte apparentemente a un paradosso – spiega spiega il segretario provinciale della Cisl, Marco Ciani – perché assistiamo da un lato a una espansione dei grandi player del settore e dall’altra alle difficoltà dei piccoli produttori che mettono in cassa integrazione i propri dipendenti. I piccoli artigiani per sopravvivere debbono unirsi in rete e collaborare».